Carmilla è un racconto dalle atmosfere orrorifiche del 1862 di Joseph Sheridan Le Fanu, uno dei lavori più noti dello scrittore irlandese. Contenuto inizialmente nella raccolta di racconti In uno specchio oscuro del 1872, Carmilla si presta a numerose interpretazioni. Anche a quella che la vede come un simbolo di donna estremamente disinibita e libera, totalmente fuori dalla morale vittoriana. E, per questo, da reprimere.

Titolo: Carmilla
Anno
: 1862
Casa editrice
: Marsilio
Genere
: Racconto horror
Traduttore
: Sandro Melani
Lunghezza:
216 pagine
Punto di vista
: Interno
Valutazione
: ★ ★ ★ ★

Credo che nella vita di tutti ci siano dei momenti di particolare intensità durante i quali le passioni vengono scatenate con forza e violenza, e altri momenti che si ricordano con meno precisione.

Joseph Sheridan Le Fanu

Joseph Sheridan Le Fanu (1814-1873) nasce a Dublino, dove frequenta il Trinity College, laureandosi in Giurisprudenza.

La produzione di Le Fanu è vastissima e appartiene perlopiù alla narrativa fantastica, prediligendo quindi una narrazione del sovrannaturale. In particolare, le sue opere si rifanno a tre sotto filoni narrativi: al genere degli “investigatori dell’occulto” di cui lui è ritenuto l’iniziatore, a quello folkloristico ispirato in particolar modo alle leggende della sua terra natia, l’Irlanda e, con Carmilla, alla lunga tradizione del mito del vampiro.

Trama

Carmilla è il racconto di Laura e del suo incontro fortuito con una dama e sua figlia, la bellissima ed instabile Carmilla, a seguito di un incidente in carrozza che avviene proprio davanti al castello in cui Laura vive con suo padre. Per una serie di avvenimenti, Carmilla si trova ospite in questo castello e instaura una relazione con Laura dalle chiare tinte saffiche. Laura è sopraffatta dai sentimenti contrastanti che prova per Carmilla e da una strana malattia che la lascia sempre più indebolita e malinconica.

E così, in un crescendo di ansie e inquietudini, sogni irrazionali e visioni nel cuore della notte, scopre una tremenda verità su Carmilla. Ella altri non è che la contessa Mircalla Karnstein, deceduta almeno due secoli fa ma ritornata alla vita da vampira. Con la chiara consapevolezza di chi sia Carmilla e di cosa abbia fatto in duecento anni per mantenersi in vita, Laura, con la sua cerchia, fa una scelta sofferta, tentando disperatamente di tornare alla sua tranquilla vita.

Ma l’entità di quell’incontro l’ha ormai cambiata per sempre.

L’archetipo del vampiro

Attraverso Carmilla, Le Fanu ripropone il mito folkloristico, comune a molte culture e dalle origini antichissime, del vampiro, una creatura immortale e demoniaca che si nutre di sangue umano. Tracce di questa figura si trovano nelle letterature di numerosi popoli. Ma a riportare questa figura nella scena della letteratura dell’Ottocento e, soprattutto, a darle i connotati caratteristici con il quale oggi la conosciamo era stato Polidori, con il racconto breve Il vampiro. Sarà Bram Stoker a rendere immortale questa figura nell’immaginario collettivo con il suo Dracula, aiutato certamente dalla trasposizione cinematografica di Murnau, Nosferatu. Ed è al sanguinario conte Dracula che ci rifacciamo quando pensiamo alla figura del vampiro. Stoker ha tratteggiato in maniera inconfondibile e indimenticabile il suo personaggio, tanto da renderlo quasi antonomasia del vampiro stesso.

Eppure, è strano scoprire che lo scrittore irlandese si rifece dichiaratamente al conterraneo Le Fanu per scrivere il suo romanzo. E tanti sono i punti in comune con le due storie che Stoker deciderà di far passare del tempo prima di pubblicare il suo libro, per paura di un’accusa di plagio. C’è da dire che il personaggio di Carmilla stessa trae una certa ispirazione dalla Christabel di Coleridge, una ballata incompiuta. Ovviamente, non si tratta di reale plagio. Le ispirazioni tra le tre storie sono molto evidenti, ma ognuna prende una strada a sé e tratteggia personaggi e tematiche in modo nettamente differente.

Sicuramente, Carmilla ha contribuito con Dracula e Il vampiro a dare nuova forma alla figura del vampiro e a staccarlo dall’ immaginario folkloristico. Il vampiro, a partire dal racconto di Polidori, diventa una figura sempre più umana e sempre meno vicina ad un semplice cadavere vivente. Alla fine di questo processo, il personaggio del vampiro si stabilizza in due archetipi: quello del crudele vampiro aristocratico, e quello della donna fatale.

Alla luce del sole non perdeva nulla della propria avvenenza; era senza dubbio la creatura più bella che avessi mai visto e la spiacevole somiglianza con il viso del mio sogno aveva perso l’effetto della prima, inaspettata scoperta.

Il vampiro come specchio delle paure dell’epoca

È fondamentale ricordare poi quanto la letteratura sia il dipinto di un’epoca, delle sue paure e delle sue idee. Idee e valori a volte così intrinsecamente radicati nella società da dover essere difesi ad ogni costo, perché in realtà estremamente fragili, ma fondamentali affinché quel sistema perduri esattamente come è. È nel contesto del romanticismo ottocentesco e dell’epoca vittoriana che si sviluppa l’archetipo del vampiro, che nella sua figura confonde paure e attrazione.

Attrazione, perché il vampiro è esteticamente affascinante, seppur mortifero e languido. Paura, per la stessa attrazione che provoca, un peccato quasi mortale in un’epoca così sessualmente rigida. Inoltre, Dracula e Carmilla hanno in comune il loro essere stranieri, ed il loro rappresentare dunque una minaccia, la deviazione di altri popoli da cui tenersi alla larga. Ed in questa ottica, si incanala anche una sorta di propaganda patriottica.

Ed è qui che si giunge a Carmilla. Straniera, donna, vampira e lesbica. Tutto ciò, in una società rigidamente patriarcale.

Il tema del doppio: Carmilla come Doppelgänger di Laura 

Carmilla è il doppio di Laura, nonostante le due non siano perfettamente identiche e nonostante questa relazione non sia esplicitata. Laura e Carmilla sono, infatti, anzitutto diverse nell’aspetto. Se Laura incarna il vittoriano cliché iconografico della fanciulla destinata a diventare il perfetto angelo del focolare, con i suoi capelli biondi e i suoi occhi chiari, Carmilla rinvia ad un altro ideale di femminilità. Anzitutto, è descritta con i capelli castano scuro come i suoi occhi, e soprattutto emana una sensualità ammaliante.

Nella società vittoriana, le donne erano ritenute prive di istinti sessuali. Nell’ideale dell’epoca, le donne si prestavano all’atto sessuale non perché provassero piacere, ma perché lo vedevano come un male necessario ai fini della procreazione. Il loro scopo ultimo, il loro unico desiderio era quello di appagare il marito e i figli. In questo contesto, una donna che rivendicava la sua libertà sessuale era vista come una ninfomane, una deviata da rinchiudere in manicomio.

Incontrando Carmilla, Laura conosce un altro lato di se stessa. La loro relazione si può descrivere nei termini freudiani di es (represso) rappresentato da Carmilla, ed io, rappresentato da Laura, che non accetta di riconoscere l’es e di conseguenza la forza e la potenza dei sentimenti contrastanti che Laura prova per Carmilla. La loro passione è totalizzante, sempre in cerca di un appagamento, con un’intensità tale che va ben oltre anche la morte. In questo rivediamo un gusto decadente nella narrazione della loro passione, e dei richiami piuttosto espliciti ai concetti di eros e thanatos. Il vampiro è da sempre simbolo di lussuria, che raggiunge l’apice nell’atto del vampirizzare la vittima. Con il gesto della suzione c’è sì un rimando fortemente erotico, ma anche un ovvio richiamo al cannibalismo e alla morte.

Carmilla è la parte oscura di sé stessa che Laura reprime, perché simbolo di tutto quello che non è ammesso in una società così rigida e perbenista.

Due volti, dunque, della femminilità, che si incontrano, si sdoppiano e si ricongiungono. Ma che restano complementari l’uno all’altro.

Ma morire come possono morire gli amanti…morire assieme, per poter vivere assieme.

Un amore che sfida le regole del patriarcato e dell’impero britannico

Il loro rapporto sfida ogni regola del patriarcato, perché è un amore che si fonda unicamente sul piacere, un rapporto inoltre improduttivo sul piano della procreazione. Carmilla, poi, è doppiamente sterile, in quanto donna e in quanto vampira. Il suo personaggio nasce in un’epoca, seppur chiusa e rigida, di grandi cambiamenti. Gli anni in cui scrive Le Fanu sono gli anni della prima ondata femminista, quella delle suffragette, che sfidano la società patriarcale e richiedono a gran voce diritti, in quanto persone.

Carmilla è inoltre anche straniera. Il romanzo è infatti ambientato in Stiria, la sua terra natia, ma Laura e suo padre sono inglesi. Carmilla è dunque una minaccia alla società e lo è in due modi. In quanto donna eversiva, che sfida e rischia di scardinare l’ordine sociale, perché non si presta a quello che sarebbe il suo ruolo da donna nella società dell’epoca. E lo è in quanto minaccia straniera, donna degenerata che porta sulla cattiva strada una retta fanciulla inglese.

Carmilla incarna, da donna libera, lesbica e straniera, la paura di una società che sui concetti di superiorità razziale e supremazia maschile aveva fondato un impero.

Ed è per questo motivo che lei, una donna che sfida apertamente la società costituita, deve scontare la sua pena. Nell’atto dell’esecuzione finale, affidato ad un uomo di mezz’età (che, volendo, sta ad incarnare la società patriarcale tutta), Carmilla espia la sua colpa di non essersi prestata al ruolo che la società aveva scelto per lei.

Conclusioni

Carmilla è un personaggio che aprirà la pista a molte altre eroine eversive. È uno dei primi personaggi a sfidare in maniera totale ed esplicita la società costituita, a non tenere fede agli obblighi imposti. Rivendica invece la sua libertà sessuale e lo fa con un amore saffico, non ponendo l’uomo al centro del suo mondo. Carmilla, sebbene non sia la protagonista della vicenda, ruba completamente l’attenzione da Laura, che nei suoi confronti nutre sentimenti contrastanti, è affascinata e turbata dallo strano rapporto che ha con quella che è, a tutti gli effetti, l’altra parte di sé.

Quella parte che decide, alla fine, di giustiziare, di non lasciar più emergere.

Ma per quanto Laura la reprima, quell’incontro l’ha ormai cambiata per sempre. Infatti, lei narra la storia diversi anni dopo lo svolgimento dei fatti, e ammette esplicitamente che nonostante tutto, l’immagine e il ricordo di Carmilla sopravvivono forti nella sua mente. Verso di lei, Laura non prova né ansia né paura che posso tornare, ma piuttosto una dolente nostalgia. Ha assaporato passioni totalizzanti, non potrà mai più rientrare nella sua bolla ovattata di calma e tranquillità.

Trascorse molto tempo prima che io riuscissi a liberarmi dell’orrore che questa vicenda aveva portato nella mia esistenza, e tuttavia, anche ora, l’immagine di Carmilla ritorna alla mia memoria con ambigua alternanza; a volte è una gioiosa, languida, bellissima ragazza; altre volte è il terribile demonio che ho visto nella cappella in rovina. E spesso mi sono destata da questi ricordi, immaginando di sentire il passo leggero di Carmilla davanti alla porta del salotto.

Non sappiamo quale fosse l’intento di Le Fanu, se di denunciare la società patriarcale o se invece scrivere un racconto che facesse comprendere alle donne cosa potesse accadere loro se non avessero adempito ai loro doveri. Resta il fatto che non solo Le Fanu ha contribuito alla costruzione dell’archetipo del vampiro, ma soprattutto ci ha consegnato uno dei personaggi femminili più interessanti ed eversivi del panorama letterario. Mi piace pensare che il suo intento fosse quello di denuncia di una società che incasellava le donne in rigidi ruoli. Perché nonostante tutto, Carmilla, per Laura, resterà un ricordo incancellabile.

 L’amore vuole i suoi sacrifici. Non c’è sacrificio senza sangue.

A presto,

Michela

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Vi lascio la mia ultima recensione su Dovremmo essere tutti femministi e su Fosca, un altro romanzo dalle tinte gotiche e vampiresche.

Written by

Michela

Michela, 20+4, femminista, procrastinatrice seriale, a metà tra Verona e il mare del Molise. Leggo, scrivo, mi lascio stupire dal mondo e cerco di non arrabbiarmi troppo per i ritardi dei treni.