Titolo: In difesa di Jacob (Defending Jacob)
Anno
: 2012
Casa editrice
: ONE
Genere
: thriller
Traduttore
: S. Brambilla
Lunghezza
: 486 pagine
Punto di vista
: interno
Valutazione
: ★★ 1/2

 

William Landay

William Landay è nato a Boston nel 1963, dove tutt’ora risiede con la sua famiglia. Si è laureato all’Università di Yale e al Boston College Law School. Prima di dedicarsi alla scrittura ha lavorato come assistente procuratore distrettuale.

La sua prima opera, Morte di uno sbirro, risale al 2003 e vinse il CWA New Blood Dagger. A questo libro è seguito Lo strangolatore, uscito nel 2007, e In difesa di Jacob, risalente invece al 2012.

 

Trama

Andy Barber, da più di vent’anni braccio destro del procuratore distrettuale, è un uomo rispettato, un marito e un padre devoto, e ha davanti a sé una carriera sicura. Sa bene cosa può nascondere la vita di una persona, quali colpe possono essere taciute, ma la sua è un’esistenza serena e l’amore per la moglie e il figlio non ha limiti. Tutto sembra andare per il verso giusto per lui e la sua famiglia. Ma certe convinzioni a volte sono esposte ai capricci del destino o alle conseguenze di piccoli gesti. Così, un giorno, quasi per caso, piomba su di loro un’accusa inaudita: il figlio di Andy, Jacob, poco più che un bambino, viene indagato per omicidio. Un suo compagno di classe è stato accoltellato nel parco poco prima dell’inizio delle lezioni. Il ragazzo proclama la propria innocenza e Andy gli crede. Ma c’è qualcosa che non torna, l’impianto accusatorio è dannatamente convincente: e se qualcosa fosse sfuggito all’attenzione di Andy? E se i quattordici anni di vita del figlio non fossero sufficienti per capire chi è realmente? E se Jacob, suo figlio, fosse alla fine un assassino?

Commento

Se siete appassionati di thriller come la sottoscritta saprete bene che è uno di quei generi in cui proprio non riesci a mettere giù il libro fino a quando non hai avuto delle risposte. Ecco, In difesa di Jacob è stato uno dei pochi casi in cui io il libro lo avrei direttamente scagliato dalla finestra.

La trama sembrava molto interessante, ma l’ho trovata davvero sviluppata male. Sebbene i comportamenti di Jacob vengano filtrati dal punto di vista del padre, basta leggere tre capitoli del libro per convincersi del fatto che sia stato lui. Di solito i cattivi sono i personaggi che più mi attirano, quelli che tengono alta la mia attenzione, mentre in questo caso, gene del serial killer o meno, l’unica cosa che avrei voluto fare con Jacob era prenderlo a schiaffi. Davvero. Il suo personaggio, che dovrebbe essere quello unico e particolare di un ragazzino sociopatico che legge storie sadomaso e ha ucciso senza pietà non una, ma ben due persone, non mi è risultato per nulla accattivante, quanto piuttosto veramente noioso. Il plot twist finale con Hope, tra l’altro, l’ho trovato davvero scontato.

Andy poi, di buono ha solo il fatto di essere stato portato sul piccolo schermo da Chris Evans. La cosa che più mi ha infastidito del suo personaggio è quel continuo dare anticipazioni senza darle veramente, che può starci una volta o due per tenere alta la curiosità, ma alla terza annoia. In difesa di Jacob sembra promettere per tutta la sua lunghezza lo shock, la grande svolta, il plot twist che nessuno si aspetta, ma che in realtà è scontato tanto quanto la storia di Hope.

Conclusione

In sintesi, gli unici personaggi che ho apprezzato sono Sarah e l’avvocato.

La trama di In difesa di Jacob, che si prospettava interessante sia sotto un punto di vista psicologico che da quello tecnico, è stata sviluppata in maniera piatta e banale.

Infine, lo stile in cui è stato scritto il libro, con tutti quei fast-forward non necessari, mi ha davvero fatto alzare gli occhi al cielo più di una volta.

Insomma, se cercate qualcosa che vi tenga incollati alle pagine non vi consiglierei assolutamente di leggere In difesa di Jacob. Chi mi conosce sa benissimo che odio demolire le cose, ma questo libro davvero non sono riuscita a digerirlo. Se proprio volete rifarvi gli occhi, magari potete provare con la miniserie (qui il trailer), che personalmente mi è piaciuta un po’ di più.