Oggi volevo uscire un po’ dalla mia zona di comfort e, perché no, tirarmi addosso magari le ire di qualcuno anche se preferirei delle critiche. Parlerò di quello che comunemente viene detto buon gusto e di quello che viene chiamato politicamente corretto e cercherò di portare argomentazioni che esprimano il mio pensiero ossia che queste due cose, se esagerate, sono la morte dell’arte.
Non mi riferisco soltanto al cinema ma anche alla letteratura, alla pittura, alla scultura. Provate a immaginarvi come sarebbero le meravigliose immagini che decorano la Cappella Sistina se non mostrassero le nudità. Come, come? E’ già successo? Ebbene sì, a tale Daniele da Volterra venne commissionato nel 1565 di coprire le i genitali di una parte dell’affresco noto come Il Giudizio Universale dipinto da Michelangelo Buonarroti. Questo ovviamente è solo un esempio ma cerchiamo di andare più a fondo. Perché è importante che il buon gusto non prenda il sopravvento?
Chi lo determina?
Chi determina cosa è di buon gusto e cosa no? La società contemporanea è senza dubbio più permissiva e liberista in questo senso (almeno se guardiamo alcuni Paesi europei), pensiamo alla satira politica che si esprime anche in maniera molto forte oppure pensiamo ad alcuni giornali satirici come il tristemente noto Charlie Ebdo, pensiamo a internet e ai Social ma anche a film, romanzi. Sarebbero da vietare? Io penso proprio di no, sta alla scelta del singolo individuo accogliere o ripudiare determinati prodotti. Questo ovviamente per quanto riguarda un ambito artistico, intrattenitivo. Per l’informazione non funziona così ma magari ne parleremo in un altro articolo.
Fatto sta che la censura è sempre un male in quanto è qualcosa di imposto arbitrariamente e a un ben preciso scopo di controllo delle masse.
La società si evolve grazie anche a chi va contro il buon gusto e il politicamente corretto. Si evolve grazie a chi è artista sul serio e non teme di poter dare fastidio a qualcuno.
Non essere gradevole è un’arte
Pensate al capolavoro di Francisco Goya Saturno che divora i suoi figli, non si può dire che sia un dipinto che è di gradevole visione. Può essere affascinante ma è oscuro, macabro e violento. Se dovessi fare un dipinto con il solo scopo di assecondare il buon gusto e la morale comune non farei di certo una cosa del genere. Per questo un artista non deve assolutamente lasciarsi influenzare dalla morale, dal buon gusto, dal politicamente corretto. L’arte deve essere libera oppure muore. Nemmeno le imposizioni produttive per quanto riguarda un film o una serie TV (di cui solo poche sono veramente opere artistiche, considerato il mezzo prettamente commerciale per il quale sono concepite) è, a mio avviso, accettabile. Le opere sgradevoli sono quelle che mandano il messaggio più forte e diretto, sono quelle che rimangono in testa e spingono chi ne fruisce a riflettere o anche semplicemente provocano emozioni diverse che spingono ad interrogarsi su sé stessi.
L’Artista
L’artista non dovrebbe però preoccuparsi del risultato finale se non in quanto tale, in quanto espressione di sé. Per questo alcuni prodotti non sono efficaci (mi viene in mente la maggior parte dei film di Christopher Nolan, per esempio), un artista che guarda troppo ad accontentare il pubblico non riuscirà mai ad essere totalmente libero e di conseguenza la sua produzione non sarà mai totalmente rivoluzionaria.
Good taste is the death of art
Truman Capote, con questa frase, riassume perfettamente il mio pensiero. Ben vengano i film rivoltanti se lo sono per un motivo, ben vengano i quadri spiazzanti se provocano in me qualcosa, ben venga chi esce dagli schemi. E’ forse per questo che non sopporto la maggior parte delle commedie sentimentali con protagonisti adolescenti, gli stereotipi di un determinato tipo di cinema, di una determinata musica, di un’arte che non è arte perché è soltanto vendita.
E se l’arte morisse?
Ora mi è venuto da pensare a questa cosa. In Farenheit 451, romanzo di fantascienza di Ray Bradbury, la lettura è proibita in favore di un capitalismo sfrenato fatto di pubblicità, programmi spazzatura e simili. Se non siamo in grado di coltivare l’arte al di là di ciò che ci viene mostrato, pubblicizzato, spammato saremo in grado di accogliere un giorno qualcosa di stimolante e diverso da ciò che vogliamo sentirci dire e da ciò che vogliamo vedere? Non rischiamo di trasformarci in nella società distopica del libro di Bradbury?
Con queste domande vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo
Lorenzo