“L’ultima vittima di Hiroshima” è un libro del filosofo e scrittore Gunther Anders che consiste in un carteggio tra lo stesso Anders e Claude Eatherly, ovvero il pilota che sganciò la bomba atomica sulla città di Hiroshima.
La distruzione di Hiroshima
Il bombardamento di Hiroshima fu un attacco nucleare attuato dagli Stati Uniti contro il Giappone, e in questo contesto Claude Eatherly è passato tristemente alla storia come colui che con una semplice frase (“il cielo è sereno sopra Hiroshima”) provocò la scomparsa improvvisa di settantamila persone, e altre settantamila morirono per effetto delle radiazioni nei giorni seguenti.
Anche la vita dello stesso Eatherly, carnefice e vittima inconsapevole allo stesso tempo, venne segnata drasticamente da questa esperienza. Alla fine della guerra infatti i piloti venivano celebrati e acclamati come degli eroi, ma Eatherly rinunciò a trarre vantaggio da questa popolarità e si chiuse in se stesso, consapevole della sua immensa colpa.
L’uomo cadde nella spirale della depressione e tentò più volte il suicidio, nella sfera pubblica compì gesti di disperazione autodistruttivi: violò il domicilio altrui, commise piccoli furti e così via, cercando in tutti i modi di rendersi colpevole di fronte alla società. Eatherly però non ottenne la punizione tanto agognata e venne dichiarato infermo mentalmente con la diagnosi di “alterazione riconoscibile della personalità”.
L’inizio del carteggio con Gunther Anders
Il “caso Eatherly” colpisce Anders, il cui nome era già annoverabile per essere tra le personalità culturali di maggior spicco nel movimento antinucleare tedesco degli anni Sessanta. Decide quindi di scrivere ad Eatherly per compiere insieme un percorso che abbia come fine la presa di coscienza collettiva degli orrori delle armi nucleari.
Eatherly è debole e schiacciato da una colpa molto più grande di lui, e per questo motivo Anders decide di fare da cassa di risonanza alla sua sofferenza, che riguarda la nostra storia e ognuno di noi. La catastrofe di Hiroshima ha dimostrato come l’uomo non sia più in grado di immaginare gli effetti di ciò che egli stesso ha prodotto.
Anders si interessa particolarmente alla mente di Eatherly, che non è infermo mentalmente, ma si tratta semplicemente di un uomo normale la cui coscienza non può compiangere o farsi carico della morte di circa duecentomila persone perchè è un dolore sproporzionato rispetto a quello che la nostra mente può sostenere. Quindi la soluzione più naturale e umana è l’angoscia e lo sconforto che abitano Eatherly ogni giorno.
Eatherly ed Eichmann
Anders fa un confronto tra Eatherly ed Eichmann, nazista che lavorava nei campi di sterminio che si dichiarò non colpevole in quanto aveva agito solamente da “rotella nell’ingranaggio del terrore”. Al contrario, Eatherly non ha deciso di scagionarsi ma ha avvertito la necessità di emanciparsi dal ruolo di rotella.
Anders ed Eatherly attraverso il loro scambio di lettere lavorano assiduamente in un rapporto di solidarietà e di amicizia affinchè una catastrofe del genere non accada mai più. Perchè solamente affrontando anche la realtà più dura si può rientrare in contatto con le proprie emozioni e imparare anche a disperare.
Questa è la grande lezione di Eatherly, il pilota di Hiroshima che ebbe il coraggio di affrontare la sua azione e di opporsi alla rimozione di essa.
Stralcio di una lettera di Gunther ad Eatherly
Se, in questo periodo, in cui siamo sconvolti ogni giorno dall’orrore di quegli eventi di quasi vent’anni fa, penso a te in modo particolarmente intenso, Claude, è perchè tu sei la grande controfigura che ci può consolare in questo orrore. Quando eseguisti l’incarico che ti era stato affidato, come rotella nell’ingranaggio, non sapevi cosa facevi. Ma dopo aver visto quello che avevi fatto sei balzato in piedi e hai gridato “no”. A partire da quel “no” non c’è stato giorno in cui ti sei rimangiato quella parola. Non ti sei fatto piccolo e hai detto “Se, in quanto semplici rotelle, possiamo diventare paurosamente colpevoli, allora dobbiamo rifiutare di fungerci da rotelle in quel senso”.
E voi avete letto questo carteggio? Cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti!
Qui Veronica Scrive, passo e chiudo!