Questa non è una recensione, ma un doppio grido d’allarme. L’articolo sarà perciò suddiviso in due parti, entrambe sgradevoli.


LO STUPRO

Già sapete, se avete letto i miei articoli, che ho apprezzato moltissimo le stagioni 1 e 2; uno dei temi principali della numero 3 però consiste nella parziale redenzione dello stupratore Bryce Walker (Justin Prentice).

Il carattere del personaggio, descritto in precedenza come un sociopatico del tutto privo di empatia, viene gradualmente approfondito, la sua umanità riesumata nel tentativo di indurci a valutarne il comportamento in luce dell’infanzia difficile, la famiglia anafettiva, etc.

Le virtù attoriali dell’interprete son tali da farci scordare che Bryce è un costrutto studiato a tavolino da sceneggiatori di talento, non una persona reale. Siamo tentati, se non di perdonarlo, di concedergli una seconda possibilità, dimenticando che

LO STUPRO NON E’ UN ERRORE DI PERCORSO, MA UN ATTO DISUMANO E IRREDIMIBILE, DEL TUTTO ARBITRARIO.

Non ci sono giustificazioni, nessuna scusante: ammesso che una qualche forma di riabilitazione sia possibile, è compito degli psicoterapeuti,

“13” mira a coinvolgerci nelle vicende di Bryce Walker inventandosi una pericolosa zona grigia laddove la realtà, per una volta, è bianca o nera.

Lungi dal dimostrarsi coraggioso lo show, da forma pur spettacolarizzata di denuncia (e condanna) di uno dei crimini più nefandi, assume le connotazioni di un cancerogeno “liberi tutti”.

Bryce Walker è un violentatore recidivo, uno spacciatore, un drogato, un bullo, un picchiatore, ma in fondo ha un suo lato tenero e tanto gli vale addirittura una storia d’amore con la new entry femminile.

Se un individuo è incline alla violenza, aiutarlo a cambiare non spetta al partner, casomai a esperti professionisti. Guai a improvvisarsi psicologi o crocerossine e cadere nella trappola dell’ “io lo salverò”.

Eppure non sono pochi gli individui che con le migliori intenzioni avviano rapporti con soggetti pericolosi, o si dibattono tra le maglie di relazioni tossiche.

“13” vanta un pubblico eterogeneo composto soprattutto da milioni di adolescenti.

Magari moltissimi non si lasceranno influenzare, ma le statistiche parlano chiaro: per la maggior parte, quel che passa in tv, anche in forma di fiction, corrisponde alla vita vera; la qualità del prodotto, in questo caso ottimamente confezionato, ne incrementa la plausibilità.

POMPATI” e “DEPRESSI PELLE E OSSA”

Jessica (Alisha Boe), una delle protagoniste di “13”, già vittima di Bryce, torna fra le braccia dell’atletico Justin (Brandon Flynn) che, oppresso da un legame di sudditanza con lo stupratore, non si era opposto quando questi l’aveva violentata.

La stessa Hannah Baker (Katherine Langford), nella stagione precedente, viveva una storia molto intensa col capitano della squadra di football (Ross Butler), preferendolo al pur in qualche modo amato Clay Jensen (Dylan Minnette). Guarda caso, anche le ragazze di “13” prediligono i fustacchioni, dominanti e di successo, ai “depressi, pelle e ossa”, come essi stessi si definiscono, confermando ancora una volta che le qualità fisiche prevalgono sempre e comunque.

“Ani” (Grace Saif), la nuova entrata di cui sopra, finisce a letto col palestrato Bryce (!!!), pur attratta da quella mezzasega di Minnette/Jensen che, di nuovo, rimane a bocca asciutta.

Quale messaggio possiamo trarre da tutto ciò?

Che se non si è bellissimi, alti, grossi e pettinati, quelli che invece lo sono faranno razzia di femmine, e tanto vale ritirarsi in un monastero?

Nel telefilm alcuni tra i maschi meno dotati (esteticamente o in ambito sportivo) ricorrono agli steroidi, pur di restare competitivi: “Tutti abbiamo bisogno di una mano”. In America, a quanto ne so, l’uso di anabolizzanti è pratica abbastanza comune.

“13”a parole ne scoraggia il consumo, ma enuncia nei fatti l’odioso teorema “se non sei pompato non cucchi”. Dapprima ci invita a fare il tifo per i “perdenti”, salvo invertire la rotta, soprattutto negli ultimi episodi, e sbatterci in faccia l’esatto contrario.

Stavolta ci terrei particolarmente a conoscere le Vostre opinioni, quindi sotto coi commenti.

 

Come sempre, se avete apprezzato l’articolo, vi invito a leggere il mio libro “Dritto sui denti”, edizioni Jolly Roger, collana Pulp’n’Roll. Lo trovate online su Amazon, Feltrinelli e tutti i maggiori store.