Che Dio ci aiuti 6 verrà alla luce -sui teleschermi delle case degli italiani- il 7 gennaio 2021 ma ha già fatto il pieno delle critiche, piovute principalmente in seguito alle foto circolate di Francesca Chillemi (che è Azzurra) in abito da novizia e alla conferenza stampa tenutasi online il 29/12/20. Ho riflettuto a lungo prima di decidermi a scrivere questo articolo perché volevo analizzare bene i pro e i contro in merito ad una sua effettiva stesura ma ho poi deciso di buttarmi verso l’ignoto e cominciare a comporlo. Prima di iniziare, però, ci tengo a specificare che nessuno deve vedere questo mio articolo come “un’accusa” alla critica -che, se costruttiva, va fatta- né come “un’accusa” ai produttori/agli sceneggiatori/agli attori. È semplicemente il risultato dell’elaborazione del mio parere in merito che può essere più o meno condivisibile.
#CheDioCiAiuti6, da giovedì #7gennaio in prima visione su @RaiUno e @RaiPlay, con Elena Sofia Ricci.@CheDioCiAiuti6 @ElenaSofiaOf pic.twitter.com/qtSMv8cuhz
— Ufficio Stampa Rai (@Raiofficialnews) December 28, 2020
La critica più diffusa: Se non siete d’accordo con le scelte non guardatelo
Questa è una tra le prime critiche fatte a chi ha criticato Che Dio ci aiuti 6. Analizziamola insieme: se qualcosa non piace, è lecito criticarla con cognizione di causa e soprattutto senza attaccare nessuno; esprimere il proprio parere è (per fortuna!) più che lecito, nessuno dovrebbe sentirsi attaccato o messo alle strette perché ha detto la sua su un argomento qualsiasi. Dire “non lamentarti, fai a meno di guardarla” è una frase senza senso, perché la libertà individuale di ogni singola persona è appunto libertà di fare ciò che si vuole nei limiti consentiti dalla legge: l’insulto deve essere vietato, la presa di posizione violenta idem, ma il semplice commento no.
Il vedere una serie non implica vedere quella serie perché piace, può anche essere un segno di “completamento dell’opera”, un “la guardo perché non lascio le cose a metà, anche se, secondo me, hanno superato il limite”. Il guardarla non è “la guardo perché così poi posso criticare e sparare a zero su tutti e tutto”.
La seconda critica più diffusa: Eh ma è colpa della Chillemi! Eh no, è colpa di Guanciale! No, no, tutta colpa degli sceneggiatori!
“Bisogna capire quando il proprio personaggio è arrivato al capolinea” – questa è la critica più diffusa nei confronti di Francesca Chillemi. Ora, a me può andare bene tutto ma non si può dire che la colpa è di un’attrice perché lei, di base, è una persona che lavora. Stop. Che la storia in relazione a Guido fosse esaurita siamo d’accordo ma che Azzurra non avesse null’altro da dire può essere opinabile: la crescita del personaggio poteva essere portata avanti. Come è stata effettivamente portata avanti è un altro paio di maniche -ve ne ho parlato anche qui– e quella, sì, è colpa di chi pensa le storie che, tra l’altro, può decidere tranquillamente di far uscire felicemente in coppia i personaggi senza generare morti.
Che la colpa sia di Guanciale perché ha scelto di dedicarsi ad altro non è vero, così come non è vero che la colpa è della Chillemi. Anzi, Guanciale ha anche dato il lieto fine ad Azzurra e Guido, permettendo ai telespettatori di godere del loro matrimonio. Poi è andata come sappiamo ma anche questo è un altro paio di maniche…
Che la colpa sia degli sceneggiatori, come già detto, è vero perché sono loro che pensano e mettono nero su bianco le storie, avrebbero magari potuto sviluppare amicizie molto più profonde tra Azzurra e chi era rimasto in convento, avrebbero potuto mettere più in scena Azzurra mamma anche in relazione alla perdita del piccolo Davide, avrebbero potuto farla uscire insieme al marito e ai figli ma ormai la frittata è fatta e non resta che guardare ciò che è stato e giudicarlo con occhio critico, senza puntare eccessivamente il dito contro nessuno ma prendendo coscienza del fatto che qualcosa di -davvero- diverso poteva essere messo in campo.
I commenti di cast artistico e produzione
Questo è il vero punto dolente: dalle “frasi salienti” della conferenza stampa riportate sui profili social ufficiali di Che Dio ci aiuti 6 traspare solo un continuo scusarsi, un “mettiamo le mani avanti facendo vedere però che noi siamo differenti”. Dire che “questa non è una soap” è non solo un commento non pertinente ma è anche un modo per proteggersi dalle critiche in modo piuttosto ambiguo; dire che “c’è coerenza”, “sono state lasciate tante strade aperte”, “i personaggi evolvono”, “è un prodotto dinamico”, mette in luce tantissime crepe e pochissima convinzione in ciò che si è fatto: se i personaggi evolveranno davvero, lo spettatore lo vedrà, se le strade lasciate aperte sono credibili idem. Il fatto che Che Dio ci aiuti 6 farà passare qualche ora in allegria può essere vero ma lo scopriremo a tempo debito e a nulla ci serve che ci venga fatto presente anzitempo.
Umberto Gnoli: "La coerenza dei personaggi e delle narrazioni mantenuta nel corso delle stagioni si allontana dal meccanismo delle soap, proprio perchè nessuno di loro ha dovuto tradire l'essenza del suo personaggio"#CheDioCiAiuti6
— Che Dio Ci Aiuti (@CheDioCiAiuti6) December 29, 2020
Silvia Leuzzi: "Abbiamo lasciato aperte tante strade per far sì che ogni personaggio potesse crescere all'interno della serie. Questa non è una soap, è un prodotto dinamico, che vive e cresce insieme ai suoi protagonisti."#CheDioCiAiuti6 pic.twitter.com/CRu2SZMTiT
— Che Dio Ci Aiuti (@CheDioCiAiuti6) December 29, 2020
Non voglio fare la morale a nessuno ma ricordiamoci sempre che excusatio non petita, accusatio manifesta (la scusa non richiesta, manifesta accusa).
Il mio pensiero
Credo che dai paragrafi sopra riportati si possa evincere più di qualcosa in merito al mio pensiero. Io generalmente non lascio mai le cose a metà -l’ho fatto, finora, solo con due fiction: Un passo dal cielo e Don Matteo– ma, sinceramente, non so se guarderò questa sesta stagione di Che Dio ci aiuti. Il motivo della mia reticenza in merito è presto spiegato: non ho apprezzato tutto questo mettere le mani avanti, tutta questa spinta al “guardatelo e poi giudicate” -già largamente presente per la quinta stagione-. Che Dio ci aiuti ha fatto parte della mia adolescenza, ho amato le storie dalla prima alla quarta stagione -la quinta nemmeno la ricordo-, Suor Angela e Suor Costanza sono sempre riuscite a tenermi molta compagnia e anche a farmi divertire; delle cose inverosimili magari c’erano già -in fondo, è fiction, non vita (nemmeno di provincia, mi dispiace)- ma mi sembra che con la quinta stagione ci si sia diretti verso troppo inverosimile e con la sesta, a leggere le trame, ancora di più (Suor Angela con un figlio? Il cuore di Davide in una bambina, Penelope, di cui nessuno ha mai fatto menzione? Nico e Ginevra già quasi sposi? Azzurra…).
Voi cosa ne pensate di Che Dio ci aiuti 6? Lo guarderete? Scrivetelo nei commenti!
Ilaria
Sinceramente,il serial Che DIO CI AIUTI,mi ha stancata,e spero smetta,mi auguro invece di rivedere proseguo di Don Matteo,A un passo dal cielo,Provaci ancora prof,che mi piacciono molto di piu’
Il prosieguo di Don Matteo ci sarà così come quello di Un passo dal cielo (che ora ha esteso il suo titolo ad Un passo dal cielo – i guardiani e che verrà trasmesso a breve), per quanto riguarda Provaci ancora prof. penso ci si possa mettere una pietra sopra in quanto non ho mai sentito voci di possibili stagioni successive.