2019, non il nostro 2019 ma quello immaginato da Philip K. Dick nel suo “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, Questa è la data in cui si svolge la vicenda di Deckard, un poliziotto che viene richiamato per uccidere dei replicanti ribelli.
Come in tutti i capolavori la trama è davvero semplice. Quello che però il capolavoro di Ridley Scott ci vuole portare davanti agli occhi con una forma esteticamente perfetta è altro. “Blade Runner” scava a fondo nel nostro animo e ci pone di fronte ad una delle domande più grandi: cos’è l’umanità? Chi può decidere cosa è degno di vita o no?
Ogni replicante di Blade Runner è, come lo stesso loro creatore afferma, “più umano dell’umano”. Niente di più vero. Essi si ribellano, desiderano prolungare la loro vita che è ridotta a pochi anni per questioni di sicurezza. Hanno quindi paura della morte, provano sentimenti, hanno dei ricordi (per quanto fittizi). Sono esattamente come noi ma hanno forse qualcosa in più che questa nostra società (esasperata nel film) sta via via perdendo in una continua corsa al potere e alla ricerca della ricchezza. I replicanti cercano invece soltanto di sopravvivere al loro destino.
“Io ne ho viste cose che voi umani non potete neanche immaginare”, la celeberrima frase simbolo di quest’opera contiene in sé tutta l’essenza della pellicola e del cinema stesso. La vista e gli occhi sono degli elementi molto presenti in questo film. Partendo dall’immagine meravigliosa di apertura, passando per il fabbricante di occhi e arrivando alla frase di Rutger Hauer (improvvisata) scopriamo che per i replicanti ma anche per chi ama il Cinema la vista è il più importante tra i cinque sensi. Allora Scott appaga questo senso con immagini meravigliose che ci tengono incollati allo schermo.
La vita che hanno i replicanti è forse meno degna di essere vissuta solo perché sono stati creati dall’uomo? Se non è così allora è giusto che si ribellino alla morte diventando così praticamente immortali? Creare qualcosa non ci rende superiori a quella cosa ma ci rende responsabili per essa. Ecco perché la figura del creatore di replicanti appare così negativa, così miope (non a caso porta degli spessi e grossi occhiali). Egli non vede ciò che invece è nitido e palese: i replicanti (che non portano occhiali e non sfruttano strumenti per la visione) sono consapevoli che la loro è vita vera e desiderano viverla. È forse un crimine? Certo che no.
Un crimine però è uccidere e per questo Deckard è costretto ad eliminarli, in base ad una legge che per quanto ingiusta lui applica. Blade Runner parla di vita, morte, creazione, distruzione, umanità, legge, rivolta, religione e tanto altro. Sonda tutti gli aspetti dell’animo umano con una profondità difficile da replicare in un’altra pellicola. È stato fatto un sequel, “Blade Runner 2049”, magnifico film che porta avanti le intuizioni di questo primo ma inarrivabile capitolo.
Lorenzo