Banksy è uno dei più grandi street-artist in circolazione. Writer e regista inglese, nacque a Bristol nel 1974 e ha realizzato meravigliosi murales su ponti, strade, muri di molte città.
Tra i suoi più celebri murales ricordiamo i rats, Falling Shopper, No ball games, Sweeper.
I murales di Banksy: temi, stile, soggetti
La particolarità dei suoi murales risiede nel fatto che sono realizzati con la tecnica dello stencil, lo stile, invece, prevede una forte linearità delle figure con elementi di dissonanza, il tutto per rafforzare la carica espressiva del soggetto raffigurato.
I soggetti di Banksy sono molteplici: tra questi ricordiamo volti di poliziotti, bambini, animali quali gatti e topi ( precedentemente citati), membri della famiglia reale e altri ancora.
I temi affrontati dal writer, proprio come i soggetti, sono tanti e riguardano la cultura, l’etica, la politica. Banksy cerca di usare la satira e l’ironia per denunciare alcune situazioni sociali che lo lasciano perplesso e che dovrebbero cambiare. Il suo stile lascia il segno e di sicuro i suoi murales, carichi come sono di grandi significati, aiutano a comprendere il senso di alcune realtà che spesso ignoriamo o non conosciamo.
La barriera di separazione israeliana e il pensiero di Banksy
Il pezzo di Banksy sulla barriera di separazione israeliana resta uno dei più bei capolavori dell’artista.
La Cisgiordania è separata dallo stato di Israele con un muro di 70 km e una recinzione di ferro spinato di 670 km per evitare attentati in territorio nazionale. Nove sono le opere rappresentate sulla barriera. Tra queste si distinguono quella in cui dei bambini cercano di perforare la recinzione con secchiello e paletta e un’altra, dove sempre dei bambini immaginano al di là del muro dei paradisi.
Questo fa capire quanto sia frustrante una situazione del genere. Secondo Banksy, un muro è una limitazione della libertà umana ed è un limite per un popolo, è una prigione. La sua denuncia è chiara, esplicita, vuole smuovere le coscienze altrui. Farci conoscere la povertà, lo sfruttamento minorile, l’omologazione e la manipolazione da parte dei media, la privazione di un diritto così importante: la libertà.
Dov’è Banksy? C’è ma non si vede
Banksy non ha mai permesso la vendita dei suoi graffiti, è un artista che vaga in incognito, lascia il suo segno, scompare, riappare. È ovunque eppure non lo vediamo. Ma c’è.
È affascinante il non sapere dove si trovi. Lascia un alone di mistero la sua presenza- assenza. Eppure sarebbe bello conoscerlo.
Street-art: arte contemporanea in fermento
Ultimamente la street-art ha acquistato spazio ma viene ancora sottovalutata. L’errore più grande che si possa fare a riguardo? Dire che si tratta di scarabocchi o di vandalismo da teppisti di strada senza dimora. Essa è molto di più. È arte contemporanea, riconosciuta dagli storici dell’arte, descritta dai libri di storia dell’arte contemporanea di licei e università, è una forma d’espressione. È forma, tecnica, stile, comunicazione, espressività, emozione. Rappresenta soggetti, storie. È vivace, un’esplosione di colori. La si può portare avanti con la spray art, con i gessetti colorati, con i colori ad olio. Il tutto su varie superfici: pannelli, cartelloni, cartoncini, muri, supporti in alluminio, in legno, plastica.
Non è facile per gli artisti della strada avere uno spazio proprio. I quadri e le sculture hanno spazi riservati al loro valore. E l’arte di strada? Un vecchio treno o un muro nascosto non è il massimo ma è pur sempre qualcosa. Già, perché non vi sono spazi o strutture in grado di garantire un zona riservata a quest’arte sempre più in fermento. Una specie di museo a cielo aperto ove poter realizzare murales di ogni tipo, sperimentati con varie tecniche.
È giusto e doveroso ricordare che l’arte contemporanea è vasta e continua ad evolversi e tutto ciò che ci circonda, può essere un supporto da decorare, pitturare, sperimentare.
L’arte è ovunque. Quando è presente nelle strade, sui muri , sulle facciate dei palazzi, è ancora più bella.