Salve a tutti e grazie per aver aperto questo articolo; oggi voglio parlarvi di La scomparsa di Stephanie Mailer, un libro del 2018 dello scrittore svizzero Joël Dicker, già noto per il romanzo La verità sul caso Harry Quebert.
Titolo: La scomparsa di Stephanie Mailer
Anno: 2018
Casa editrice: La nave di Teseo
Genere: giallo
Traduttore: V. Vega
Lunghezza: 640
Punto di vista: Vario
Valutazione: ★★★ e 1/2
Joël Dicker
Nato a Ginevra nel giugno del 1985, Dicker si laurea in legge alla facoltà di Ginevra. Il suo primo romanzo Gli ultimi giorni dei nostri padri, scritto nel 2009 e pubblicato infine nel 2001, vince il Prix Genevois des Ecrivains, un premio per opere inedite assegnato ogni quattro anni. Il suo successo come autore viene segnato definitivamente dal giallo La verità sul caso Harry Quebert, uscito nel 2012 e tradotto in ben 33 lingue. Da quest’opera viene tratta un’omonima serie tv con protagonista Patrick Dempsey (qui il trailer). Nel 2015 Dicker ne scrive uno spin-off dal titolo Il libro dei Baltimore. Nel 2018 viene infine pubblicato La scomparsa di Stephanie Mailer.
Trama
30 luglio 1994. La cittadina di Orphea, stato di New York, si prepara a inaugurare la prima edizione del locale festival teatrale, quando un terribile omicidio sconvolge l’intera comunità: il sindaco viene ucciso in casa insieme a sua moglie e suo figlio. Nei pressi viene ritrovato anche il cadavere di una ragazza, Meghan, uscita di casa per fare jogging. Il caso viene affidato e risolto da due giovani, promettenti, ambiziosi agenti, giunti per primi sulla scena del crimine: Jesse Rosenberg e Derek Scott. 23 giugno 2014.
Jesse Rosenberg, ora capitano di polizia, a una settimana dalla pensione viene avvicinato da una giornalista, Stephanie Mailer, la quale gli annuncia che il caso del 1994 non è stato risolto, che la persona a suo tempo incriminata è innocente. Ma la donna non ha il tempo per fornire le prove, perché pochi giorni dopo viene denunciata la sua scomparsa. Che cosa è successo a Stephanie Mailer? Che cosa aveva scoperto? Se Jesse e Derek si sono sbagliati sul colpevole vent’anni prima, chi è l’autore di quegli omicidi? E cosa è davvero successo la sera del 30 luglio 1994 a Orphea? Derek, Jesse e una nuova collega, la vicecomandante Anna Kanner, dovranno riaprire l’indagine, immergersi nei fantasmi di Orphea. E anche nei propri.
Commento
Dicker ha la capacità di tenermi bloccata per mesi su un suo libro oppure di farmi leggere settecento pagine tutte insieme, senza nessuna via di mezzo. Ho dovuto ricominciare La verità sul caso Harry Quebert tre volte prima di riuscire a farmelo piacere, per poi ritrovarmi alle quattro di notte con il naso ancora incollato tra le pagine. Con La scomparsa di Stephanie Mailer non è stato diverso. Approfittando di un raffreddore che mi ha costretta a letto ho finito col divorare l’intero romanzo in due giorni e mezzo! Penso che ciò sia dovuto proprio allo stile particolare che l’autore ha, quel modo di esprimersi così prolisso che o si ama o si odia -io, che tendo a scrivere un po’ come fa lui, mi ci trovo benissimo. Questo perché, se si supera l’idea della lunghezza del libro, il linguaggio usato è talmente semplice che è un libro davvero alla portata di tutti.
Personaggi e finale
La trama funziona, i personaggi principali anche e l’idea del quadruplice omicidio mai risolto, se scritta bene, poteva a suo modo risultare nuova. Il problema è che l’autore mette troppa carne al fuoco: i protagonisti attorno ai quali gira la vicenda diventano troppi (il critico di New York, il direttore del giornale locale, il sindaco, la moglie del sindaco, il padre stacanovista e la figlia tossicodipendente…) e questo fa sì che ciascuno di loro finisca con il risultare superficiale e poco credibile.
La vicenda è ben articolata, i colpi di scena sono inseriti al momento giusto, ma… è come se al romanzo mancasse qualcosa. Questo qualcosa sta secondo me nel fatto che la soluzione è troppo semplicistica: l’assassino si intuisce facilmente almeno cento pagine prima della fine del libro; nonostante ciò però, al suo personaggio e ai motivi che lo hanno portato a compiere i tanti, macabri delitti del libro, viene dedicato pochissimo tempo. Come se l’autore, dopo essersi dilungato per seicento pagine, si sia reso conto che era arrivato il momento di tagliare qualcosa e abbia deciso di farlo con il finale. Una scelta assurda che non condivido per nulla, specialmente se messa in relazione con il numero di pagine che sono state dedicate allo spettacolo teatrale, un delirio senza né capo né coda che ci siamo trascinati praticamente per metà libro.
Conclusione
Insomma, se cercate un libro avvincente, ma non eccessivamente realistico, questo è proprio ciò che fa per voi. Una volta cominciato è difficile riuscire a staccarsene
: il mistero è ben costruito e i colpi di scena sono presenti fin proprio alla fine, anche se, come dicevo sopra, personalmente avevo capito chi avesse commesso il delitto pur non avendo capito perché.
Se non avete ancora letto La verità sul caso Harry Quebert io vi consiglio assolutamente di cominciare da quel piccolo gioiellino, ma anche questo è assolutamente godibile se non ci si crea aspettative troppo alte.
E voi? Avete letto il libro? Se sì, che ne avete pensato?
Grazie sempre per aver letto fino a qui!
Dal paese delle meraviglie,
Alice