Titolo: Come il mare in un bicchiere
Anno: 2020
Casa editrice: Feltrinelli
Genere: narrativa italiana
Target consigliato: dai 18 anni in su
Lunghezza: 128 pagine
Punto di vista: prima persona
Valutazione: ★★★★☆
In me sto bene
come il mare in un bicchiere
ma se sono confinato in questo calice
qualcuno mi può bere.
Chiara Gamberale
Chiara Gamberale è nata nel 1977 a Roma, dove tutt’ora vive con la figlia Vita. Ha esordito nel 1999 con Una vita sottile e da lì non si è più fermata. Collabora con La Stampa e Vanity Fair. Ha diretto a Roma il laboratorio di scrittura creativa “Il calamaio”. I suoi romanzi sono tradotti in quattordici paesi e sono stati a lungo in cima alle classifiche in America latina e in Spagna.
Trama
Parlare di una vera e propria trama di Come il mare in un bicchiere è errato perché una trama non c’è. Vi lascio qui sotto una descrizione tratta da ibs.it, famosissima libreria online.
Ci sono persone con un desiderio così forte di assoluto, che si sentono nel corpo come l’immensità del mare dentro a un bicchiere. Ma sanno che quel bicchiere, piccolo fino al ridicolo per il suo compito impossibile, è l’unica occasione per incontrare gli altri, perché qualcuno possa avvicinare le labbra e bere. Persone che di quel limite però continuano a essere insofferenti, a stare male al punto di diventare prigioniere della propria testa. Persone Dentro di Testa, come scrive Chiara Gamberale – “non ho mai sopportato che delle persone con un certo tipo di problemi si dica: fuori di testa”. Persone fondamentalmente smarrite, come sente di essere lei e quegli amici che soprannomina ‘Gli Animali dell’Arca Senza Noè’. Che quando il mondo si è chiuso in casa, contrariamente a chi di solito è capace di vivere, si sono dimostrate fin troppo capaci, senza il peso del Là Fuori, di sopportare questa quarantena. “A che cosa ci riferiamo, quando diciamo: io? A tutto quello che prescinde dal Là Fuori o a tutto quello che lo prevede?” Chiara Gamberale, sempre così pronta a raccogliere la sfida di inventarsi modi speciali per dare voce a ciò che sentiamo, ci consegna ora una testimonianza che è un urlo e una carezza. Pagine forti, nuove, in cui quel disagio diventa, alla luce particolare della pandemia, la chiave per schiudere le fragilità e le risorse di ognuno di noi. Perché quel metro di distanza dagli altri, sia quando si infrange sia quando si rispetta, è comunque “un potere nelle nostre mani”.
Commento
Questo libro è stato un piccolo autoregalo per la fine della sessione estiva, covavo il desiderio di leggerlo da quando l’avevo visto tra gli “scaffali” di una libreria online, e così quando sono andata in libreria l’ho acquistato. Non so dirvi di preciso cosa mi abbia colpita del libro prima ancora di iniziare a leggerlo: forse la copertina, forse la semplicità di una storia che potrebbe essere quella di tutti noi -e che in un certo senso lo è stata-, forse il fatto che avevo apprezzato Avrò cura di te (Longanesi, 2014), il libro scritto a quattro mani da Gamberale e Gramellini. Come il mare in un bicchiere è un racconto, un quaderno, come lo definisce la stessa scrittrice, della vita da quarantena, della vita in quel periodo ancora troppo vicino che non sarà mai abbastanza lontano, in cui ci siamo dovuti barricare in casa.
Con un linguaggio semplice, quasi elementare, entriamo nel mondo di Chiara e Vita -la figlia- e PdV -il padre della figlia- ma entriamo anche nel nostro mondo, ci sentiamo accolti in una dimensione che c’è e non c’è e per questo ci conforta -e al contempo ci sconvolge-. Le parole scorrono veloci, le pagine si divorano letteralmente e Come il mare in un bicchiere diventa un abbraccio collettivo, tra lettore e scrittrice, tra scrittrice e lettore, tra persone e persone. Un libricino corto -forse un po’ troppo- che merita decisamente di essere letto, che merita un posto in libreria per essere ripreso in mano e sfogliato nei momenti critici, in quei momenti in cui la via di scampo pare non esserci.
Una nota più che positiva che mi sento di fare è rivolta al titolo, semplice nella sua linearità ma colmo di significati nascosti, di detti non detti. Trovo che in un titolo così ci sia davvero un mondo che abbraccia un po’ tutti i lettori perché, diciamocelo, chi di noi non si è mai sentito -almeno in parte- come il mare in un bicchiere?
Conclusioni
Concludendo l’articolo non posso fare altro che consigliare Come il mare in un bicchiere a tutti, per vedere la quarantena appena passata, sotto una luce differente, per capire che forse qualche piccola nota positiva in tutto il marasma c’è stata -e potrà continuare ad esserci-.
E voi? Avete letto questo libro? Scrivetelo nei commenti!
Ilaria