I drama asiatici non sono tutti uguali, ma lo spettatore neofita sovente cade nella trappola dello stereotipo. Tutto ciò che viene dall’Asia è vissuto come favolistico e non tradizionale. Il punto focale di questo articolo sarà analizzare oltre che cosa sia il drama toccare un punto : I dorama come fattore culturale oltre lo stereotipo.

La prima domanda quindi per far luce su questo mondo fantastico è : ” che cosa sono i drama?”
La risposta a questo quesito potrebbe sembrare banale. Il drama è un serial televisivo. Questo assunto di base non è errato ma è povero nella struttura. Dobbiamo capire se questa attenzione sulle produzioni made in Asia, come accennavamo possa esser ricondotto ad una moda di passaggio o un fattore culturale.

Per fare questo dobbiamo andare ad indagare dove nascano questi format televisivi e che struttura seguono. I tre principali paesi esportatori sono Giappone, la Corea del Sud e la Cina.
Troviamo alcune caratteristiche  comuni quali:I generi, la struttura di scelta del cast e la divisione di palinsesto.

Tipologie e cenni storici dei drama asiatici.

Il dorama giapponese nasce alla fine degli anni ’60 e viaggia parallelamente all’universo anime e manga. Questi tre media sono indipendenti dal piano formale pur attingendo gli uni dagli altri. Per quasi un ventennio il dorama nipponico non si discostava dalla serialità occidentale. Si direzionava verso il pubblico adulto. Con l’avvento degli anni ’90 e di una base tecnologica diversa i principali network  decisero di investire anche sul target dei più giovani. Iniziano ad apparire i “live action” trasposizioni in carne ed ossa di grandi successi di manga o anime. Per citarne alcuni troviamo GTO, Gokusen, Detective Conan o Hana Yori Dango.

Il dorama tra cultura e stereotipo.

Gli anni ’90 e i primi anni 2000 hanno creato la strada che oggi noi fruitori stiamo percorrendo. Gli idol che ammiriamo iniziano a muovere i primi passi in quelle produzioni che soffrono sempre del complesso del figlio minore. Ma dei dorama hanno sofferto del forte influsso di alcuni stereotipi che grazie ad alcuni titoli andremo ad analizzare.

Uno dei principali è rappresentato dall’assunto: “I dorama sono tutti scolatici”. Certo se ci fermassimo a riflettere ci verrebbero in mente mille esempi dove i nostri protagonisti indossano l’uniforme. Sono proprio gli anni ’90 e la crossmedialità che possono chiarire questo malinteso. Se prendessimo ad esempio tre dorama che vedono come protagonisti tre insegnanti sui generis capiremmo quanto invece lo stereotipo sia infondato. Parlo di GTO, Gokusen e Dragon Zakura.

L’elemento scolastico è principale ci troviamo in una scuola, ma loro tre affrontano tematiche che sono reali e flagellano la società reale nipponica. Il bullismo, il razzismo o l’isolamento sociale.  Le classi in cui si trovano a lavorare non sono normali, sono abitate da ragazzi abbandonati dal sistema, essi sono inquadrati dal resto della società come teppisti. Quando entrano in scena hanno una missione precisa portare la loro classe fuori dal limbo. Lo spettatore inzia a vivere quei pochi episodi con trepidazione, empatizza con loro guardandoli si vede come dei professori non qualificati possano risollevare le sorti di una classe. Piccolo distinguo tutti e tre non sono veri insegnanti hanno un’origine precisa che lo spettatore conosce ma che nella trama è segreto. Tutto questo per dire una cosa, tre persone dal passato non immacolato riescono ad ottenere il  proprio riscatto sociale ma soprattutto della loro classe.

Great Teacher Onizuka, Gokusen e 26 Year Diary esempi di vita nati dalla finzione.

Secondo stereotipo idealizzato è rappresentato dall’idea che il dorama sia un’appendice degli anime o dai manga. Anche in questo caso la verità sta nel mezzo, non è forse vero che molte serie tv o film occidentali nascono da libri? Due esempi lampanti ci vengono serviti dai già citati GTO e Gokusen. Figli di un grande successo cartaceo hanno visto la luce sotto forma antropomorfa. Questi due media però sono riusciti a vivere di luce propria, infatti l’uscita di GTO è contestuale alla messa in onda dell’anime nel ’98 ma riuscì a trovare il suo equilibrio ed essere indipendente. Gokusen invece non vide mai un anime famoso al suo fianco ma riuscì a svincolarsi dal legame che aveva con il proprio media genitore. Ma riuscì ad affermarsi grazie al successo del fratello maggiore GTO, di cui segue l’impianto. Quest’ultimo però ebbe anche un altro merito, fece conoscere alcuni attori che pochi anni dopo sarebbero diventati iconici grazie ad Hana Yori Dango.

le due trasposizioni di GTO rispettivamente 1998 e 2012

Un terzo particolare viene dal costume, il Giappone non è solo televisione o cibo, ma è una società complessa che vive ancora alcuni dissidi interni dovuti a problemi come dicevamo di profonda stratificazione sociale, di bullismo e razzismo. Ricordo un film nato dalla collaborazione di nippo-coreana che descrisse le gesta di un giovane coreano Lee Soo-hyun  innamorato come molti di noi del Giappone, che decise di sacrificare la propria vita per quella di un uomo caduto sulle rotaie trovando la morte. Ancora oggi la politica ricorda quel gesto come simbolo di pace tra i due paesi. Consiglio vivamente la visione di 26 Year Diary

26 Years Diary
L’amore per un popolo che supera lo stereotipo

Questo mio piccolo racconto introduttivo serve a comprendere come il dorama a differenza dei suoi omologhi ha il merito di essere quasi sociologico o pedagogico, più vicino alla realtà seppur romanzata.

I genitori di Lee Soo Hyun e delle altre due vittime dell’incidente ferroviario del 2001. Quando la finzione supera la barriere razziali.