“… Guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia? Come prendiamo il treno per andare a Tarascona o a Rouen, così prendiamo la morte per raggiungere le stelle. …”
Nessuno sa dove Vincent van Gogh abbia trovato, la sera del 27 luglio 1890, la pistola con la quale tentò di togliersi la vita. Quella domenica, dopo essere uscito come al solito per dipingere nelle campagne della “caratteristica e pittoresca” Auvers-sur-Oise, gravemente ferito salì le scale della pensione di Ravoux in cui alloggiava e si rifugiò subito nella sua camera. Sebbene fosse ormai in fin di vita, anche dopo i soccorsi del dottore e amico Gachet insieme al medico locale, Vincent che detestava l’idea di allarmare la famiglia, rifiutò di rivelare l’indirizzo dell’amato fratello Theo, accorso solo la mattina dopo. Nonostante tutto riuscirono a trascorrere l’intero 28 luglio insieme, uno sdraiato pacificamente a letto a fumare la pipa, per niente pentito del gesto compiuto, e l’altro costantemente al suo fianco. “Vorrei che fosse la fine”, sembra siano state le ultime parole dell’artista, mentre Theo, affranto, scriverà lapidario alla madre: “Era veramente mio fratello”. E’ in queste parole di disperazione che probabilmente viene racchiuso tutto il senso del fortissimo legame tra i due: non c’è stata anima sulla terra più vicina a Vincent, nello spirito e nell’incondizionato amore, di quella di Theo e mai rapporto fu più intimo, rispettoso e simbiotico. Theo è stato più di un semplice fratello, di un appoggio finanziario e morale: è stato l’unica persona alla quale potersi aggrappare, con cui condividere la nostalgia dell’innocenza degli inizi e la coscienza dell’impossibilità negli anni, i tormenti e le piccole vittorie.
Questo rapporto forte che c’è stato tra i due fratelli, è documentato da una serie di lettere, 668 per l’esattezza, scritte da Vincent al fratello Theo nel corso della loro vita.
Io voglio riportare qui alcuni frammenti delle ultime lettere scritte, selezionando le mie preferite, ordinandole cronologicamente.
Settembre 1888:
Tu sei buono verso i pittori e, sappilo bene, più ci rifletto, più sento che non vi è nulla di più realmente artistico dell’amare il prossimo. Tu mi dirai allora che sarebbe bene fare a meno dell’arte e degli artisti. In principio è vero; ma, dopo tutto, i greci, i francesi e i vecchi olandesi hanno accettato l’arte, noi la vediamo sempre risuscitare dopo le decadenze fatali, e non credo che si sarebbe più virtuosi per il solo motivo di avere in orrore e gli artisti e la loro arte. Per il momento non trovo ancora i miei quadri abbastanza buoni, in rapporto ai vantaggi che ho avuto da tè. Ma quando saranno abbastanza buoni, ti assicuro che tu li avrai creati quanto me: il fatto è che noi li fabbrichiamo in due.
1 Aprile 1889:
In questi giorni, trasferendo i miei mobili, imballando le tele che spedirò, ero triste. Ma mi sembrava soprattutto triste il fatto che tutto questo mi fosse stato donato dalla tua amicizia fraterna e che tutti questi anni solo grazie a questa tua amicizia io abbia potuto sostenermi: mi è difficile esprimerti quello che sentivo. La bontà che tu hai avuto per me non è perduta, poiché tu l’hai avuta, questa resta, anche se i risultati materiali fossero nulli, questa resta anche a maggior ragione…
Tutte le tue bontà verso di me oggi le ho trovate più grandi che mai. Non posso dire come le sento, ma ti assicuro che questa bontà ha diffuso un alone buono e se non vedi i risultati, mio caro fratello, non ti dispiacere, la tua bontà resterà in me.
30 Aprile 1889:
Sono “preso dal male” nella vita; il mio stato mentale è ed è stato troppo “astratto”, tanto che qualunque cosa si faccia per me io non posso ridare equilibrio alla mia vita. Mi sento tranquillo là dove posso seguire una regola, come qui all’ospedale.
Luglio 1889:
Questa nuova crisi, fratello mio caro, mi ha colto nei campi e mentre stavo dipingendo durante una giornata di vento. Ti manderò la tela che ho terminato ugualmente. Era appunto un tentativo più sobrio, di un colore opaco senza apparenza, verdi spezzati, rossi e gialli ferruginosi d’ocra, così come ti dicevo che a volte provavo il desiderio di ricominciare con una tavolozza come nel Nord.
Settembre 1889:
Sto lottando con un quadro cominciato alcuni giorni prima della mia ricaduta, un falciatore, lo studio è giallo, terribilmente impastato, ma lo spunto era bello e semplice. E allora ho visto in questo falciatore – vaga figura che lotta contro il demonio sotto il sole per venire a capo del suo lavoro –, ci ho visto l’immagine della morte, nel senso che l’umanità sarebbe il grano che si falcia. È quindi – volendo – l’antitesi di quel seminatore che avevo dipinto. Ma in questa morte nulla di triste, tutto succede in piena luce con un sole che inonda tutto in una luce di oro fino.
Luglio 1890:
Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello quasi mi casca dalla mano; e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancora dipinto… tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare di esprimere la tristezza, l’estrema solitudine.
29 Luglio 1890:
Per il mio lavoro, io rischio la vita, e la mia ragione vi è quasi naufragata…
Inutile dire che il tono triste e depresso e il tormento esistenziale che circondano la vita di Van Gogh risultano in queste lettere scritte negli ultimi anni di vita del pittore. Il suo tormento interiore, il suo amore per la pittura e il rapporto con il fratello, gli hanno condizionato la vita, lo hanno portato a creare capolavori, che se analizzati attentamente, da un occhio non critico, possono comunque mostare quanta sofferenza e passione il pittore abbia messo in ogni sua opera.
Vincent morì quello stesso 29 Luglio 1890, causa un soffocamento dovuto alle complicazioni del suo stato di salute in seguito al suo tentato suicidio.
Se pensate non ci sia nulla di bello al mondo, se siete tristi, spaventati o soli, vi auguro con tutto il cuore di trovare il vostro Theo, col quale condividere ciò che vi turba o spaventa di più.
Per gli appassionati come me di Van Gogh che hanno voglia di commuoversi un pò, consiglio di guardare l’episodio 5×10 “Vincent and the Doctor” della serie tv Doctor Who (BBC).
Con amore,
-Aurora
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