Cultural Exchange!
Ciao ragazzi! Oggi vorrei raccontarvi della mia esperienza riguardo i Cultural Exchange perchè fortunatamente in 15 anni di carriera scolastica ho avuto l’occasione di studiare all’estero (anche se per poco) ma soprattutto di conoscere persone che sono venute qui in Italia a studiare la nostra lingua.
Il motivo principale per cui sto scrivendo questo è fortemente legato alla situazione attuale italiana riguardo il nostro pensiero sugli stranieri, sulle culture diverse dalla nostra. Immagino che avrete già capito a cosa mi riferisco: ultimamente, noi italiani, ci stiamo chiudendo sempre di più mentalmente nei confronti dell’altro, di chi non conosciamo ne come persona ne come cultura di appartenenza. Questo fenomeno sarà anche “””””””giustificato”””””” dall’enorme affluenza di immigrati stranieri che sta facendo discutere l’opinione pubblica sempre di più, ma io vorrei contribuire a questa discussione parlando in particolare ai ragazzi della mia età, nella speranza che non si tirino mai indietro di fronte a occasioni come quelle che offrono gli scambi culturali.
Questo perchè la gente spesso è intimidita dal diverso, soprattutto in un contesto in cui “non essere italiano” automaticamente al giorno d’oggi assume un’accezione negativa… ma le persone che vengono in Italia non sono sempre immigrati, sono anche turisti e soprattutto studenti! Persone che rispettano la nostra cultura e vorrebbero imparare di più da noi.
Gli scambi culturali sono un’ottima opportunità per imparare e fare amicizia con persone che riempiranno la vostra vita! Non so se vi è mai capitato di conoscere qualcuno, farci amicizia e sentirvi felice del legame che avete stretto, come se vi sentiste “connessi” con quella persona…ecco, immaginate che quando conoscete qualcuno che abita fuori dal vostro “cerchio”/dalla vostra nazione, la sensazione si moltiplicasse facendovi sentire connessi con il mondo! La curiosità di imparare, amare il diverso, connettersi con il mondo, questo secondo me significa sentirsi cittadini cosmopoliti….ed è veramente un’emozione grandiosa!
Per farlo però, dovete innanzitutto aprire le menti e svuotarle dai vostri pregiudizi, perchè altrimenti non sapete cosa continuerete a perdervi se rimarrete con la testa invasa da sterotipi, luoghi comuni e soprattutto dalla PAURA di chi non è come voi.
Bene, dopo questa lunga introduzione (perdonatemi se vi ho annoiato ma dovevo) posso raccontarvi la mia esperienza!
Grecia
In secondo liceo la mia professoressa di Italiano organizzò il “progetto Comenius” con altri 4 licei appartenenti a Francia, Germania, Polonia e Grecia. Il progetto è durato circa due anni durante i quali le nostre scuole si sono tenute in contatto fra loro per realizzare dei video e power point sull’ambiente. La presentazione finale è avvenuta nel 2015 a Roma, ma prima di quel momento ogni scuola ha ospitato per una settimana una delegazione di studenti e professori da ogni scuola.
Il primo incontro si è tenuto a Tessalonica, in Grecia dove io e altri 5 ragazzi italiani siamo partiti per soggiornare nelle famiglie di altri studenti greci.
Per far parte della delegazione italiana bisognava avere almeno questi requisiti:
– Parlare bene l’inglese
– Avere buoni voti a scuola
-Avere la possibilità di ospitare a casa un altro studente
Io sono stata ospitata da Elsa, una ragazza Greca che viveva a casa con la mamma, il papà, una sorellina più piccola (Stella) e la nonna. Stare una settimana con loro mi ha fatto apprezzare la cultura greca, in particolare quella culinaria! Allo stesso tempo mi sono divertita molto insieme agli altri ragazzi: grazie all’inglese ognuno di noi poteva far parte del gruppo e parlare con chiunque. In particolare ho fatto tantissima amicizia con i ragazzi greci e polacchi, che si sono sempre dimostrati molto amichevoli.
Elsa e la sua famiglia mi hanno portato in giro per la città e hanno mostrato come la cultura sociale greca sia molto simile a quella italiana. Per certi versi mi sono sentita a casa!
Con il resto degli studenti abbiamo collezionato un sacco di ricordi, visitato tanti posti diversi e siamo tornati a casa più uniti che mai. Questa esperienza secondo me è stata molto utile perchè mi ha aperto per la prima volta a questo tipo di sentimento: la condivisione.
Imparare da Elsa e la sua famiglia è stato un grandissimo dono, ma allo stesso tempo ho avuto anche io l’occasione di lasciare una parte di me in quella famiglia.
Germania
Nel 2010 io e la mia famiglia siamo andati col camper in vacanza a Versailles e mentre eravamo parcheggiati al campeggio abbiamo fatto amicizia con una famiglia di camperisti tedeschi. Avevo solo 12 anni, ora ne ho 20. Ci credete che quest’anno la mia famiglia andrà in Germania a festeggiare il compleanno di Markus, il capo-famiglia dei nostri amici?
Abbia legato veramente tanto! Al punto che ci sono state tantissime occasioni, specialmente durante l’estate, in cui ci siamo incontrati e abbiamo passato le vacanze insieme. Loro sono: Markus (papà), Brighitte (mamma), Franziska (figlia più grande), Jacob (figlio di mezzo) e Antonia (la più piccola).
Nel 2012 siamo andati in Germania da loro e abbiamo organizzato delle giornate in cui ognuno mostrava all’altro qualcosa della propria cultura. Markus e Brighitte ci hanno portato nel bosco della Baviera e ci hanno raccontato delle favole dei fratelli Grimm che io ho tradotto dall’inglese all’italiano per tutte le mie sorelle. Quella sera, dopo aver passato tutta la giornata a giocare nel bosco, Brighitte ci ha preparato il sauerbraten mentre Markus ha cucinato la carne alla griglia e tante salse particolari. Jacob invece aveva sistemato sul tavolo una botte di birra tedesca artigianale.
Si dice che i tedeschi non sappiano cucinare, forse da una parte è vero – visti i risultati penosi che hanno ottenuto nel tentativo di cucinare la pasta – ma almeno sulla carne e sulla birra sanno il fatto loro!
La mia famiglia invece, ha cucinato pasta e pizza fatte in casa. Inutile dire che i nostri amici germanici se le sono trangugiate tutte!
Anche con loro ho collezionato ricordi bellissimi, che sono legati soprattutto alla bellezza di quei momenti in cui ognuno di noi condivideva qualcosa con l’altro. Quando provavamo a parlare in inglese, a farci capire, a spiegarci anche a gesti… questo per me è stato fantastico! Uno dei ricordi più belli che mi vengono in mente è quando il nonno di questa famiglia – non sapendo l’inglese – provava a spiegare a mio padre quali fossero i luoghi più belli da visitare in Germania. Mi ha colpito molto vedere come è forte e bello il sentimento dell’amicizia, della condivisione, che è capace di rompere qualsiasi tipo di barriera, come quella imposta dalla differenza linguistica.
Inghilterra
Durante il terzo anno di Liceo sono andata con la scuola in Inghilterra. Non è stato il solito campo scuola: insieme alla mia classe siamo stati ospitati da alcune famiglie per poter studiare una settimana in una scuola speciale per studenti stranieri che vogliono imparare l’inglese.
Il mio professore aveva organizzato con cura questa settimana di studi nella cittadina di Torbay. Essere ospitati in casa di qualcun altro è un’esperienza che offre un duplice vantaggio: da una parte si riducono le spese per l’alloggio e dall’altra si ha la possibilità di far pratica con la lingua insieme alla famiglia ospitante.
Anche se in questa esperienza ho avuto modo di imparare ad interagire con gli abitanti e le tipiche situazione cittadine di un paese estero, più che interagire con nuovi amici stranieri, volevo comunque puntualizzare una cosa riguardo l’hosting in una famiglia.
Spesso ciò che impedisce ad una persona di fare questo tipo di esperienze sono proprio i pregiudizi e la fatica e paura di accettare di confrontarsi con altre abitudini e mettere da parte le proprie. Vi posso giurare che se apriste un po’ di più il cervello, evitando di essere schizzinosi, il peso di affrontare altre tradizioni non vi sembrerà cosi insormontabile.
Ad essere onesti, non ho mai sopportato le persone con una scarsa capacità di adattamento perchè spesso, nel 99,9% dei casi, le persone con questo tipo di problemi sono quelle che hanno più pregiudizi nei confronti degli altri, quelle che si schifano quando devono affrontare qualcosa di diverso dalla loro routine. Se devo essere sincera questo tipo di atteggiamento denota una fortissima chiusura mentale che non fa certo onore a nessuno!
Tornando all’Inghilterra… che posso dire? Sono stata a Londra e dintorni svariate volte, sia con la scuola che per conto mio, e stranamente non ho avuto l’occasione di farmi degli amici li. Più che altro, l’Inghilterra è stata un po’ il mio centro d’addestramento per abituarmi a quel tipo di situazioni in cui sono in viaggio da sola e devo imparare a confrontarmi con una realtà cittadina internazionale. Stando in un altro paese ho imparato a badare a me stessa e mi sono responsabilizzata di più.
Scozia
So che come informazione non è chissà quanto rilevante, ma sono due anni che ho un’amica di penna in Scozia. Si chiama Annalise e spero di riuscire a mettere abbastanza soldi da parte da potermi finanziare un viaggio nelle Highlands scozzezi e incontrarla!
Corea
Anche all’Università mi sto rendendo conto di avere tantissime opportunità di scambio culturale con altre persone. Già nel primo semestre di quest’anno mi è capitato di conoscere due ragazzi stranieri che erano venuti qui in Italia per imparare l’italiano Serjei (Russia) e Mati (Persia), ma solo con Sara, Gemma e Luna (questi sono i loro nomi Italiani) tre studentesse coreane ho avuto veramente l’occasione di instaurare un vero rapporto d’amicizia.
La Sapienza di Roma – come tantissime Università italiane – offre la possibilità a ragazzi stranieri di venire in Italia ad imparare insieme ad altri ragazzi Italiani. Secondo me, avere la possibilità di passare mesi in un paese è veramente fantastica!
Ho conosciuto Sara, Gemma e Luna perchè frequentano insieme a me le lezioni di “Storia dell’arte medievale” e mi sono subito offerta di aiutarle ad ambientarsi qui a Roma. Oltre la curiosità di imparare qualcosa di più sulla Corea, mi sono proposta come loro guida anche perchè so cosa significa essere soli in un paese sconosciuto. Inoltre una mia amica che ha vissuto negli Stati Uniti per sei mesi – sempre per un cultural exchange – mi ha spiegato che una volta arrivata in America le sarebbe piaciuto se gli altri studenti, di loro spontanea volontà, le si fossero avvicinati per parlare e farle fare pratica dell’iglese.
Quindi mossa da questi sentimenti, sto facendo amicizia con queste ragazze e già ho avuto i primi segni che questo sarà veramente un bel rapporto.
La settimana scorsa ci siamo viste a casa loro per insegnargli a fare la pasta alla carbonara e la parmigiana di melanzane. La prossima settimana invece dovrebbero venire a casa mia per imparare a cucinare la pasta fatta in casa e conoscere la mia famiglia. Loro allo stesso tempo con me sono state molto gentili e mi hanno insegnato un sacco di cose sul Kpop, sulla Corea e sulle loro tradizioni.
La cosa che mi ha colpito di più è stato il fatto che mentre ero ospite a casa loro, mi hanno regalato un quadernino e altri souvenirs che si erano portate dalla Corea per il loro “primo amico italiano”. Questo gesto mi ha colpito molto! Sono molto simpatiche a mi trovo bene con loro.
Cina
Beh, quest’ultima parte è ancora da vedere. So solo che l’amica di cui vi parlavo prima – quella che è andata in America – all’Università ha conosciuto un gruppo di ragazze e ragazzi cinesi con cui sta facendo amicizia e che mi vuole presentare. Vi farò sapere!!
Con questo post spero di avervi motivato abbastanza e dato la voglia di non perdere nessuna occasione di fare amicizia con chi viene da lontano. Fidatevi, ogni giorno, anche con un semplice “Hello”, potreste conoscere un sacco di persone nuove!
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