Caro teatro,
il quindici giugno ripartirai, o almeno così sembra. Sarai un po’ ammaccato, poche persone avranno il privilegio di ritornare su quelle poltrone, si parla di 200 in ambiente chiuso, quasi infattibile nella stragrande maggioranza dei casi. Ma ripartirai, e questa è la cosa importante. Ho letto più di qualcuno scrivere che il teatro morirà quando morirà l’uomo ed è vero, tu ci sei ancora, sei presente, per fortuna! Sono una semplice spettatrice ma in questi mesi mi sei mancato quasi come l’aria, mi è mancata quella magia unica che c’è quando si entra nella tua sala, mi è mancato il battito che regolarmente mi salta quando si apre il sipario, come se dietro ci fossi io a dover entrare in scena. Ti ho conosciuto tardi, avevo 17-18 anni quando hai preteso di entrare prepotentemente nella mia vita. Sin da quando ero piccola venivo puntualmente ad ascoltare il concerto di Natale in una delle tue sale presenti nella mia città ma solo con “Ragazzi di vita” -visto quando di anni ne avevo 20 ed ero stufa di rimandare il mio primo vero appuntamento con te- sono letteralmente caduta nella tua tela. Forse è stato amore a prima vista molto tempo prima, ma si è concretizzato con quello spettacolo. Quest’anno avevo deciso che avrei scoperto di più su di te, avevo deciso di frequentarti con più assiduità e poi è arrivato il Covid. A me è saltato un solo spettacolo, ma non sono io la destinataria della lettera, sei tu, caro teatro. Il Covid ti ha fatto chiudere, ci ha fatto chiudere, ti ha costretto al mutismo ma tu non sei muto, sei vita e contatto, anima e corpo, compenetrazione di volto e voce. E allora, ora provi a rialzarti, con fatica, con la certezza che nulla sarà più come prima ma con il desiderio di attirare a te ancora più persone perché sei vita in movimento oltre che luogo assolutamente indispensabile nella formazione di grandi e piccini. Ti auguro di tornare alla carica, come un toro che punta la stoffa rossa del torero. Ti auguro di giungere ad una svolta epocale, di fare perno su questi mesi di pausa per rilanciarti anche se la situazione è difficile. Io continuerò ad esserci sicuramente almeno come spettatrice, continuerò a diffondere le tue bellezze e a parlare di te un po’ con tutti, anche con quelli che storcono il naso. Tu, caro teatro, meriti una vita più lucente in un mondo che brilla in grande parte grazie agli schermi, tu che di schermi non ne hai, meriti di brillare, di illuminare tutti, di investire l’umanità intera con la tua luce. Ho un unico augurio ancora da farti, l’unico possibile quando si parla di te, perciò, caro teatro, Merda, Merda, Merda! E ci rivedremo prestissimo, ne sono certa!
Ilaria 🎭
P.S.: L’idea della lettera mi è nata leggendo un po’ di pareri in rete e un po’di programmi per la ripartenza e spero l’abbiate gradita. Il teatro nella foto di copertina dell’articolo è il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, quello della mia città, ma la lettera è rivolta al teatro in generale. Voi cosa ne pensate della riapertura? Fatemelo sapere nei commenti!