Personalmente sono molto legata a Frozen e a Frozen 2: sono entrambi film che hanno il potere di parlare al mio cuore, di insegnarmi qualcosa di profondo. Appena ho scoperto che ci sarebbe stato il seguito sono praticamente uscita di senno. Immaginate la scena: una ragazza di poco più di vent’anni che va scalpitante al cinema a vedere un cartone animato. Una scena bellissima.
Vedere quella sala piena di bambini e di genitori curiosi mi ha riempito il cuore. Perché quella penso sia stata una di quelle poche occasioni in cui un adulto va volentieri a vedere un cartone animato con il figlio. Spesso li si accompagna per fare un piacere a loro, ma questa volta hanno fatto un piacere anche a loro stessi. Frozen e Frozen 2 sono cartoni che parlano agli animi, giovani e adulti. Parlano di amore fraterno, di gioia, di difficoltà, di percorsi interrotti e di scelte… La Disney ha voluto realizzare dei film che riuscissero a incantare i bambini e a sedurre gli adulti.
Frozen 2 è stato annunciato e tutti e ne sono rimasti entusiasti alla comunicazione, sottoscritta compresa. Devo essere sincera però, ho quasi avuto paura quando ero seduta sulla poltrona del cinema, prima che partisse la pellicola. Avevo timore che fosse la brutta copia del suo film precedente, che mi deludesse, che rovinasse il ricordo che avevo di quel cartone tanto potente quanto sensibile…
Per fortuna, tutto ciò non c’è stato.
Quando è finito il film sembravo una bambina appena scesa dalle giostre. Un entusiasmo e una felicità che ha poche eguali. Frozen 2 ha avuto la stessa capacità del primo film di parlare ai cuori degli spettatori, di scaldarne gli animi, di toccare i pensieri più profondi. Ringrazio la Disney per averci regalato questo piccolo ma grande gioiello che vuole insegnare qualcosa ai bambini del giorno d’oggi e ricordare messaggi bellissimi agli adulti.
Frozen – Il regno di ghiaccio: la prima volta di Anna e Elsa
Nel 2013 abbiamo visto queste due giovani ragazzine affrontare uno dei momenti più difficili: crescere senza genitori. Anna e Elsa sono due sorelle che sono sempre cresciute insieme fino a quando la seconda non ha colpito con i suoi poteri di ghiaccio la più piccola delle due. I genitori preoccupati quindi della potenza che quella magia potesse nascondere, le chiudono nel castello. Nonostante la loro morte, le porte di Arendelle, il loro regno, sono sempre rimaste chiuse per loro.
Nei primi istanti di questo film ci vengono mostrate due ragazze completamente diverse. L’una con la voglia di scoprire, di vedere il mondo, con l’ingenuità di chi vuole aprirsi agli altri, toccare e provare cosa voglia dire vivere al di fuori di quelle mura. La seconda con il solo desiderio di nascondersi, di celare ciò che realmente è, di indossare una delle maschere tanto narrate da Pirandello e mostrarsi in questo modo al mondo.
I genitori hanno avuto paura che Elsa potesse non venir accettata dal popolo, non amata perché temuta e considerata… diversa. Nessuno ha mai visto in lei quei poteri come qualcosa in più, Elsa è sempre stata considerata quella bambina con i poteri, come se senza di essi lei non sarebbe stata… Elsa. Beh, spoiler alert, la magia la rende speciale ma non la identifica. Questo è uno dei primi messaggi che vuole mandare Frozen: non lasciarsi identificare e marchiare da un tratto che ci differenzia dagli altri. Anzi, si deve pensare a quella cosa come a un dono, a un plus valore che abbiamo e che ci rende… speciali.
Quando, inevitabilmente, Elsa viene smascherata, ecco che fugge e che costruisce il suo castello: unico posto in cui può essere da sola e mostrarsi, in cui non deve piangere per ciò che è, in cui può risplendere come se fosse l’alba. Ecco che si trasforma e si veste di quell’abito e di quella treccia ormai diventate iconiche. Ecco che finalmente lei si sente solamente una bambina, una ragazza di nome Elsa.
Anna nel frattempo sogna di incontrare il principe azzurro, si immagina di incontrare il ragazzo che la salverà da quella prigione in cui vive. L’ho detto anche prima, lei aveva l’innocenza e l’ingenuità di una piccola bambina che voleva scappare da un mondo che non sentiva come suo, che non le apparteneva. Appena vede Hans, infatti, pensa che sia amore, che lui sia quello giusto e tutte queste cose da film insomma. Anna non sa però che esistono persone con secondi fini, non sa che l’amore non è solo questo… Come può saperlo se lei non l’ha mai provato per qualcuno?
L’unico amore che ha provato è stato quello dei genitori e della sorella, fino a quando non è stata colpita dai poteri di Elsa. Da quel momento in poi tutto è cambiato. Anna ha incontrato solo persone che si sono prese cura di lei, ma non sa cosa voglia dire amare e dedicarsi a qualcuno. È facile a questo punto capire perché si sia abbandonata così in fretta alle braccia di Hans.
La sua stessa ingenuità è quella che la porta a pensare che sarebbe riuscita a far tornare sana e salva Elsa. Lei dice di conoscere la sorella, ma come potrebbe mai farlo se non si sono mai viste da quando sono piccole? Non c’è più stato alcun contatto tra di loro, nemmeno uno sguardo… Anna è la rappresentazione dell’innocenza bambina, di quel desiderio di aggiustare il mondo con un piccolo e veloce gesto. Ben presto però, ecco che la giovane incontra un ragazzo che invece ha sempre vissuto in mezzo ai boschi, che non ha mai avuto dei muri, che ha sempre visto e conosciuto il mondo: Kristoff.
Lui sarà la bussola di Anna verso la razionalità, verso la comprensione del mondo. Quando Elsa le colpirà il cuore con il ghiaccio, sarà Kristoff a salvarla. Lui è il ragazzo inaspettato che guida la giovane spaesata verso una strada che potrebbe essere quella giusta. Ricordiamoci infatti che Kristoff si era preso una cotta per Anna e nonostante questo lui l’ha portata da Hans per ricevere il “bacio del vero amore”. Come dice Olaf, l’amore è mettere il bene di qualcun altro prima del proprio.
“L’uomo delle renne” (come l’ho soprannominato io) insegnerà ad Anna cos’è l’amore, le mostrerà che è sacrificio, impegno, che è un dedicarsi all’altro, è volere il bene dell’altro nonostante possa arrecare del danno a sé stessi. Tutto questo, Kristoff l’ha mostrato ad Anna senza che lei se ne rendesse conto. Lei è stata un’allieva silenziosa per tutto il film, ha imparato perfettamente da lui in cosa consista l’amore. Nel momento del bisogno però, lei non ha esitato: nonostante fosse in fin di vita, decide di salvare Elsa dalla morte per mano di Hans.
In quel momento, il gesto di Anna è stato esso stesso il gesto del vero amore. Lei si è congelata perché sua sorella potesse sciogliere il suo cuore di ghiaccio. Nonostante non la vedesse più da tempo, nonostante l’avesse colpita per ben due volte con i suoi poteri, la ragazza non ha esitato nel dare la propria vita per lei. Se non è amore questo, cosa lo è?
Frozen parla di un amore profondo tra due sorelle che appartengono, apparentemente, a due mondi diversi. L’una pensa di essere diversa perché ha i poteri, l’altra perché non li ha. Quello che Anna e Elsa hanno imparato in questo primo film è che possono bastare l’una all’altra. Hanno entrambe imparato a riscoprirsi, a trovare le proprie origini e le proprie basi. Frozen ci ha incantate per la delicatezza con cui l’amore fraterno ci viene mostrato.
Un amore che va oltre qualsiasi confine, un amore che trascende qualsiasi cosa. Un legame che è inscindibile, qualsiasi cosa accada. Due persone che crescendo saranno sempre più indispensabili l’uno all’altra, che affronteranno sfide e momenti difficili ma che riusciranno a vincerli nel momento in cui potranno appoggiarsi vicendevolmente. Frozen non narra la classica storia d’amore della principessa e del principe che si innamorano e si sposano nel giro di due secondi. Frozen narra di un amore che si costruisce giorno per giorno, che affronta difficoltà, che si scontra e incontra in vari momenti. Posso quasi sbilanciarmi dicendo che Frozen è uno dei primi film della Disney che parla di Amore, di quello vero, di quello con la A maiuscola.
Frozen 2 – Il segreto di Arendelle: Anna e Elsa sono cresciute, cosa è cambiato?
Dopo 6 anni e due spin-off, finalmente abbiamo avuto il sequel tanto agognato e desiderato. Devo dire che sono stata felicissima di vedere le due sorelle più amate della Disney sul grande schermo. Non nego che nei 103 minuti di durata del film, ho avuto un caleidoscopio di emozioni dentro di me.
In tutto questo tempo, le protagoniste sono cresciute, sono diventate più grandi e consapevoli di quello che provano e di quello che vogliono diventare. Elsa ormai non si nasconde più e Anna ama la sua vita e tutto ciò che la circonda. In questo film però vediamo più chiaro-scuri, momenti più difficili da vivere rispetto al primofilm, discorsi più maturi. Vi ricordo infatti che Anna e Elsa sono cresciute.
Nonostante Anna canti che non vuole che qualcosa cambi, ecco che inevitabilmente arriva qualcosa che turba l’equilibrio che tanto faticosamente si sono costruite. Infatti, Elsa inizia a sentire un richiamo che la porta a scoprire di più di sé stessa, le sue origini e i motivi per cui lei ha quei poteri che la differenziano da tutti gli altri. Un pericolo è nell’aria e le due sorelle si uniranno per cercare una soluzione.
Frozen 2 parla molto di più dell’eroina Elsa rispetto a sua sorella. Questo toglie qualcosa al film? Assolutamente no. Anzi, ho apprezzato molto questa scelta stilistica. In questo film c’è una crescita importante, entrambe affrontano un passo decisivo che avevano lasciato in sospeso con il primo film: quale sarà il destino di queste due sorelle? Come faranno ad affrontare le sfide che la vita metterà loro davanti?
Ed ecco che Anna ci mostra il suo timore, la sua debolezza: ha paura di perdere Elsa. In una canzone strappalacrime lo esclama a gran voce: lei è diventata il uso equilibrio, il motivo per cui il sole splende. In più momenti ci viene mostrata questa sua paura al pensiero di perdere la sorella: l’insistenza nel voler fare tutte le cose insieme è stata una cosa toccante, delicata, dolce, sensibile. Elsa d’altro canto, appoggia questo suo desiderio, ma non riesce bene a capire quanto abbia sofferto Anna quando è stata senza di lei rinchiusa in quel castello, prima ancora che fossero aperti i cancelli.
Elsa in Frozen 2 scoprirà sé stessa e il suo passato, affronterà delle sfide notevoli, dei momenti difficili e intensi, ma alla fine arriverà ad avere una risposta a tutti quelli che sono stati i suoi dubbi. Le canzoni che canterà infatti sono tutte legate a una scoperta, a un qualcosa di ignoto che vuole scoprire, un tassello del puzzle che deve trovare per avere chiaro il disegno che la vede protagonista. Nel film vediamo che nella scena cruciale cambia nuovamente aspetto: i capelli sciolti, il vestito bianco, il velo immancabile. Elsa finalmente può esprimere tutta la sua purezza, tutta la sua luce, tutta la freddezza che la contraddistingue semplicemente essendo se stessa.
In Frozen lei è stata salvata da Anna, senza sapere che era la chiave per sciogliere il suo cuore di ghiaccio. Allo stesso modo, nel momento di bisogno e quando si stava per congelare perché era andata troppo in fondo ad Athoallan, ecco che la chiama ad aiutarla. Sa che Anna risponderà al suo richiamo, sa che lei ci sarà per salvarla. Cosa succede però? Come la madre aveva cantato nella ninna nanna “ma in quel fiume affogherà chiunque vada troppo in là”. Elsa è andata oltre, non tornerà indietro fino a quando il torto non verrà ripagato. Anna, in tutto questo, è con Olaf e stanno cercando di trovare una via d’uscita.
Anna inizia a capire cosa sta succedendo quando vede i fiocchi di neve che compongo Olaf staccarsi. Ecco, in quel momento, in quel bellissimo e dolorosissimo abbraccio, lei si è resa conto che sta perdendo il suo più fidato amico e che ha già perduto la sua amata sorella. In quella caverna nera, vediamo una Anna diversa da come noi spettatori siamo stati abituati a vederla: il sorriso le è stato tolto, la sua innocenza è stata sostituita da un peso inestimabile, l’equilibrio che tanto amava si è inevitabilmente rotto.
In quel preciso momento, la giovane Anna diventa una donna. Sa che deve ascoltare quella piccola e delicata voce che le sospira alle orecchie, non può rimanere seduta in quella caverna a piangere: Arendelle ha bisogno di lei. Anna decide di fare la cosa giusta: una decisione ardua, complessa, ma anche la più semplice allo stesso tempo. La ragazza che chiamavamo innocente è chiamata a crescere improvvisamente, sa che avrà delle responsabilità più grandi di lei, sa che sarà difficile, dovrà trovare un nuovo equilibrio, un nuovo motivo per trovare l’alba dentro sé. Anna decide di fare la cosa giusta salvando il suo regno, mettendo il bene degli altri prima del suo dolore.
Questo, secondo me, è l’amore verso se stessi. Non si posticipa il pianto, non lo si nasconde, lo si mette solo in pausa. Si cerca la forza dentro le proprie ossa, in ogni respiro, in ogni battito del proprio cuore. Si fa un lungo respiro, ed ecco che le idee si schiariscono e si sa cosa si deve fare: semplicemente, la cosa giusta. Anna ha messo davanti questo suo motto interiore e ha salvato la sua gente. Ha ripagato finalmente il torto creato dal loro nonno. Vi ricordate cosa sarebbe successo in questo caso?
Ebbene sì, Anna ha di nuovo salvato Elsa. Il suo dolore non l’ha fermata, non l’ha identificata, non l’ha lasciato diventare parte di sé stessa: lei è andata avanti facendo la cosa più giusta. Penso che un insegnamento più bello la Disney non poteva darci.
In tutto ciò, Kristoff è stato solamente accennato, solo in alcuni momenti (anche iconici oserei dire) è stato mostrato. Quando ritorna lui, dopo essersi allontanato a metà film? Quando Anna è pronta. La sua proposta di matrimonio per la giovane è stata un pò la ragione della sua presenza in questo film. Ebbene, lui si inginocchierà nel momento in cui già Anna aveva incominciato a stare di nuovo in piedi da sola. Lui la aiuta a portare i giganti verso la diga, ma ormai Anna aveva fatto la sua decisione.
Cosa vuol dire questo? Beh, mi sembra chiaro che anche in questo caso si parla di amore. Perché una relazione non deve completare una persona, non deve essere cercata con il lanternino: deve arrivare nel momento giusto, quando si è pronti a riceverla e ad apprezzarla, quando si vuole vivere quel qualcosa in più.
Kristoff arriva quando Anna è pronta, quando lei è pronta per quel qualcosa in più. Questo è l’amore che una persona dovrebbe cercare. Non una persona che ci completi: noi dobbiamo sapere bastare a noi stessi. Si deve trovare quella persona che aggiunga qualcosa a quello che noi siamo già. Quando la si trova si dovrebbe dire “meno male che ti ho trovato, hai messo ordine nella mia vita”. Io penso che questo dovrebbe essere l’Amore che si cerca di avere. Non quella persona che mascheri o nascondi i difetti dell’altro, ma che li esalti e che li ami proprio perché sono i difetti che identificano quella persona.
In Frozen 2 però si parla anche di altro, di un “piccolo” dettaglio che è stato trascurato invece nel film precedente. I genitori di Anna e di Elsa, in particolare, in questo film si parla della mamma. Frozen 2 ci parla di due sorelle che iniziano a bastarsi a loro stesse, che capiscono che anche se sono lontane e vivono la loro vita da sole rimarranno sempre legate da un legame speciale e magico. Frozen 2 però ci parla anche di motivi e di ragioni che troveranno la luce in un posto molto vicino a loro: i propri perché, tante volte, hanno le radici dove qualcuno ha piantato il seme della nostra pianta. Elsa ha trovato le risposte grazie alla mamma, grazie al suo passato.
Prima di affrontare il futuro, spesso, si deve fare pace con ciò che ci ha preceduto. “Perdi ciò che tu hai più amato ed allora l’hai trovato”. Questo è il monito che canta la mamma, questo è quanto succede ad Elsa: lei ha perso i suoi genitori, ha capito che nella sua vita non potrà più vivere al fianco di sua sorella. Ha trovato il suo posto. Lei vivrà ad Athoallan essendo se stessa, non cambiando o nascondendosi. La corsa finale di Elsa verso la sua nuova casa sapeva di novità, di tenerezza, di vincita, di conquista, ma anche di un ritorno al passato. Lei si allontanerà fisicamente da Anna per andare nel luogo in cui verrà accolta come da una madre, esattamente come fa l’acqua.
A poco più di 20 anni sono riuscita a vedere tutte queste cose in Frozen e in Frozen 2. Se mi dovessero mai chiedere perché lo amo e perché, un giorno, lo farò vedere ai miei figli, farò leggere loro questo articolo. Penso che basti come spiegazione, no?
L’eroe bambino che non ci aspettavamo di volere: Olaf
In Frozen e in Frozen 2 abbiamo avuto un grandissimo protagonista che fino ad ora ho lasciato innominato: il bellissimo, fantastico, magico, unico e inimitabile Olaf. Lui, il pupazzo di neve più amato da tutti i bambini (e dagli adulti compresi).
Fun fact: per il mio diciottesimo compleanno mi sono regalata il pupazzo di Olaf, non scherzo.
Olaf ha avuto il potere di entrare nei nostri cuori con la sua innocenza, con la sua leggerezza e la sua ilarità. Lui è come se fosse un bambino, catapultato in un mondo per adulti, di cui non riesce nemmeno a distinguere tra un uomo (Kristoff) e una renna (Sven). I più fedeli sapranno a quale momento mi sto riferendo.
Rappresenta un pò il fanciullino di Pascoli. Olaf è stato creato da due bambine, mettendoci dentro tutta la loro innocenza e bellezza dell’essere ancora piccole: lui entrerà a far parte della trama in un momento buio, proprio quando avevamo più bisogno di leggerezza, spensieratezza. Olaf ha avuto il potere, in entrambi i film, di portare un sorriso sulla bocca degli spettatori. Quando Anna e Elsa sono ormai cresciute, hanno delle responsabilità, dei sogni e dei desideri che sono di ragazze cresciute, ecco che Olaf ricorderà loro come si stava da bambini.
Da bambino quale è, ne sa forse più di noi sull’amore. Sarà infatti lui, in un punto cruciale di Frozen a insegnare ad Anna cosa volesse dire amare. Sarà lui a dirgli che Kristoff ha fatto un gesto d’amore per lei, portandola tra le braccia di Hans nonostante questo gesto lo facesse soffrire. E poi, ecco che la frase più delicata e più innocente di tutte esce dalla sua bocca: “a volte vale la pena sciogliersi per qualcuno”.
Un piccolo e bellissimo pupazzo di neve ci insegna che a volte è bene sciogliere i propri limiti, le proprie barriere per far entrare qualcuno, per dedicarsi a un’altra persona. A volte, quando si vuole bene a un’altra persona ci si deve adattare a chi si trova davanti, senza però perdere completamente la propria forma.
In Frozen 2 vediamo un Olaf cresciuto, che si pone domande esistenziali, che vuole sapere, un pò come se volesse fare un abbonamento a National Geographic. Vi ricorda qualcosa? A me la fase dei “perché” che hanno prima o poi tutti i bambini. La sua finta serietà è amabile. Grazie a lui Elsa e Anna riusciranno a scoprire alcuni segreti grazie all’acqua, proprio perché “l’acqua ha memoria”. La cosa simpatica è che Olaf è fatto di ghiaccio: lui è la memoria dell’infanzia di Anna e di Elsa che cammina, vivo e in un ghiaccio perenne.
Io ho letteralmente amato entrambe le sue canzoni, “Estate” in Frozen e “Da grande” in Frozen 2. La seconda poi, devo essere sincera, l’ho trovata molto simile a “15 anni quasi 16” del musical storico e fantastico “Tutti insieme appassionatamente”. Sarà, ma a me sembra che il ritmo e la melodia siano molto simili. Nel caso, mi piace pensare che sia un tributo al grande classico. Un altro momento in cui ho visto un tributo è stato il viaggio: quando lui continuava a propinare informazioni a gratis, non vi ha ricordato qualcuno? Che dire, ho già detto che lo amo?
I momenti che mi hanno fatto più impazzire di Frozen 2, che riguardano sempre Olaf, sono molteplici. Ne ricorderò solo alcuni. Il primo riguarda chiaramente il dubbio che affligge molti di noi: chi è Samantha? Ecco, questo è un dettaglio che ha fatto scompisciare dalle risate tutta la sala del cinema e che tuttavia ha una risposta anche abbastanza no-sense. Mi dispiace rivelarlo, ma il doppiatore Josh Gad ha twittato che quella frase è stata una sua pura improvvisazione. Intanto che stavano registrando, lui se ne è uscito con quella frase, così dal nulla. Ebbene, come possiamo non amare ancora di più questa bellissima gag?
Throughout the process of making these films, it never ceases to amaze me that I‘m allowed 2 improv something clinically insane in a sound booth & then the best animators in the world take my nonsense & bring it to life over thousand of hours. Thank you @disneyanimation #Frozen2 pic.twitter.com/a8dk082SHn
— Josh Gad (@joshgad) November 30, 2019
Un altro momento che ho AMATO e ADORATO è stato quando ha fatto il riassunto di Frozen. Le risate erano quasi d’obbligo, così come le lacrime agli occhi. Sembrava quasi di rivedere un mini riassunto delle sette stagioni di GOT prima della stagione finale (forse il suo aiuto ci sarebbe servito per un divertente e innovativo rewatch). Olaf ci ha restituito, con il suo sguardo bambino, la storia che ci ha fatto innamorare del ghiaccio. Penso che quei minuti siano stati alcuni dei più belli di tutta la pellicola.
C’è da dire però che in Frozen 2 c’è forse uno dei momenti più traumatizzati per i bambini, un evento che li turberà come noi siamo stati toccati dalla morte di Mufasa e da quella della mamma di Bambi: lo scioglimento di Olaf. Gli scrittori hanno scritto questa scena lasciando un margine di dubbio: i bambini non hanno compreso fin da subito quello che sarebbe successo. Tutto è diventato più chiaro con la canzone di Anna. Sentire i singhiozzi in sala è stata un’emozione unica: si poteva sentire il dolore di tutti. Solo altre poche volte mi è successo di sentirlo.
(mi dispiace, ma mi sembrava d’obbligo citare questo meraviglioso film che mi ha ridotto in lacrime più volte)
Per fortuna poi Olaf è tornato subito dopo Elsa. Cosa può significare? Non dobbiamo mai far scomparire il nostro fanciullino. Lui è quel qualcosa che ci fa vedere il mondo con gli occhi entusiasti, che ci fa canticchiare quando sentiamo una melodia conosciuta, che ci fa innamorare di qualcuno, che ci fa sciogliere per qualcuno. Curiamo il nostro Olaf personale, fa parte di noi, ha la nostra memoria, proprio come l’acqua.
Se volete leggere un commento un pò più tecnico (e meno sdolcinato) andate a vedere il post che ho pubblicato nella mia pagina Instagram (qui).
Se anche voi avete amato questi film, se avete dei dubbi e volete approfondire il discorso, vi aspetto nei commenti! 🙂
Vi lascio anche i link per andare a leggere altri articoli presenti qui nel blog riguardo il mondo di Frozen e più in generale quello della Disney:
- I nuovi personaggi di Frozen 2
- Arriva “Frozen II – Il segreto di Arendelle” ! – Trailer e novità
- Storie di amore fraterno sul grande schermo – sorelle al cinema
- Animazione ieri e oggi, una piccola riflessione
- Come sarebbero i personaggi Disney se fossero reali?
Nel dubbio, si beve buon vino e si guardano serie tv.
Iaiatv