Ciao ragazzi! Oggi inauguriamo la rubrica About Us con l’argomento: Il liceo!
Cinque anni della nostra vita sono tanti e soprattutto tutto ciò che avviene nella nostra adolescenza ci segna per sempre, perciò ho chiesto ai miei followers di farsi intervistare e dirmi come hanno vissuto la loro esperienza alle scuole superiori!
Ho redatto questo articolo con la speranza che le testimonianze degli intervistati possano essere utili per qualcuno, ma ho pensato anche che tutto ciò che viene scritto qui può essere commentato con altri consigli, esperienze o altre riflessioni. Quindi invito tutti voi lettori a commentare sotto l’articolo per rispondere alle esperienze qui esposte.
Buona lettura!
Come descriveresti la tua esperienza al Liceo?
La mia esperienza si suddivide in due parti. Ho fatto 3 mesi al liceo scientifico per poi trasferirmi in un professionale. Al liceo è stato l’inferno, venivo presa in giro da tutti per qualsiasi cosa, letteralmente. La mattina mi svegliavo e avevo paura ad andare a scuola. Quindi decisi di cambiare e di andare appunto al professionale e lì la situazione migliorò parecchio, riuscii a farmi amici e studiavo senza avere attacchi di panico durante il giorno, quindi si al professionale fu un’esperienza positiva. Al liceo i problemi erano davvero troppi, ma il più grande erano i miei compagni che alimentavano le mie ansie e paure. Al professionale non c’erano grossi problemi, le solite litigate che possono capitare in una classe.
@nemin__
In generale sono arrivata a considerare la mia esperienza al liceo positiva, ma diciamo solo dopo averci ragionato e pensato, anche una volta iniziata l’università ed essere “maturata” di più. Mentre vivevo nel pieno l’esperienza, tendevo a considerarla negativa, troppo pressante e a volte opprimente. Il carico di studi da portare avanti insieme alla pratica di uno sport non era semplice da equilibrare. L’ambiente scolastico, a livello di professori e compagni è stato per così dire altalenante, note molto positive e altre molto più negative. Porto con me soprattuto l’ultimo anno, il più duro, ma anche quello durante il quale sono riuscita ad affrontare meglio la pressione uscendone più forte.
Alessandra
La mia esperienza al liceo è positiva direi, ho imparato parecchie cose e studiando psicologia e le scienze umane ho imparato a capire le persone e anche un po’ a capire quello che c’è dietro ognuno di noi. Mi sono anche capita io, perché prima di iniziare il liceo non avevo bene in mente quello che ero, i miei progetti e le mie aspirazione, quindi si, decisamente positivo.
Anonimo
È stata un’esperienza del tutto positiva (con alti e bassi ovviamente). Sono cresciuta sia scolasticamente (come è giusto che sia), ma soprattutto caratterialmente. Sono più sicura di me e, di conseguenza, anche con gli altri. Sono sempre stata una persona che si fa scivolare tutto addosso, quindi non ci sono mai stati problemi che mi hanno messa particolarmente in difficoltà. Se dovessi fare una lista, però, sicuramente al primo posto metterei il rapporto non proprio tranquillo con determinati professori
Anonimo
Finora non è stato così male. Nonostante non mi sia mai trovata benissimo con i miei compagni, in questi due anni al liceo ho trovato il posto in cui riesco ad essere me stessa più tranquillamente. La mia scuola mi ha dato la possibilità di fare molte cose, di cambiare indirizzo reinserendomi in una classe nuova con dei professori che mi sono stati vicino e mi hanno aiutato (poi rendendosi conto che ero l’ultima ad aver bisogno di una mano lì dentro, ma sono dettagli), di fare attività extrascolastiche di ogni tipo, anche molto impegnative per i prof stessi, come le gare di robotica, di scienze e di italiano, il giornale d’istituto. In un certo senso, soprattutto quest’anno, mi ha ridato fiducia in me. Dandomi delle scoppole pazzesche, delle batoste micidiali, ma mi ha ridato molta fiducia.
Claudia
Liceo è stata una esperienza positivamente negativa. Ho dovuto cambiare due scuole perché i professori mi bullizzavano. Hanno minacciato di bocciarmi se non fossi stata il loro burattino. Mi chiamavano fallita o imbecille (si prof di scienze parlo con te). Ai miei genitori consigliavano di mandarmi in istituti dove era “più semplice” la vita. L’unico che credeva in me era il mio prof di filosofia e storia, eravamo uguali anche se non voleva ammetterlo. I miei compagni dopo che me ne sono andata mi hanno voltato le spalle e non ho più avuto nessun contatto con loro (eravamo compagni dalle elementari eh…) Bellissime persone, per non dire altro… Dopo aver cambiato scuola ho cercato di inserirmi nel gruppo classe formato, a fatica ma ci sono riuscita. Li mi trovavo bene. Ho ricordi bellissimi di quegli anni ma solo della mia seconda scuola. Ad esempio improvvisarsi idraulici alle 3 di notte perché era scoppiata una tubatura, o aiutarsi durante le interrogazioni sembrando degli idioti pur di mimare i concetti di filosofia. Però devo dire che avendo vissuto tutto questo sono cresciuta, sono più forte e non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno. Anni dopo ho scoperto che “ i professori” che mi bullizzavano hanno avuto un pensionamento “ anticipato” . Questa è solo una piccola vittoria
Coenzima A
La mia esperienza è stata sostanzialmente positiva, a posteriori mi rendo conto di quanto questi cinque anni mi abbiano fatta maturare e prendere coscienza sia di me stessa sia della realtà che ho intorno. Ho imparato ad avere sempre una visione critica e personale, ad aver cura della mia onestà intellettuale, ad interessarmi di argomenti che prima non capivo o che consideravo lontani da me. Non è stato un percorso facile il mio e spesso ho maledetto il giorno in cui ho scelto quel determinato percorso ma ad oggi posso dire, con soddisfazione e consapevolezza, che mi ha dato tanto e che mi ha reso, in parte, la persona che sono.
@sharinglove__
La mia esperienza al liceo è iniziata, se non positivamente, sicuramente meglio di come potessi sperare: compagni con cui andavo d’accordo, professori capaci, corso impegnativo ma non troppo. Col tempo, i miei sentimenti sono cambiati radicalmente, soprattutto nel mio modo di approcciarmi alla scuola. Credo che il problema principale sia che il sistema scolastico non garantisce un minuto di pausa per praticamente nove mesi di fila. Te ne fai poco di qualche settimana di “vacanza” quando le devi passare interamente a preparare i compiti e le interrogazioni che ti aspettano al rientro a scuola. Non hai il tempo di organizzarti, di svagarti, pensare a qualcos’altro perché ti ritrovi ogni giorno con mille cose da fare, mille interrogazioni da preparare, pochissime ore di sonno, e le soluzioni sono due: o te ne freghi e ti “accontenti”, o impazzisci. Per chi, come me, soffre d’ansia, tutto ciò è un incubo. Gli ultimi due anni i miei problemi si sono acuiti e gli attacchi di panico e d’ansia, i pianti, erano quotidiani. E se tralasciamo i periodi di “sopravvivenza” più che di vita vera e propria, dal fronte compagni/professori la situazione non era migliore. Eravamo una classe di principalmente ragazze e l’unità iniziale è stata pian piano sostituita da un conflitto di gruppi continuo. La classe era divisa in circa tre gruppetti che si scontravano per qualsiasi cosa. L’ultimo anno in particolare, metti che dopo cinque anni non ci si sopportava più, metti lo stress generale, metti il fregarsene di mantenere una parvenza pacifica perché dopo poco non ci si sarebbe visti più, gli scontri sono iniziati il primo giorno di scuola e finiti il pomeriggio dopo la terza prova. Entrare in classe significava avere a che fare ogni giorno con un campo minato: alcuni punti erano salvi, la maggior parte non vedeva l’ora di farti fuori. Ci si voleva bene, insomma. Con i professori nel tempo si è persa la stima reciproca: noi li vedevamo come dei vecchi incapaci, impiccioni e indisponenti che aspettavano la pensione scaldando la sedia della cattedra e nient’altro; loro ci vedevamo come degli idioti fannulloni. Penso che avessimo ragione un po’ entrambi. Non mi pento delle scelte che ho fatto; sicuramente penso che non valesse la pena compromettere anni della mia salute mentale per ambire a un voto alto, ma non riesco neanche a colpevolizzare la me di qualche anno fa. Se mi ritrovassi adesso al suo posto, ed è l’unico consiglio che mi sento di dare a chi ancora ci deve passare, farei tutto con più calma, non mi annullerei per un numero. Ci ho messo un po’ ad impararlo, ma è l’insegnamento più grande che mi porto dietro adesso che frequento l’università. Perché la soddisfazione che può dare un voto alto non è più importante dello stare bene. E non ha senso arrivare alla maturità pensando di aver buttato via anni interi della tua vita. Nessuno ti ridà il tempo e le occasioni che hai perso. Perciò, take it easy, gente. Non dev’essere per forza tutto in salita. Alla fine, neanche la discesa è poi tanto facile. L’importante è andare.
@adamanibus
È stata principalmente un esperienza negativa , ero visto come lo sfigato, quello strano, ho subito atti di razzismo il primo anno (ho origini africane), litigai con un compagno e lui finì con “almeno io sono italiano” come se essere italiani sia una benedizione divina… poi mi prendevano abbastanza in giro, facendomi scherzi.
Mickey95
In generale è stata un’esperienza positiva in cui ho imparato cose non solo a livello scolastico, ma anche a livello di relazioni interpersonali con compagni (pari) e insegnanti (adulti). I problemi maggiori per me erano la quantità di ore giornaliere (6 ore) a scuola, la sveglia presto tutte le mattine (6.30) e il dover tornare a casa alle 3, pranzare e dovermi mettere immediatamente a studiare per il giorno successivo a scuola. Un’altra difficoltà è stata anche la convivenza con i miei compagni: mi ritengo fortunata perché eravamo per la maggior parte del tempo tutto in buoni rapporti, tuttavia ci sono stati litigi e contrasti frequenti. Io ho scelto un liceo linguistico e come scelta è stata fantastica: mi ha formato a 360 gradi e ho un’ottima preparazione nelle lingue, che io ritengo fondamentale di questi tempi. A chi si approccia al mondo del liceo direi di stare tranquilli, di impegnarsi nello studio perché solo tramite la cultura si diventa persone decenti e in grado di affrontare il nostro mondo.
Martina
La mia esperienza da liceale, nonostante taaante cose, é stata positiva sotto diversi punti di vista. Sono cresciuta sia culturalmente (non tanto scontato come sembra) sia come persona grazie alle persone che mi hanno accompagnato in questo percorso (professori, compagni e anche i bidelli ahahah). Ovviamente mi rendo conto di queste cose solo ora, ma durante questi anni innumerevoli sono state le volte che mi sono sentita male, inadatta che volevo mandare a quel paese tutto e tutti (anche i bidelli) perché funziona così, é parte dell’esperienza; nonostante questo però alla fine mi sono rimasti solo i ricordi belli come le gite, il Mak π 100, gli scherzi ai professori (abbiamo rischiato una denuncia), gli scherzi tra di noi e tanto altro.
Valeria
Direi che la mia è stata un’esperienza duplice. Ho iniziato il liceo classico in un istituto a mio parere pessimo, dove i professori godevano nel metterti in difficoltà e gli studenti erano competitivi nel modo più negativo possibile. Pensa che una volta, durante una discussione in cui affermavano che Wikipedia si potesse modificare, la professoressa ha detto “Be’ se ci riesci persino /tu/!”. E’ solo un esempio, non ti buttavano giù con i voti ma proprio con il tuo carattere, a me dicevano che ero troppo debole e non era la mia scuola, perché non ero abbastanza intelligente.
Alla fine dell’anno sono passata in un altro istituto, sempre liceo classico, ed è stata un’ottima sorpresa: ho trovato compagni collaborativi, dove la competizione esisteva ma non era accompagnata da un’antipatia a livello personale, e i professori erano severi ma giusti, umani.
Una cosa che ricorderò sempre sono le attività, e lo consiglio a tutti: buttatevi. Io facevo coro e giornalismo, ho partecipato alle assemblee musicali, ho assistito al derby calcistico (anche se non ci capisco niente) e ho aiutato a organizzare le feste, e sono ricordi che mi porterò dietro per sempre.
Anonimo
Ho fatto il liceo classico e l’ho finito un mese fa. È stata un’esperienza molto positiva e negativa allo stesso tempo: ho amato le materie, ma ho sofferto tanto per la quantità di cose da studiare, per la mancanza di tempo libero, e per la classe in cui ero. È stata la cosa più difficile, stressante e bella che io abbia mai fatto, e proprio perché ha suscitato in me emozioni molto diverse fra loro mi è difficile parlarne troppo in generale. Posso però affermare con certezza che mi ha effettivamente formato, almeno in parte, e mi ha reso una persona migliore, più consapevole, più capace di meravigliarmi e appassionarmi all’arte, alla storia, alla cultura, del sapere in generale.
Artemisia
La mia esperienza scolastica è stata alquanto mistica.
Forse, ricca più di contrari che pro.
Dovevo inizialmente frequentare un istituto distante dal mio paese, con indirizzo turistico; vuoi l’indecisione dell’età, vuoi la pigrizia di svegliarsi alle 5 per prendere il pullman, sono finita a frequentare un istituto agrario (a 5minuti da casa).
Non è stata una mia scelta, mi è stata imposta perché a casa non ci potevo restare.
Il mio rapporto con l’agraria, lo definirei ricco di controversie.
In cinque anni, non c’è stato giorno in cui io non abbia detto qualcosa di irriverente contro quel corso di studi.
Tuttavia, mi ha regalato tanto, e ne sono conscia.
È tutta un’altra cosa quando guardi alcune cose basiche della vita (tra cui il cibo! Hahahaha) e della natura e ne conosci il perché, il senso, sai come funzionano e puoi insegnarlo agli altri.
Ma cosa mi sono trovata, io? Nulla.
È un percorso di studi che non continuerei mai, non mi appassiona. Non è la mia indole. Nemmeno lavorerei nel settore a meno che, non mi vedessi costretta a farlo… ho praticamente investito cinque anni della mia vita in qualcosa che non mi ha dato nulla di concreto se non da bagaglio culturale (che non è poco! Non ci getto letame sopra!).
Tuttavia, ironia della sorte: ho un attuale impiego dove devo svegliarmi alle 4 del mattino.2- Nonostante l’agonia giornaliera, non ho avuto grossi problemi.
Il mio istituto era grande, aveva un cortile in cui potevamo girare durante la pausa, un gazebo sotto cui aspettare la campanella per andare a casa, le serre e perfino una piccola zona di terra. Facevamo persino la festa di Natale e quella di fine anno.
E mi prendevo in giro, illudendomi di essere un po’ in America per queste cose.3- Onestamente? No.
E a parte me stessa, incolperò sempre il sistema che crede di ritenerci in grado di decidere del nostro futuro a 12-13 anni.
Hanonj960124
Quali erano i maggiori problemi da affrontare?
Uno dei maggiori problemi da affrontare è stata la mia ingenuità , perché ha permesso ai miei compagni di approfittare della mia gentilezza. Speravo di riuscire a farmi apprezzare se facevo qualcosa per loro ma non è mai stato così
@bluemoonash
I maggiori problemi riguardavano la pressione a cui eravamo sottoposti da alcuni professori, con un mancato supporto all’idea che prima dei voti siamo studenti. Per molti era più importante avere una classe “positiva” da sbandierare con voti alti piuttosto che avere studenti realmente preparati e soddisfatti del lavoro fatto. Non era importante imparare ma essere in grado di dimostrare di valere tanto quanto un buon voto, anche se spesso non equivale ad essere preparati.
Alessandra
In generale, direi che per me gli anni del liceo sono stati un’esperienza positiva, non priva di difficoltà né di alti e bassi, ma complessivamente positiva. Lo dico ora che ne sono uscita da ormai 4 anni, ma avrei detto lo stesso subito dopo la maturità. Il maggior problema da affrontare era sicuramente l’essere sottoposta ad un’ansia da prestazione costante tra verifiche, interrogazioni o semplicemente il dover fare costantemente compiti da un giorno all’altro. Un altro problema era il relazionarmi con i compagni. Eccetto il mio gruppo di amiche, avere a che fare con gli altri mi faceva sentire a disagio o in imbarazzo, perché non avevo ben chiaro cosa pensassero di me. Ho sempre avuto paura di essere etichettata come la “sfigata” per una minima cosa e per questo cercavo di sfruttare ogni situazione per fare una bella impressione e risultare simpatica.
Angelica
La maggiore difficoltà che mi sono trovata ad affrontare è stata la mole di studio. Mi sono ritrovata a dover studiare interi programmi in pochissimo tempo, a organizzare lo studio, a sacrificare tanto tempo che avrei potuto investire in altro. Ho abbandonato molte delle mie attività pomeridiane, ho ridotto le mie uscite serali al sabato sera e ho sacrificato ore di sonno per ripetere. Eppure affrontare ciò mi ha insegnato ad economizzare il tempo, a migliorare il metodo di studio, a gestire programmi vasti. Anno dopo anno mi rendevo conto che la qualità del mio studio aumentava e questo mi è servito e mi servirà ancora tantissimo, ne sono certa.
@sharinglove__
I maggiori problemi da affrontare sono probabilmente quelli legati all’organizzazione dello studio, dato che spesso compiti in classe ed interrogazioni si accavallano e il lavoro da fare è tanto. Fortunatamente in questi anni ho imparato ad organizzarmi al meglio, quindi alla fine mi dispero ma ce la faccio. Mi ritengo molto fortunata perché non ho mai avuto problemi “sociali”, chiamiamoli così, sia con gli altri studenti della scuola che con gli insegnanti. Diciamo che vivo in armonia con tutti. Non ho nemmeno problemi a livello didattico perché posso dire di cavarmela bene. Quindi torno a dire che la mia esperienza è effettivamente positiva (almeno fino ad ora!). Sto per iniziare il quarto anno e, in tutto questo tempo, non mi sono mai pentita della scelta fatta, ovvero il liceo linguistico. Nemmeno nei momenti più difficili da affrontare – magari per il tanto studio, i tanti impegni e qualche “dramma” che ogni tanto si va a formare in classe – ho pensato “forse avrei dovuto fare un’altra scuola”. Sinceramente non vedo nessun’altra scuola adatta a me come quella che frequento. Forse il liceo classico, ma essendo le lingue una mia grande passione, alla fine il liceo linguistico è l’opzione che più mi si addice.
Sabrina
Uno dei problemi che ho riscontrato e che mi hanno messa in difficoltà è il fatto che le verifiche e le interrogazioni sono sempre state concentrate in una o due settimane, non sono mai state distribuite nel tempo e ciò vuol dire che mi sono ritrovata a studiare e ripassare tante materie in pochi giorni e ciò comporta a più stanchezza (sono andata a dormire anche all’1 di notte per finire tutto) e voti più bassi perché si fa fatica a ricordare bene tutti i dettagli di tante materie in così poco tempo, nonostante iniziassi a studiare molto prima. In particolare maggio è un concentrato di interrogazioni o verifiche perché mancano voti oppure interrogazioni per recuperare delle materie sommati all’ansia perché ormai è fine anno e alla stanchezza. Andrebbe migliorato questo aspetto perché noi studenti non siamo dei robot.
Alice Garon
I maggiori problemi da affrontare nel mio caso non erano tantissimo i tipici problemi adolescenziali come ad esempio le cotte, le amicizie, le litigate e il programma per il sabato sera. Infatti in questi 5 anni sono stata emarginata da tutti soprattutto perché non ero brava a scuola e venivo denigrata sia dai miei compagni e sia dai professori e di conseguenza mi sentivo sempre inferiore agli altri portandomi poi ad un crollo psicologico che ha ancora delle ripercussioni sul mio presente anche se ho già finito le superiori e soprattutto sul mio futuro dato che in questi 5 anni ho sperimentato sensazioni e sentimenti che non augurerei mai a nessuno e che attaccano il benessere e la salute della persona come ad esempio gli attacchi d’ansia, la pressione che si alza a stelle anche per una minima cosa e soprattutto quel sentimento di inadeguatezza e di inferiorità che purtroppo mi accompagnerà per sempre. Infatti moltissimi “traumi” che si hanno in adolescenza ma anche molto prima fanno molti danni all’ Io del futuro e gli psicologi e i dottori lo sanno bene ed è per questo che credo che in un’istituzione pubblica come la scuola serva proprio una vera e propria formazione ai professori che non si basa sulle solite discipline e soprattutto credo che se uno è pieno di frustrazioni non debba insegnare. Da notare che poi la situazione di emarginazione che ho avuto è anche dovuto ai professori e anche alle denigrazioni pubbliche di fronte a tutti quanti. L’emarginazione mi ha portata a chiudermi in casa e ad aver timore dei giudizi altrui e di conseguenza per cinque anni ho buttato praticamente l’intera mia adolescenza e soprattutto esperienze e opportunità che non ricapiteranno mai. passavo le giornate solo per studiare e nient’altro e non giungevo mai ai risultati che mi spettavano soprattutto perché moltissime votazioni non sono oggettive e a ciò difficilmente uno studente può ribellarsi dato che i professori hanno il coltello dalla parte del manico.
Anonimo
Credo che la scuola italiana debba rinnovarsi in molti aspetti a partire dai programmi, dalla distribuzione delle ore tra le materie, sopratutto deve migliorare l’ASL perché la mia esperienza é stata allucinante e credo che sia necessario dare più voce agli studenti (non troppa sennò é la fine). Per quanto riguarda la mia seconda interpretazione della domanda, invece, i problemi che abbiamo affrontato riguardavano soprattutto il rapporto con i professori e tra di noi, però in generale non abbiamo dovuto superare grandi ostacoli
Valeria
I maggiori problemi sono stati alcuni professori! Dal primo al secondo il mio professore (un persona poco igienica e pervertita) di matematica ci insultava quando andavamo all’interrogazione facendoci sentire delle “merde” per non parlare del fatto che una volta tirò un libro in aria.Dal terzo anno fino al quinto la mia professoressa di filosofia mi tormentò. Mi odiava e trovava ogni modo per offendermi velatamente. Un giorno quando spiegò Eraclito parlando del concetto secondo cui la società era divisa in Svegli e Dormienti lei mi disse “hai una faccia e una preparazione da dormiente” cioè mi diede dell’ignorante alla base del nulla visto che non mi aveva mai interrogato o sentito parlare
SqualoPa
La cosa in assoluto più difficile era studiare. Sembra una risposta banale, ma per me è così : non ho un buon metodo di studio, quindi spesso mi riducevo a leggere tutto il giorno prima della verifica/interrogazione, oppure mi piacevano così tanto le materie che per essere meticolosa sprecavo mezza giornata sulle stesse due facciate e mi ritrovavo sempre indietro a dover recuperare di corsa fra stress e crisi di pianto. È stato difficile anche conciliare il liceo con il resto della mia vita: spesso lo studio prendeva il sopravvento, non riuscivo ad organizzare nulla perché mi sentivo in colpa se non stavo a casa, incollata alla sedia con i libri aperti davanti. Infine, combattere la procrastinazione: per quanto mi piacessero le materie, dovendo studiare tanto e quasi tutti i giorni certe volte mi sentivo proprio stanca anche mentalmente e non riuscivo a concentrarmi ed essere produttiva, cosa ancora più frustrante.
Artemisia
Sei soddisfatto delle scelte che hai fatto?
Tornando indietro, come dicevo già prima dopo averci riflettuto a posteriori, rifarei comunque le scelte che ho fatto, perché nel bene e nel male so che il mio liceo mi ha preparata ad affrontare come si deve l’università e ha fatto in modo che io sia oggi in grado di pensare per conto mio, ma lo devo a pochi elementi del corpo docenti, non certo all’ambiente intero. Tornando indietro rifarei tutto, ma con una mentalità più sana e tranquilla, senza dannarmi per andare bene per forza, consapevole che il voto non è tutto come molti tendono a far passare come messaggio.
Alessandra
Del primo anno credo di odiare ogni mia scelta, compreso l’indirizzo, linguistico. Andavo bene e tutto mi sembrava troppo facile. Non ho avuto il coraggio di parlare prima che degenerasse tutto in classe, me ne stavo lì in disparte e cercavo di arrivare a giugno. Poi sono orgogliosa di essere riuscita a cambiare, ad andare allo scientifico. Nell’ultimo anno credo non avrei potuto fare scelte migliori. Dal corso di robotica frequentato per sbaglio che poi mi ha portato a Tallinn alla lotta con il mio prof per fare le olimpiadi di scienze.
Claudia
Sono felicissima di aver scelto il liceo classico, ma questo posso dirlo solo dopo averlo finito, a mente più serena, senza stress per lo studio e per la classe asfissiante. È un liceo bellissimo che mi ha dato tanto e avrebbe potuto darmi anche di più se avessi avuto insegnanti diversi, ma comunque sono grata a me stessa per averlo scelto, perché credo che nonostante tutto sia la scelta migliore che io abbia mai fatto, e non posso pensare a cosa mi sarei persa se avessi preso un’altra strada. Sono contenta anche di aver continuato a studiare le lingue anche se non erano strettamente di indirizzo, e di aver fatto certificazioni linguistiche nonostante il poco tempo a disposizione. Sono contenta di non aver cambiato scuola per fare il linguistico, perché so che il classico è fatto per me e mi è penetrato dentro, mi ha resa una persona migliore, mentre il linguistico non mi avrebbe soddisfatto al 100%.
Artemisia
Tutto sommato sono soddisfatta della mia scelta, il liceo mi ha insegnato che per raggiungere dei traguardi ci vuole molto impegno, niente ti viene regalato.
Luna
Sono soddisfatto e se dovessi tornare indietro lo rifarei all’infinito perché sia le cose buone (amicizie, ampliamento della mie conoscenze) che quelle cattive (pianti, isterismi, voglia di mollare a causa di un senso di nullità) mi hanno permesso di crescere e di non mollare mai. Dopo la tempesta uscirà sempre il sole.
SqualoPa
Molto. Il liceo classico apre la mente (e anche altro, ma soprattutto la mente), ti prepara a studiare, a impegnarti tantissimo, a capire che ci sono opinioni che meritano di essere ascoltate anche se sono diverse dalle tue. Ti insegna a rispettare gli altri, a non crederti il migliore ma al fatto che se ti impegnerai potrai arrivarci. La mole di lavoro è tanta, ma le materie sono interessantissime e alla fine non ti pesa neanche così tanto. Ricordo che più scoprivo cose di filosofia e storia e più ne avrei volute scoprire, persino matematica non è così male se spiegata bene.
Anonimo
Com’era il tuo rapporto con docenti e compagni?
I miei docenti sono stati un esempio ci hanno formato come uomini prima e come studenti dopo. Lavorando era difficile poter studiare ed essere sempre sul pezzo ma loro questo lo capivano quindi anche se la tua interrogazione era un 6 traballante ma c’era stato l’impegno da parte dello studente la sufficienza la davano tranquillamente ma se non studiavi e ti arrampicavi sugli specchi ovviamente la sufficienza non la raggiungevi. A livello umano, esperienza unica. Io mi sono diplomato nel 2001 e ancora oggi siamo in contatto sia con alcuni docenti che con tutta la classe. I miei compagni sono stati eccezionali perché il fine era arrivare al diploma e abbiamo messo le nostre capacità al servizio della classe portando avanti il fine comune del raggiungimento del diploma. Sono come una seconda famiglia
Alessandro
Dei miei docenti ho giudizi molto discordanti, alcuni non li ho mai apprezzati e mai lo farò. In generale non posso lamentarmi per la preparazione scolastica che quelli che ho avuto avevano ed erano in grado di trasmettere, fatte poche eccezioni, ma è dal punto di vista umano che molti, a mio parere, sbagliavano. Un professore preparato al 100% e capace anche di insegnare non riesco a considerarlo tale se si dimentica che davanti ha degli adolescenti, delle persone prima di tutto, e non numero in grado di far aumentare il proprio valore come insegnante davanti agli altri. Non doveva essere una gara a chi preparava meglio gli studenti, come spesso è sembrato. Pressioni eccessive e in alcuni casi commenti personali e giudizi sulla persona più che sull’effettiva preparazione erano fuori luogo e hanno fatto stare male me e molto altri.
Alessandra
I miei professori del liceo sono stati a grandi linee molto competenti e bravi, tuttavia uno dei più grandi problemi che ho avuto un po’ con tutti e che tutti in classe abbiamo notato è stata l’imparzialità. Ci sono stati professori che sotto questo punto di vista si sono rivelati davvero insopportabili e irritanti, quasi come avessero dei prosciutti sugli occhi e non si volessero accorgere di palesi errori dei loro prediletti. Invece con i compagni, nonostante quelle due o tre persone che non sono mai riuscita a farmi andare giù, ho creato dei legami più o meno stretti e sinceri anche se spesso sono finita per “litigare” con alcuni di loro per la loro grande immaturità e irresponsabilità;
Anonimo
Prima di rispondere devo ammettere di essere una di quelle amorevolmente dette “secchie”. Per quanto riguarda i prof sono sempre stati alti e bassi, un po’ tutti mi adorano/adoravano ma il sentimento non era corrisposto molte volte. Non ho paura ad espormi, spesso rimettendoci, ma più io sono sincera con loro più mi sento meglio. Alcuni non vorrei più incontrarli da quanto schifo mi fanno, per il modo in cui si sono comportati nei confronti di compagni e compagne, con altri invece ho un bel rapporto anche se non sono più i miei professori.
Capitolo compagni decisamente più difficile. Non ho mai legato molto in classe, poche amicizie e faccio fatica ad inserirmi nei gruppi che si formano. Io sono di campagna, il resto della classe è di città e se trovi quelle un po’ con la puzza sotto il naso sei escluso in un amen. Questa è la storia del mio primo anno. Nel secondo invece non ho legato con nessuno ma nel gruppo classe mi trovo molto bene, anche se essendo quella nuova arrivata, secchia peraltro, faccio fatica a trovare qualcuno che non mi vede come un extraterrestre.Claudia
Docenti … anche se hai la laurea non vuol dire che sei un buon docente. Tra tutti se ne salvano 3. Il mio prof di inglese, la mia prof di italiano e latino, e il mio carissimo prof di storia e filosofia. Il primo è stato colui che mi ha temprato di carattere, con tutte le sue critiche alle volte inutili ma la maggioranza costruttive, mi ha aiutato a costruirmi la mia corazza. La mia prof di italiano e latino che mi ha aiutato molto con i miei attacchi di panico e di ansia (si, la sua precedente collega mi aveva ridotto in uno stato pietoso, avevo paura ad uscire di casa) le sue ultime parole prima di salutarci “ osa iscriverti a lettere antiche che ti tolgo il saluto! “Infine il sommo, l’altissimo, che solo con la sua presenza faceva zittire tutti anche i bidelli. Con lui ho condiviso vittorie, e anche qualche sconfitta. Ho scoperto segreti che i miei ex compagni si sognano di sapere, odiavamo le stesse persone e facevamo gossip su di loro. Era il mio angelo custode in consiglio di classe. Ora parliamo dei miei compagni, beh che vi devo dire? Il primo anno amici-amici, il secondo pure ma con dei dubbi, il terzo anno è venuto tutto a galla prese in giro, bugie, falsità… meno male che me ne sono andata. Successivamente ho trovato persone fantastiche, gentili e genuine. Con questi ultimi sono ancora in contatto mentre con gli altri storia chiusa. Sarei pronta a perdonare… ma dopo aver scoperto che alcune vanno a lamentarsi da mia nonna perché non le saluto in università cosa assolutamente non vera, accade il contrario se proprio devo specificare…forse dovrei rivedere il significato di perdonare e loro quello di amicizia.
Coenzima A
Negli anni ho potuto conoscere una bella schiera di docenti e per fortuna quei pochi (prevalentemente donne) che mi hanno seguito per più anni sono stati quelli più competenti e allo stesso tempo più sensibili alle nostre personalità e ai nostri bisogni. Ne ho conosciuti anche di marci, quei professori che godono a vederti in difficoltà e che non sanno riconoscere quando fai bene, ma ho cercato di andare avanti e non lasciare che mi rovinassero l’adolescenza e il ricordo che mi sarebbe rimasto di quegli anni. Per quanto riguarda i compagni nel complesso sono stata fortunata, ho trovato fin da subito delle amiche e il nostro gruppo negli anni si è allargato a quasi la metà della classe. Come dicevo, non ho conosciuto bulli e nonostante negli ultimi due anni la classe si fosse effettivamente divisa per caratteri o opinioni diverse, c’è sempre stato un clima civile e nei momenti di difficoltà siamo stati uniti.
Angelica
Come in tutte le scuole ci sono docenti che amiamo e che odiamo, nel mio caso non era proprio odio ma fastidio per come si comportavano con me e la mia timidezza. I miei compagni sono un argomento delicato poiché non riservavo molte parole, le uniche cose che dicevo riguardavano i compiti, ovviamente era colpa mia per il fatto dell’ansia e la timidezza.
chiaraluna
Per quanto riguarda gli insegnanti, sono stata abbastanza fortunata! I miei professori sono stati, in linea di massima, stimolanti e competenti, hanno saputo insegnarmi tanto, mi hanno trasmesso la passione per le materie che insegnavano e sono stati pronti, accendo o rifiutando, ad ascoltare qualsiasi richiesta da parte di noi alunni. Ovviamente bisogna citare le dovute eccezioni, ci sono sempre le pecore nere, gli incompetenti, i docenti che più che altro ti hanno insegnato a voler essere diversi da loro; il mondo è bello perché vario ed è stato utile e formativo anche imparare a relazionarsi con questo tipo di persone. La mia classe è sempre stata tranquilla, le incomprensioni tra di noi ci sono state ma non hanno mai minato il nostro rapporto, ci vogliamo bene e siamo sempre stati un supporto gli uni per gli altri. I compagni sono una grande famiglia, condividi con loro la tua vita per 5 anni e, anche non volendo, finiranno per diventare importanti.
@sharinglove__
È difficile parlare dei “docenti” come categoria, facendo di tutta l’erba un fascio, perché ci sono esperienze così numerose e differenti che è veramente complicato parlarne in generale. Posso dire di aver avuto un paio di esperienze con professori veramente incapaci, altre con insegnanti molto ma molto tosti, che però mi hanno insegnato tanto (e mi hanno fatta sudare tanto!). L’esperienza più positiva è forse quella con la mia insegnante di italiano. È una donna meravigliosa, sa tutto (ma veramente tutto, con lei si può parlare di qualsiasi argomento) ed è un’ispirazione, tant’è che spesso penso di voler diventare come lei. Inoltre con lei, spesso e volentieri, la meritocrazia non è un optional (e questo non è un fatto da sottovalutare).
Sabrina
Inizialmente, quando avevo appena iniziato le superiori, non credevo di passare un vero e proprio inferno soprattutto perché alle medie ho anche avuto vari problemi di bullismo e emarginazione però almeno lì i professori cercavano di aiutare e di certo non denigravano gli alunni pubblicamente. Invece alle superiori i veri “bulli” sono i professori stessi che praticamente con la parola ti insultano e ti prendono in giro davanti a tutti (chi glielo dice ora che è violenza verbale?) invitando implicitamente anche gli altri a farlo solo perché più per aiutare gli alunni e cercare di risolvere determinati problemi pensano solo alla busta paga. Per quanto riguardano i compagni mi hanno sempre presa in giro, anche pubblicamente nei mezzi di trasporto davanti ad altri studenti delle altre scuole.
Anonimo
Ho avuto alcuni insegnanti bravissimi, che spiegavano ogni lezione con passione e cercavano di farci innamorare delle loro materie attraverso il loro entusiasmo, altri che invece non erano affatto adatti al lavoro di insegnante e che probabilmente lo facevano solo perché lo ritenevano un lavoro come un altro, o perché sembrava l’unico sbocco dopo l’università. Alcuni, con il loro atteggiamento svogliato o esageratamente esigente, hanno fatto davvero troppi danni, sia dal punto di vista della nostra preparazione scolastica e culturale sia nei confronti di noi studenti come persone (io, per esempio, piangevo a quasi tutte le lezioni di scienze per il modo di fare intransigente della prof che è stata il mio incubo peggiore in quei 5 anni).
Per quanto riguarda i compagni, mi sono trovata male, se non fosse per poche persone splendide tra cui la mia ragazza. C’era tanta invidia, nella nostra classe, tanta falsità, tanto odio, tante maschere. Ho sempre provato ad essere gentile con tutti, sia perché fa parte del mio essere ed amo quando le persone mi rispettano a loro volta, sia perché applicavo il principio “kill them with kindness” nei confronti di compagni troppo scorretti, eppure so che molti hanno parlato male di me, molti hanno riso delle mie fragilità, hanno criticato i miei successi e non hanno smesso di fare confronti. Alcuni mi hanno fatto stare molto male, tanto che durante la gita dell’ultimo anno mi sono ritrovata a piangere e tremare incapace di guardare alcuni miei compagni negli occhi come se solo in quel momento mi fossi resa conto davvero di quanto fossero cattivi.
Eppure, in quell’ambiente orribile ho comunque trovato la mia ragazza, e poi un amico calmo e sincero con la passione per la musica e i film, e un altro un po’ più esuberante che ama i cine-fumetti quanto me e non si dimenticava mai di chiedermi come stessi perché si preoccupava per me, e queste sono le cose che contano, non i pettegolezzi delle persone stupide.
Artemisia
Cosa consigli a chi sta per cominciare le scuole superiori?
C’è un meme in cui tutti gli studenti del liceo si identificano: “il liceo è facile come andare in bicicletta. Con una bici in fiamme. E il terreno è in fiamme. Tutto è in fiamme perchè sei all’inferno”. Questo è vero in parte: io stessa dico che per andare al liceo bisogna avere voglia di studiare in primis, e poi tanta, tanta pazienza. Però il liceo è anche un luogo dove imparare tante cose, non solo nozioni, formule e date. Il liceo mi ha insegnato che non sempre si ha il 100% come si vuole, ma bisogna accontentarsi. Non importa se si fallisce, perchè ci saranno molte occasioni per rifarsi. E se per una volta non si prende un 10 ma un 6 pace, farò meglio la prossima volta. Basta prendere il liceo con tranquillità e filosofia, e i 5 anni passano.
@loveyourfaults
A chi sta per cominciare il liceo direi che punto primo, spero abbia scelto in base ad una propria volontà e che nulla gli sia stato imposto, punto secondo che deve ricordarsi che lo studio, i voti, la preparazione, devono essere qualcosa per se stesso e per il proprio futuro, non vanno vissuti come medaglie da portare a casa e da mostrare o enormi sbagli da nascondere. Si può andare bene e si può andare male, ci saranno periodo positivi e altri negativi, ma questo non andrà a definire chi sei. Quella rimane una prerogativa solo tua. Professori, amici e genitori sono il contorno di qualcosa che devi fare solo esclusivamente per te stesso, altrimenti non avrà senso.
Alessandra
Consiglierei di accertarsi bene di aver fatto la scelta giusta, di non lasciare mai studio indietro e non procrastinare, ma soprattutto di goderselo con i compagni; amicizie, gite ecc. e anche con tutti i suoi lati negativi perché sono anni che nessuno vi ridarà più indietro.
Simona
A chi sta per cominciare il liceo consiglio innanzitutto di scegliere il percorso che più gli piace, senza farsi condizionare da amici, genitori o parenti. È vero che poi si può cambiare idea e non è detto che non si possano scoprire nuovi interessi e quindi studiare altro all’università, ma è importante vivere quei 5 anni con almeno la serenità di studiare qualcosa che piace, perché a renderli difficili ci pensa già la vita.
Angelica
Consiglio di prepararsi psicologicamente e di essere consapevoli che non si farà un percorso facile, sì dovrà studiare tanto e spesso si rischierà di buttarsi giù per diversi motivi. Abbiate il coraggio di affrontare qualsiasi situazione con un atteggiamento positivo, perché solo così potrete andare avanti e non abbattervi completamente. In questi cinque anni sarete giovani e vi si presenteranno delle occasioni irripetibili, quindi guardatevi intorno e buttatevi. Non preoccupatevi degli amici, perché fare amicizia sarà più semplice di quello che credete. Cercate di vivere nel modo più felice possibile, siate positivi, determinati, fidatevi di voi stessi. Non pensate al liceo solo come uno studiare incessante. Pensate al fatto che siete lì per imparare, scoprire, crescere sia a livello intellettuale e culturale che personale. Studiate per voi stessi e non per gli altri, perché fidatevi che non c’è niente di più appagante del pensare “oggi ho imparato qualcosa”.
Sabrina
Considerate le vostre passioni ma anche di vedere le proprie capacità e considerarle tantissimo. non affidarsi troppo agli eventi come “Le scuole aperte” etc per informarsi sulla scuola che si vuole frequentare proprio perché appunto hanno come funzione quello di pubblicizzare l’istituto mettendolo in buona luce e gli studenti che ne fanno parte o sono obbligati a parlarne bene ovviamente oppure sono i 2% degli alunni che frequentano la scuola stessa e che nonostante i bei voti che hanno e i bei rapporti che hanno con chiunque, la trovano bellissima (fate conto che c’è tantissima gente che va bene a scuola però odia il proprio istituto ).
Anonimo
Mi rivolgo ad un ipotetico “tu” per comodità e per essere più diretta: per prima cosa, non ti spaventare se ti sembrerà un mondo completamente nuovo e difficile. Non disperare se le prime settimane saranno toste e ti sembrerà di non capire nulla: se ti rendi conto che non è la scuola per te okay, cambia, ma se c’è una minima possibilità che ti piaccia il percorso che hai intrapreso, non lo lasciare: spesso le cose più belle sono le più difficili, e se hai pazienza e ti impegni sono sicura che alla fine ne sarà valsa la pena.
Non isolarti, ma circondati solo di persone che ti fanno stare bene. Lascia perdere chi ha un atteggiamento invidioso o cattivo nei tuoi confronti, o chi ti fa sentire sbagliato, o stupido.
Non ti paragonare agli altri, non inseguire un ideale di perfezione fasullo, non stressarti troppo per un voto: non è un voto a definirti, ma ciò che sta dietro al voto, ciò che hai imparato, ciò che ti ha migliorato.
Non lasciare che il liceo si mangi tutti i tuoi interessi: coltiva i tuoi hobby senza tralasciare lo studio, ma coltivali sempre. È bello avere una via di fuga momentanea quando lo stress è troppo.
Innamorati di ciò che studi, gioisci per le materie che ami e prova comunque a dare una chance anche a quelle che ti sembrano più ostiche.
Se ci riesci, goditi questi 5 anni, che saranno bellissimi e difficili al tempo stesso, ma spero che alla fine arriverai alla mia stessa conclusione: ne è valsa assolutamente la pena.
Artemisia