Ciao a tutti! Quest’oggi invece di una delle mie solite recensioni ai singoli libri, vorrei parlarvi di uno scrittore in particolare: John Green. Premetto già, che in vista al fatto che sta riscuotendo molto successo ultimamente, la mia può essere considerata una unpopular opinion perchè, ve lo dico in breve, a me non convince molto come autore. Siete liberi di proseguire la lettura per capire cosa mi ha portato a pensarla in questo modo.
Baso il mio giudizio dopo aver letto e finito 3 su 6 dei suoi libri: Colpa delle Stelle, Città di Carta e Cercando Alaska.
Apprezzo molto che questo autore cerchi di scrivere libri su temi differenti come la malattia, l’amicizia, la ricerca di se stessi etc.. solo che nonostante queste buone premesse e la buona volontà sono più volte rimasta delusa dal modo con cui le storie sono state sviluppate.
Colpa delle stelle
Primo libro che ho letto, non di mia spontanea volontà ma l’averne sentito parlare cosi spesso mi ha spinto un giorno ad avventurarmi al reparto libri del supermercato e prendere una copia del libro. Sarà che io ho conosciuto tre persone, di cui due sono morte e una sopravvissuta al cancro, ma io sinceramente non sopporto quando qualcuno specula sul tema della malattia. Però, ciò non toglie, che appena comprato il libro, io mi aspettassi che invece l’autore fosse stato all’altezza di trattare una cosa del genere. Purtroppo non è stato così, dato che ha descritto la situazione dei protagonisti principalmente dal punto di vista pietistico senza nessun approfondimento che si avvicinasse alla realtà o che comunque mi facesse vedere come per un adolescente fosse avere un handicap simile. La cosa che ho odiato di più è stato leggere di come Hazel (ma anche Gus) fosse una malata terminale che grazie all’aiuto di farmaci e sentenze mediche inventate dall’autore riuscisse ad andare avanti e fare cose che nelle sue condizioni non avrebbe potuto fare.
Per farvi un esempio di cosa parlo vi leggo i ringraziamenti a fine libro che ha scritto John Green stesso.
In questo romanzo la malattia e la sua cura sono trattate in modo fittizio. Per esempio, non esiste niente che si chiami Phalanxifor. Ho inventato questa medicina perchè mi piacerebbe che esistesse.[…] Sono debitore a Josh Sundquist, Marshall Urist e Jonneke Hollanders, che hanno condiviso il loro tempo e la loro competenza con me rispetto alle questione mediche, che ho allegramente ignorato quando mi andava.
Insomma, perchè invece di una tematica cosi forte e al di fuori della portata di molti ha dovuto parlare del cancro? Penso che alla fine, se al posto del tumore Hazel e Gus avessero avuto un altro tipo di problema la storia sarebbe stata la stessa e non sarebbe risultata poco credibile. Anche il personaggio di Isaac doveva essere approfondito. Insomma, invece di preoccuparsi del fatto che non vede più, lui si preoccupa di come può essere amato da una ragazza. Si concentra tutto sulla tematica amorosa invece che sulla malattia.
Io non lo auguro a nessuno, ma assistere ad una persona malata di cancro, come purtroppo è avvenuto quasi due anni fa per mio nonno, è la cosa più brutta che vi possa accadere.
Perciò quando leggo sulle copertine del libro o del dvd “La storia che ha commosso tutta l’america” mi viene da pensare che in america nessuno sappia cosa sia questa malattia.
Era ovvio che uno dei due morisse perciò non capisco neanche come una scelta cosi banale possa sembrare un motivo per chiamare originale questo scrittore. Il fatto che alla fine (Ops, spoiler) Gus muoia è solo un modo per far fare al lettore medio un piantarello verso il finale della storia. Ma se ci ragionate un po’, far piangere qualcuno solo perché gli racconti una comune storia d’amore in cui ci scappa il morto non è sinonimo di bravura.
Città di Carta e Cercando Alaska. Essendo i primi libri di John Green penso che a sua discolpa si possa dire che doveva ancora maturare come autore. Le trame sono più o meno uguali: c’è sempre questo ragazzo un po’ sfigatello che ha a che fare con una ragazza forte impetuosa e istintiva che a volte ha dei tratti fastidiosamente infantili e deve fare una serie di azioni che lo porteranno a trovare delle risposte mistiche per trovare se stesso.
Sono presenti inoltre molti elementi superficiali e ridicoli che ricorrono spesso come il tizio che vomita a caso davanti alla ragazza a cui è interessato e finisce per mettercisi insieme, per citare un altro esempio in cercando Alaska ci sono tutti questi adolescenti che si atteggiano da persone vissute, fumano, bevono etc… oppure il tema dello scherzo è decisamente molto forzato e mi sono chiesta spesso, in particolare per Città di Carta, come sia possibile che a Margot sia andato tutto bene.
Irrealistico è anche il modo in cui vengono presentati i pensieri dei protagonisti, insomma è vero che un adolescente si pone spesso delle domande, ma non dei pipponi assurdi che durano una vita.
Sinceramente penso che queste storie non siano molti originali e il successo che hanno avuto lo devono solo al libro di maggior successo: il sopraccitato “Colpa delle stelle”, perché ammettiamolo, nessuno si sarebbe comprato gli altri libri di John Green se non fosse stato per quest’ultimo libro.
Ho letto anche qualche capitolo in pdf di Teorema Cathrine e posso garantirvi che è il peggiore, tant’è che non sono riuscita ad andare avanti: il ragazzo è sempre il nerd super genio di turno che è sempre uscito con ragazze di nome Cathrine ed è sempre stato lasciato. Dopo l’ultima rottura intraprende il solito viaggio on the road alla ricerca di se stesso dove incontra una ragazza.
In conclusione posso dire che dopo questa esperienza John Green non mi sembra un autore da lodare per chissà quale motivo. Sono aperta comunque a confrontarmi con chi la pensa diversamente da me, anche se penso di essermi spiegata a sufficienza.
Qui Sara Scrive, passo e chiudo!