Spesso, da appassionato, mi approccio al cinema solo ed esclusivamente come espressione artistica e cerco quello che chiamo “Cinema” con la C maiuscola. Il fatto che il denaro che utilizzo per comprare un biglietto o un bluray e soprattutto il tempo che decido di dedicare alla visione siano comunque risorse limitate mi spinge a scegliere qualcosa che arricchisca la mia cultura e mi dia qualcosa di duraturo.
Che cosa è definibile arte? Sicuramente può essere un’opera nella sua interezza ma anche solo una parte di essa. La fotografia di “The Revenant”,
la recitazione di Kate Winslet in “The Dressmaker”
o la colonna sonora di “Highlander” firmata dai Queen possono essere dei validi esempi di come si possa trovare dell’arte in film che per quanto belli, riescono solo in parte ad essere vere opere artistiche. Quando invece c’è qualcosa in più, qualcosa che smuova la nostra stabilità e ci spinge a riflettere, provare emozioni o sensazioni particolari, ecco, lì alberga l’arte e ci troviamo davanti a un film che può essere definito tale.
È una cosa soggettiva? Può essere ma esiste un limite a questo, possiamo trovare, come dicevo, dell’arte in qualsiasi film ma difficilmente una produzione milionaria al giorno d’oggi può essere una vera opera d’arte e questo per un semplice motivo: gli interessi economici degli investitori. Un comparto tecnico sontuoso non basta a rendere un film un capolavoro, anzi, molto spesso è l’unica cosa che ci si ricorda della pellicola. Qualcosa che ci spinge magari a volerne ancora e ad attendere il prossimo film della saga con sempre più aspettativa. Aspettativa che spesso rischia di rimanere delusa.
L’arte, nella storia del cinema, è presente in qualsiasi parte del mondo e persino un documentario nazista può essere considerato tale. “il trionfo della volontà” di Leni Riefensthal è un chiaro esempio di come l’arte vada al di là dell’ideale politico, l’arte è insita nell’uomo e può nascere anche in contesti estremi come questo. Non solo ciò che ci piace è arte ma anche ciò che non ci piace lo è. Tempo fa il cinema horror era considerato un genere di serie B ma grazie a grandi autori come Polanski, Romero, Cronenberg e Carpenter è divenuto anch’esso arte. Un’arte che smuove le coscienze, che infastidisce e interroga la nostra umanità.
E il cinema di supereroi? Può essere arte? Sì, può essere arte nel momento in cui l’autore (nel caso del cinema è il regista che dovrebbe avere l’ultima parola su tutto) lavori senza pensare a cosa può piacere o meno ai fan. Così i Batman di Tim Burton sono arte, gli Hellboy di DelToro sono arte, i Guardiani della galassia di James Gunn sono arte. Quando però le case di produzione mettono in prima linea la risposta dei fan (e in questi tempi è molto facile grazie ai social) ecco che l’arte si spegne per assecondare la volontà del pubblico che decide cosa vuole vedere.
Quando, in TV, veniva trasmessa per la prima volta la serie “Twin Peaks” il pubblico era ossessionato da una sola cosa: volevano sapere chi avesse ucciso Laura Palmer. Questo spinse l’emittente a fare pressione su David Lynch e Marc Frost, autori della serie, che furono costretti a svelare il mistero. Inutile dire che gli ascolti calarono drasticamente e si faticò a concludere degnamente la seconda stagione. Questo perché il pubblico pensava di voler sapere chi avesse ucciso Laura Palmer ma in realtà si sbagliava. Lynch e Frost avevano costruito un mondo che si reggeva su quel mistero, svelato il mistero il mondo crollava.
L’arte può essere ovunque, nel cinema d’intrattenimento, nel cinema d’autore, nelle serie TV. Tutto può portare potenzialmente arte al suo interno ed è bene saperla riconoscere quando la si vede così come è bene saper vedere dove ci sono solo interessi economici e fan service. Se riconosciamo questo nel cinema saremo più sereni e capiremo che ci si può intrattenere ma al tempo stesso si può andare un po’ più a fondo cercando qualcosa che lasci in noi una goccia di cultura che fa solo bene. Possiamo guardare un bellissimo ritratto ma vedere “la gioconda” è un’altra cosa. Entrambi arricchiscono, forse però la seconda opera ci rimarrà molto di più nel cuore.
Lorenzo
Ottima analisi, c’è sicuramente qualcosa di mistico in queste opere che trascende il mero intrattenimento e diventa qualcosa con un’aura pazzesca.
Consiglio il saggio di W. Benjamin
Grazie per il consiglio! (e anche per la citazione a Dragon Ball!) 😂