“Tutti gli americani di una certa età dicono di ricordarsi dov’erano e cosa facevano quando Kennedy è stato assassinato a Dallas.”

Siamo nel 2011 quando lo scrittore americano Stephen King pubblica il romanzo di fantascienza “22.11.63“. Il libro rappresenta una svolta nella produzione letteraria di King: considerato più che un romanzo di fantascienza, un romanzo storico per l’ambientazione nel passato, la cura dei dettagli, le informazioni che fornisce sulla vita quotidiana, la mentalità dell’epoca, la tecnologia. Ha ricevuto grandi apprezzamenti dai maggiori quotidiani americani.

Buona parte del libro è dedicata a narrare il modo di vita nella provincia americana negli anni a cavallo tra cinquanta e sessanta del XX secolo.

Trama

Il protagonista è Jake Epping, professore di inglese residente in una cittadina del Maine. Un giorno, mentre è a scuola, viene chiamato urgentemente da Al Templeton, gestore di una tavola calda da lui spesso frequentata. Al gli rivela di essere malato terminale di cancro e gli rivela che nel retro del locale c’è un varco temporale che porta esattamente alle 11:58 del 9 settembre del 1958. Al spiega anche che si è recato spesso nel passato per acquistare la carne che usa nel locale, e che al ritorno nel presente, sono trascorsi ogni volta solo due minuti. Inoltre qualsiasi ritorno nel passato annulla le ripercussioni sul presente del precedente viaggio temporale. Jake così viaggia una prima volta nel passato e ha la possibilità di passare qualche ora nel Maine degli anni cinquanta. Tornato nel presente, Al spiega a Jake il suo piano di tornare indietro nel tempo e impedire l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy impedendo così (secondo Al) tutte le conseguenze derivate da quell’omicidio: la guerra del Vietnam, la morte di Robert Knnedy e Martin Luther King e le rivolte razziali dei neri. Si tratta di un’impresa difficile perché, come gli dimostra Al, il passato è restio a farsi cambiare e cerca in tutti i modi di impedire qualsiasi modifica. A questo punto, Jake decide di ritornare nel passato e di salvare Kennedy. Tra la storia d’amore con la bella Sadie e altre difficoltà, il protagonista dovrà compiere un’impresa impossibile. Ce la farà?

Nel 2016 l’emittente televisiva Hulu produce la miniserie omonima, con J.J Abrams, Stephen King, Bridget Carpenter e Bryan Burk nei panni di produttori esecutivi. Il ruolo di protagonista è affidato a James Franco.

Ci sono alcune differenze tra il romanzo e la serie tv: ad esempio, quando per la prima volta il protagonista viaggia nel tempo, nella serie si trova catapultato nel 1960, mentre nel libro nel 1958 e nella serie Tv i cambiamenti al passato di Jake non provocano scosse e catastrofi naturali come nel libro.

La serie presenta inoltre numerosi riferimenti e citazioni ad altri show e film:

Nella prima puntata (e per tutta la stagione) Jake avrà con sé un taccuino che riporta tutte le scommesse sportive degli anni in cui è ambientata la serie. È una chiara citazione dal secondo film della trilogia di Ritorno al futuro. Altro riferimento allo stesso film lo si può trovare, sempre nella prima puntata, quando Jake si reca nel 1960. Il portale infatti conduce al 21 ottobre, stesso giorno in cui Marty McFly viaggia nel 2015; Nella puntata 1×04 quando Sadie suona al piano, Jake canticchia alcuni versi di I saw here standing there e fa cenno ai membri dei Beatles. La scena si svolge nel marzo del 1963, proprio in coincidenza dell’uscita di please please me il primo LP del gruppo inglese. Il successo americano dei Beatles, tuttavia, avverrà solo un anno dopo. Sempre nella stessa scena della puntata 1×04, Jake fa un complimento a Sadie con la frase “Smart is the new sexy”, che, ovviamente, non viene capita. La frase è una citazione da una battuta di Howard nell’episodio 1×12 della serie The Big Bang Theory; Nella 1×08 quando Jake e Sadie salgono le scale per arrivare al sesto piano del deposito di libri, sul muro si può notare la scritta “Redrum” citazione del film Shining.

 

L’omicidio Kennedy: quando l’America perse la sua innocenza

Dall’aeroporto di Dallas diretti al Trade Mart, il 35° Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, la First Lady Jacqueline, il Governatore del Texas, John Connaly e sua moglie Nellie, il 22 novembre del 1963, avanzavano a bordo della limousine presidenziale, una Lincoln Continental del ’61, lungo il Dealey Plaza, tra sorrisi d’ordinanza e immancabili bandierine a stelle e strisce, fino a quando – stando alle conclusioni della dibattuta Commissione Warren – tre colpi di fucile, un Carcano Mod. 91, sparati dal sesto piano del Texas School Book Depository dall’ex Marines naturalizzato sovietico, Lee Harvey Oswald, uccisero il brillante quanto libertino JFK segnando la definitiva perdita d’innocenza dell’America che di lì a poco avrebbe fatto i conti con l’inasprirsi della Guerra in Vietnam, della “paura rossa” e degli scontri per i diritti civili degli afroamericani. Kennedy aveva 46 anni e sul suo omicidio, nonostante il lavoro di diverse commissioni presidenziali, sussistono ancora molte ombre. Ed è forse anche per questo che molti storici considerano il 22 novembre del 1963 il giorno in cui l’America perse la sua innocenza. Ma cosa sappiamo davvero dell’omicidio Kennedy e cosa potrebbe ancora sorprenderci a mezzo secolo di distanza?

Curiosità storiche:

Oswald avrebbe sparato tre colpi in un tempo record: 6,75 secondi. Troppo rapido secondo quelli che non hanno mai creduto alla ricostruzione dell’omicidio da parte della Commissione Warren, incaricata di fare luce su quanto accadde a Dallas. Ma un documentario del canale tv CBS ha dimostrato che invece è un tempo più che ragionevole per un tiratore scelto: mettendone alla prova 11, gli esperti hanno cronometrato un tempo medio di 5,6 secondi per sparare tre colpi. Ma alcuni testimoni asseriscono di aver udito anche un quarto colpo, che sarebbe stato sparato da una collinetta adiacente. Non vi sarebbero però riscontri evidenti.
L’arma utilizzata da Oswald era il moschetto Carcano, usato per molti anni dalle nostre forze armate Conosciuto come 91/38, è un fucile a ripetizione progettato nel 1891 da Salvatore Carcano per l’esercito di Torino. L’esemplare di Oswald era stato fabbricato a Terni nel 1940.

Non solo nel 1963 non esisteva Youtube, ma neppure i suoi creatori erano nati. Dunque Abraham Zapruder, il videoamatore che riprese l’omicidio con la sua telecamera amatoriale, è un precursore a tutti gli effetti. Il video fu in seguito acquistato dalla rivista Life per 150 mila dollari. Ma venne trasmesso in tv solo 12 anni dopo l’omicidio dalla rete ABC. Poi il film è stato requisito dal governo, per diventare patrimonio di tutti gli americani, e la famiglia Zapruder ha ottenuto una compensazione di 16 milioni di dollari.

Scrive il quotidiano americano The Atlantic che dal 2000 ad oggi 5 autorevoli storici americani che insegnano all’Università hanno pubblicato libri con le ricostruzioni dell’omicidio Kennedy. Strano a dirsi, ma ben 4 di loro credono che Kennedy sia stato vittima di un complotto e che Oswald non abbia agito da solo. Gerald McKnight dell’Hood College ritiene addirittura che l’omicidio potrebbe essere avvenuto col coinvolgimento di alcuni ufficiali dell’intelligence americana. E altri due colleghi, David Kaiser del Naval War College e Michael Kurtz della Southeastern Louisiana University, concordano che a manovrare i fili di tutta la vicenda sia stata la CIA.

Sia la commissione Warren che la famiglia Kennedy optarono per il segreto di stato sui documenti riguardanti l’omicidio. Una scelta boomerang, perché non ha fatto che rafforzare le ipotesi degli scettici. In realtà nel corso degli anni sono stati desecretati più del 90% dei documenti (soprattutto in seguito al film JFK di Oliver Stone). Il restante dovrebbe esserlo nei prossimi giorni, secondo quanto dichiarato dal Presidente Donald Trump. A meno che non ci siano ripensamenti legati alla sicurezza nazionale.

In una dichiarazione giurata, Delores Nelson, chief information officer della CIA, aveva rivelato che l’Agenzia dispone di circa 1.100 documenti sull’assassinio da tenere sotto silenzio fino al 26 ottobre 2017. “Nessuno di tali documenti è stato mai visto da parte del Congresso degli Stati Uniti”, scrive Jefferson Morley, giornalista del Washingon Post ed esperto di servizi segreti.

All’indomani dell’omicidio nel 1963, il 52% degli americani credeva che Kennedy fosse vittima di una cospirazione. Nel 1976, dopo la guerra del Vietnam e il Watergate, la teoria del complotto convinceva ben l’81% degli americani. La cifra si è leggermente ridotta nel 2003, in piena era Bush, quando intervistati, 3 americani su 4 si sono detti convinti che la verità sull’omicidio Kennedy sia ben diversa dalla versione ufficiale.

La finestra del deposito di libri della Texas School di Dallas da cui Oswald sparò a Kennedy è stata prima smontata, poi messa in vendita su eBay, dove un misterioso acquirente si era offerto di acquistarla per 3 milioni di dollari (ma si è scoperto essere un bluff)

L’abito indossato da Jackie il giorno dell’omicidio fu prelevato dagli investigatori e messo al sicuro nell’archivio nazionale, dove si trova ancora oggi… senza mai essere stato lavato.

Insomma, se siete fan delle teorie complottistiche, la storia dell’omicidio Kennedy fa proprio per voi.

Ma torniamo alla nostra serie tv.

 

Lee Harvey Oswald: un personaggio che ho adorato!

La bellezza della serie sta soprattutto nel fattore costumi e trucco. Sebbene la vicenda narrata da King sia parzialmente fittizia, il personaggio che spicca di più è sicuramente quello dell’assassino, interpretato dal bravissimo Daniel Webber. L’attore ha svelato in un’intervista cosa ha fatto per prepararsi a interpretare un personaggio così importante.

Ero in Australia quando mi hanno confermato il ruolo quindi non ho potuto parlare direttamente con King. Ho letto il libro e diversi documenti e devo dire di essere rimasto colpito dal personaggio. È un uomo che vuole farsi spazio nel mondo dei grandi a qualsiasi costo, anche uccidere una persona. Mi sono chiuso in una stanza di hotel e ho provato e riprovato movenze, tono di voce e impostazione. Avevo delle registrazioni della sua voce e ognuna mi sembrava diversa dalle altre, quindi ho continuato a esercitarmi fino a quando non mi sono sentito sicuro. Quanto mi sono divertito! La cosa che mi ha colpito di più del personaggio è la sua solitudine. È una sensazione comune a molti di noi, ma ognuno la interpreta a modo suo. Lee voleva solo essere amato, nulla più.

Daniel Webber nei panni di Lee Harvey Oswald

 

Lee Harvey Oswald, fotografato nel 1963

 

Insomma, se siete fan della storia contemporanea, se amate la scrittura di King o volete solo rifarvi gli occhi con James Franco e Sarah Gadon, prendete un pò di tempo delle vostre giornate e decidete di leggere o il libro, o guardare la miniserie. Non ve ne pentirete.

 

with love

-Aurora

Written by

Aurora

Testa tra le nuvole dal 1998.
Amo la letteratura, l'arte, le candele profumate e le polpette svedesi dell'Ikea