“Dio di illusioni” è un romanzo del 1992 scritto da Donna Tartt, autrice che scrive un libro ogni 10 anni con il progetto di scriverne in tutto 5. “Dio di illusioni” è il primo romanzo dell’autrice e tratta di un gruppo di sei ragazzi prescelti dal professore Julian, per seguire esclusivamente il suo corso di lettere antiche. I ragazzi, all’apparenza perfetti, celano inimmaginabili segreti che li porteranno alla loro definitiva autodistruzione.
Il mondo classico
Il mondo classico è certamente l’elemento cardine di tutte le vicende che si sviluppano all’interno del romanzo. I ragazzi (Richard, Harry, Bunny, Francis, Camilla e Charles) riescono a parlare scorrevolmente tra di loro anche in greco antico e vivono immersi in un’atmosfera magica, quasi al di fuori del tempo. Julian è reputato dagli studenti come una vera e propria divinità, un uomo dalla cultura così vasta e da un’interiorità così profonda da non essere quasi creduto umano.
L’evento chiave del romanzo è l’assassinio compiuto involontariamente da quattro dei ragazzi, mentre stavano cercando di ricreare un rito in onore di Dioniso, abusando quindi di varie sostanze stupefacenti. Bunny tormenta i suoi amici, giocando con le loro fragilità e minacciandoli di raccontare tutto alla polizia. Ed è così che questi personaggi, inizialmente descritti come perfetti, iniziano la loro discesa negli inferi.
La colpa
Il senso di colpa è quindi ciò che porta i personaggi al loro completo annullamento. La colpa aveva un’importanza fondamentale nel mondo greco, era quella che si cercava di evitare ad ogni costo, perché avrebbe causato vergogna. Tutti i personaggi all’interno del romanzo hanno una colpa, più o meno grave che sia.
Quella di Harry, che si può considerare il personaggio più intrigante e misterioso del libro, è la tracotanza (ὕβϱις), considerata dai greci il peggiore tra i peccati. Harry crede di poter controllare tutto e tutti grazie alla sua intelligenza e alla sua affascinante dote retorica, ma i sentimenti delle persone sono troppo vari ed irrazionali per essere ritenuti prevedibili, anche dalle menti più brillanti. La sicurezza che la presenza di Harry infondeva in tutti i membri del gruppo inizia infatti a scemare quando essi perdono la loro stabilità mentale.
La colpa di Julian si rivelerà alla fine essere la viltà. Infatti non appena verrà a conoscenza della gravità della situazione volterà le spalle ai ragazzi. Sarà proprio l’abbandono di Julian, visto come un padre, l’unica cosa che farà crollare Harry, rimasto fino alla fine il più forte del gruppo. Il rapporto maestro-alunno, fondamentale nel mondo classico, viene dunque a mancare lasciando spazio solo alla delusione, causata dall’avere immaginato Julian come la persona che effettivamente non è. Colui che aveva insegnato ai suoi ragazzi dovere, lealtà, sacrificio sparisce nel nulla.
La crudeltà della bellezza
“Non c’è nulla di male nell’amore per la Bellezza, ma la Bellezza – se non è sposata a qualcosa di più profondo – è sempre superficiale”.
I personaggi del romanzo vengono descritti come meravigliosi ed eterei, una bellezza che si contrappone all’oscurità del loro animo. Anche i gesti più orribili vengono compiuti in modo poetico ed affascinante. Gli omicidi non ci sembrano più tanto cattivi, e proviamo subito simpatia per personaggi terribili. Un’aura mistica avvolge tutto, a tal punto da non far percepire più alcuna distinzione tra il bene ed il male, la realtà e l’illusione. La tracotanza è in realtà un peccato che colpisce tutti: i ragazzi ricchi ed annoiati credono di essere onnipotenti. Capaci di simulare e dissimulare ciò che vogliono, fino a quando non iniziano a sentirsi in pericolo loro stessi gli uni con gli altri.
I protagonisti, così come i lettori, percepiscono la bellezza della trasgressione, e la ricerca di essa diventa una vera e propria ossessione di avvicinarsi all’oblio senza però toccarlo. Donna Tartt fa empatizzare i suoi lettori con personaggi mostruosi, senza che essi se ne rendano conto, illusi dalla loro apparente ingenuità e bellezza.
“La bellezza è crudele” (Καλέπα τα κάλα).
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