Ci sono scrittori che lasciano il segno con la loro penna, con le loro storie. Scrittori senza i quali la lettura non sarà mai la stessa: Carlos Ruíz Zafón era uno di loro. Parlarne al passato non è doloroso solo per la giovane età – aveva 55 anni ed è morto dopo due anni di lotta contro il cancro – ma anche perché la sua dipartita porta con sé tutti i suoi lettori sparpagliati nel mondo, tra cui la sottoscritta. Con questo articolo, non voglio convincere nessuno, perché credo fermamente che la lettura sia un’esperienza personalissima. Voglio solo che sappiate perché la sua morte implica una perdita così grande.
A spasso per una Barcellona gotica
Nella sua carriera letteraria, Zafón ha dato vita a due grandi saghe: la saga iniziata con L’ombra del vento e quella del Principe della nebbia. Uno dei punti fermi della scrittura di Zafón era l’ambientazione: una Barcellona immancabilmente gotica, molto lontana dalla città colorata e piena di vita a cui siamo tanto abituati. La prospettiva di Zafón su Barcellona è completamente diversa, come se l’intera città fosse stata oscurata da un buio che rende tutto cupo e un po’ misterioso. Il setting è talmente tanto presente da apparire come una sorta di personaggio extra, che non manca mai nei suoi scritti.
Il paradiso di ogni lettore: il Cimitero dei Libri Dimenticati
Se siete lettori della saga dell’Ombra del vento, l’immagine a cui sarete quasi indubbiamente più affezionati è il Cimitero dei Libri Dimenticati. Un luogo a metà strada tra il fatato e il maledetto, che lo scrittore descrive così (in italiano la traduzione è a cura di Bruno Arpaia):
“Mio padre si chinò su di me e, guardandomi negli occhi, mi parlò con il tono pacato riservato alle promesse e alle confidenze. Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l’abbia creato. Quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro si perde nell’oblio, noi custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qui. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito.”
La morte di uno scrittore
Pensateci bene: cosa succede quando muore uno scrittore così giovane? Muoiono tutte le storie che avrebbe potuto inventare, tutti i mondi che avrebbe potuto creare. E quando lo scrittore in questione è di questa portata, di questa bravura, viene naturale chiedersi: avrà lasciato un romanzo nel cassetto? Leggeremo mai più qualcosa di nuovo?
Spero di avervi incuriosito nei confronti di uno scrittore che, personalmente, mi mancherà profondamente.