Ciao ragazzi! L’11 Marzo ho partecipato all’evento “Federico Fellini e Il doppiaggio” presentato da Angelo Maggi e Davide Pigliacelli e dedicato al grande regista Federico Fellini. Durante la serata si è parlato dello speciale rapporto che il maestro aveva con il doppiaggio e noi di Sara Scrive abbiamo avuto l’occasione di approfondire intervistando alcuni dei doppi-attori che si sono esibiti sul palco e che hanno ricevuto il premio “Federico Fellini e il doppiaggio”.
Manuel Meli
Che cosa ne pensi riguardo le politiche che netflix e altre piattaforme di streaming vogliono adottare nei confronti del doppiaggio?
Penso che siano delle politiche un po’ strette, nel senso che bisogna fare tutto in poco tempo e secondo delle regole di doppiaggio abbastanza rigide. Ad esempio: il sync che deve essere perfetto con quello originale e anche il fatto che spesso le voci vengono scelte in base al match vocale (che sarebbe quanto la voce dell’attore corrisponde a quella originale) incide molto. Sono politiche che per il momento sono quelle vigenti e vanno rispettate, sperando che piano piano ci sia qualche modifica per rendere il lavoro più abbordabile.
Qual è il progetto al quale hai preso parte che ti è piaciuto di più?
Ultimamente ho ri-doppiato Cole Sprouse in “A un metro da te” ed è stato un bellissimo film, poi ci sono le serie tv come the The Good Doctor e… poi penso che vi piaceranno i miei prossimi progetti!
Complimenti soprattutto per The Good Doctor andato in onda su rai1, Ad un Metro da Te e After, ora al cinema!
Grazie e Buona serata!
Sara Labidi
Quando hai cominciato ad avvicinarti al doppiaggio?
Ho cominciato da piccolina avevo 7 anni, ho cominciato facendo piccoli ruoli, magari mi chiamavano per dire un “mamma” o un “papà”, tutto per gioco. Ed è grazie a mio padre, che col doppiaggio non c’entra molto (è un tecnico del suono), che dopo scuola invece di fare i compiti mi mettevo nelle sale di doppiaggio ad ascoltare Angelo Maggi e altri professionisti colleghi.
Hai studiato/intrapreso percorsi di studio per migliorare la tecnica e approfondire questo settore?
In realtà no, forse proprio perché ho combinato da piccola ho imparato “sul campo”, quindi non ho fatto nessuna scuola/corso.
Quindi è un talento naturale, visto che già da piccola hai sviluppato la giusta empatia con il sync e quindi sei diventata così brava.
*Ride* Oddio ti devo dire la verità, ho ascoltato tanto, nelle sale, altri professionisti bravissimi, miei colleghi, quindi quello anche fa molto e poi magari ci sarà forse un pizzico di talento *ride* non lo so potrebbe essere.
Sicuramente, fattelo dire da me!
Comunque mi piace, è una cosa che mi piace e sicuramente la faccio con piacere, magari potrebbe venire bene, non lo so, questo me lo dovete dire voi.
Riguardo al tuo personaggio de “Il trono di Spade”, Arya, ci puoi dire che cosa pensi del personaggio?
Sono cresciuta con Arya perchè l’ho cominciata a doppiare quando avevo 12 anni e … beh sono passati 8-9 anni ed è stata una cosa molto bella perchè non mi aspettavo questo successo, inizialmente non mi ero proprio resa conto. Poi quando mi cominciavano a riconoscere dicendo “ah ma tu sei Arya Stark” io dicevo “oddio ma allora è cosi famoso?!” e quindi è sicuramente una grande soddisfazione ne sono molto contenta.
Il progetto a cui hai partecipato al quale sei più legata?
Sicuramente il Trono di Spade, ma ci sono anche altri progetti come “Shameless” in cui doppio Debby. Sono cresciuta anche con questo personaggio perché l’ho cominciata a doppiare all’incirca nello stesso periodo de il Trono di Spade e quindi ci sono molto legata. Poi uno dei miei ultimi amori è in “Chiamatemi Anna”: ho doppiato Anna dai capelli rossi ed è una serie bellissima, fatta benissimo, attori bravissimi. La protagonista è fantastica, il che è una buona cosa perchè quando abbiamo attori così bravi diventa più facile capire come interpellarli al meglio.
Preferisci film o serie tv?
Adesso ci sono tantissime serie che stanno uscendo su Netflix. Da una parte è un bene, perchè comunque per noi c’è tanto lavoro, soprattutto in questo periodo siamo sommersi da serie e cartoni animati che poi vanno tutti su Netflix. Ieri mi stavano dicendo che a breve uscirà anche una piattaforma di streaming della Disney.
Vi dico la verità, non seguo molto le serie quindi quando mi dicono “ti rivedi, ti risenti?” rispondo che a volte capita, però con le serie tv non riesco a seguirle fino in fondo, e se mi ci metto la sera mi addormento e devo ricominciare sempre da capo. Perciò dico *ride* “lasciamo perdere, non me le vedo e basta… tanto dopo una giornata che doppio serie non mi va molto di guardarle”.
Sei più un tipo da film quindi…
Si quando mi capita mi piace molto andare al cinema e autocriticarmi questo sì.
L’autocritica fa sempre bene aiuta sempre a crescere
Si sono d’accordo!
Noi ti facciamo un in bocca al lupo e ti auguriamo una lunga carriera!
Grazie mille!
Messaggio di Arya Stark per i lettori di Sara Scrive
Mirko Cannella
Quando hai cominciato a doppiare?
Ho cominciato a doppiare nel 2004, avevo 12 anni e a quei tempi facevo pochi turni perché comunque andavo a scuola, facevo sport e poi ho cominciato a lavorare con continuità nel periodo del liceo intorno ai 16-17 anni.
Qual è il personaggio a cui sei più affezionato?
Il personaggio a cui sono più legato è Rio della Casa di Carta, una serie che ha avuto un boom pazzesco! Però vorrei anche citare Mickey di Shameless, che è un personaggio completamente diverso da quelli che faccio in genere e per questo mi piace molto.
C’è qualcosa che ti piacerebbe doppiare?
Mi piacerebbe molto doppiare supereroi quello è il mio sogno essere la voce di un supereroe.
Hai studiato per arrivare a questo livello?
In questi anni ho studiato molto teatro e questo mi ha aiutato tantissimo nel doppiaggio perché comunque il doppiatore è un attore, quindi deve saper recitare, e la base della recitazione è il teatro.
Cosa ne pensi delle politiche che Netflix e altre piattaforme di streaming vorrebbero adottare nei confronti del doppiaggio?
Le piattaforme streaming sono molto utili perché permettono agli utenti di vedere una grande quantità di film, telefilm, cartoni a prezzi accessibili, però a volte attuano delle politiche nei confronti del doppiaggio soprattutto, un po’ discutibili…diciamo su alcune decisioni non sono molto d’accordo però questa è una mia opinione.
Jacopo Bonanni
Quando hai cominciato a doppiare e perché?
Ho cominciato a doppiare a 5 anni, per gioco, con mio zio Sergio Fiorentini perché gli servivano dei bambini che facessero dei brusii. Quando mi chiamò la prima volta neanche sapevo leggere perché ero veramente piccolo, e quindi per farmi dire la battuta mi davano una pacca sulla spalla.
Qual è il personaggio a cui sei più legato?
Ce ne sono diversi, ognuno di loro mi ha dato qualcosa, anche se forse quello un po’ più attuale credo sia Kurt Hammel di Glee.
Cosa ne pensi delle politiche che Netflix e altre piattaforme di streaming vorrebbero adottare nei confronti del doppiaggio?
Ti dico la verità, io non sono d’accordo. A questa età ci rendiamo conto di quante persone oggi guardano le serie sottotitolate e quindi c’è una grande divisione in questo senso, però io sono favorevole al doppiaggio quando è ben fatto, sempre e comunque.
Alex Polidori
Hai una voce pazzesca e molto particolare, qual è il progetto a cui hai preso parte al quale sei più legato?
Diciamo che faccio sempre distinzione tra quelli che sono più famosi, nei quali mi riconoscono di più, e quelli che sono più intimi e poco conosciuti. Per esempio tra i più gettonati ci sono Spiderman e Nemo, mentre ci sono film come Coda fratello orso, che è abbastanza conosciuto, ma mi è rimasto dal cuore da quando sono piccolo perchè è stato uno dei ruoli più difficile da fare da bambino, molto più di Nemo (in cui parlavo ma il personaggio era più semplice), perchè in Coda dovevo parlare molto velocemente, cambi di intonazione, quindi era più complicato.
Poi ci sono dei film come “chiamami col tuo nome”, che è uscito l’anno scorso, candidato anche a vari a oscar, in cui ho doppiato Timothee Chalamet che è un attore molto giovane… candidato all’oscar a 20 anni è un fenomeno! ed ho avuto il piacere di doppiarlo. Poi un altro film canadese, di un regista molto bravo che si chiama Xavier Dolan, Mommy, ed è un film in cui ho dovuto fare la parte di un ragazzo un po’ problematico/psicopatico. Dipende anche dal modo in cui lavori, perché quel film ad esempio è stato fatto in tutti i turni di doppiaggio serali molto estenuanti, e quando sono turni più sofferti rimani più legato al personaggio perché ci lavori di più, ti devi impegnare ancora di più.
Che cosa ne pensi riguardo le politiche che Netflix e altre piattaforme di streaming vogliono adottare nei confronti del doppiaggio?
Io sono di parte quindi spero che venga doppiato il più possibile, però insomma, capisco che bisogna dare la possibilità a tutti di poter scegliere di vedere un film in qualsiasi lingua. Considerando che Netflix già lo fa, non c’è bisogno di incentivare null’altro. Siamo tutti diversi: ci sono tanti giovani che amano vedere film in lingua originale e persone che vogliono usufruire di questo mezzo perchè non possono stare a leggere i sottotitoli, oppure persone non vedenti che non possono leggere e dovrebbero conoscere inglese, francese, tedesco e anche molto bene se non ci fosse il doppiaggio.
Tutti noi diciamo di conoscere molto bene l’inglese, ma noi che doppiamo sappiamo che vedere una cosa in lingua originale senza sottotitoli, perchè magari non si riescono a seguire, è complicatissimo perchè ci sono diversi modi dire e citazioni, che in italiano vengono completamente riadattati, ma in originale non li comprenderemmo, e non ci emozioneremo per certe frasi dette in un’altra lingua che magari non ci arriva e invece in italiano ci arriverebbe. Ci sono tanti pro e contro, è chiaro poi se ci fossero solo sottotitoli magari avremmo l’orecchio più allenato per l’inglese. Inoltre negli altri paesi non è vero che sanno l’inglese meglio di noi, infatti si doppia in tutti i paesi, è una polemica un po’ sterile. Speriamo che non ci tolgano il lavoro e speriamo che non tolgano la possibilità a persone che vogliono vedere film in italiano di farlo.
So anche che tu canti, ti volevo chiedere se hai qualche progetto in cantiere ma sul versante “canto”
Sì, sto preparando un disco, anche se non so quando uscirà perchè ci vorrà la giusta spinta perchè il mondo della musica è complicato, mentre nel mondo del doppiaggio sono per fortuna già avviato. Ho avuto la fortuna sin da piccolo di entrarci, però nel mondo della musica è complicato fare la stessa cosa. Tutto un fatto di opportunità e treni che passano. Però sto preparando dei pezzi nuovi e spero di poterli fare uscire. Ci sono un po’ di progetti in cantiere e sicuramente per l’estate qualcosa succederà.
Si, esatto. Oppure quella in cui dico di essere ritardatario. Insomma anche di altri argomenti spesso non trattati, però poi ho anche dei pezzi d’amore classici, che cerco comunque di affrontare in maniera originale …perché poi se non trovi originalità, è difficile emergere.
Ti facciamo un in bocca al lupo e ti auguriamo una carriera lunghissima!
Grazie!
Davide Pigliacelli
Cosa pensi delle politiche che le piattaforme in streaming attuano circa il doppiaggio?
E’ comprensibile che vogliano il sinc perfetto e il suono vocale identico all’originale, ma la recitazione va oltre i freddi dati di un computer, altrimenti si tradisce il primo dovere che è il saper emozionare lo spettatore. Io posso essere un insegnante con una formazione perfetta, ma che magari non sa far crescere i propri studenti. A quel punto cosa fa la differenza nella scuola? La formazione perfetta da protocollo o la sana interazione con gli allievi? Idem nel cinema, quindi bisogna tornare ad un equilibrio di cui le maestranze del passato erano più consapevoli, quando si sceglieva con saggezza. Non si può entrare in gioielleria e pretendere di portar via un bracciale d’oro pagandolo pochi Euro; si chiama furto. Bisogna mantenere il rispetto della sana recitazione e del pubblico che paga il prodotto finale. Certo il mercato sta allevando generazioni di utenti viziati e impazienti, dove il tempo non esiste più, quindi mancano dialogo e analisi, perciò si comprende e apprezza sempre meno rispettosamente. Ciò non si limita al cinema, ma ad ogni aspetto di vita dei nostri figli, perché indolenza e impazienza intaccano poi i rapporti familiari, sociali, di lavoro etc. L’arte, quindi il cinema, deve nobilitare l’uomo e guidarlo con la cura amorevole di un genitore verso il figlio. Se un prodotto doppiato è fatto troppo di fretta per volontà del mercato che pretende tutto subito, non dobbiamo sostituirlo comodamente con l’originale sottotitolato solo per impazienza, bensì dobbiamo essere leali al nostro doppiaggio e protestare in suo favore. Non si può risolvere la cosa stando solo a guardare. Un pubblico coscente e attivo ha grande potere, determinando cosa promuovere e cosa bocciare. Non a caso, io come utente curo molte iniziative crescenti pro-doppiaggio e cultura.
Cosa pensi della polemica tra doppiaggio e originale?
Esistono i polemici, non la polemica. Si doppia in oltre trenta nazioni al mondo e non solo da noi, mentre da vent’anni c’è libero accesso all’originale grazie alle nuove tecnologie, quindi chi non sa l’inglese dopo tanta libertà a riguardo è uno a cui evidentemente l’inglese non serve, oppure è un pigro bugiardo che non studia nemmeno a scuola. La polemica è sterile, basta rifletterci. Serve solo a certi per farsi pubblicità. I film in originale aiutano lo studio delle lingue, è vero, ma solo se appunto le studi già, altrimenti non capirai mai le sfumature in inglese, tedesco, giapponese etc. Quelle sono roba per intenditori, ma non è che possiamo tutti fare lavori legati alle lingue, bensì abbiamo gusti e necessità diverse, tanto che ancora oggi nove utenti su dieci richiedono il doppiaggio. Un mercato che doppia, poi, non inficia lo studio delle lingue, altrimenti in Italia non esisterebbero interpreti e traduttori che si laureano. Basta invece seguire con disciplina il metodo che fa al caso, ma riguarda solo chi studia lingue, perché non possiamo certo fare tutti solo quei lavori, bensì servono anche elettricisti, medici, cuochi, contabili e altri lavori che dell’inglese necessitano poco e spesso per niente, sicuramente non al punto da cambiarci la visione del cinema. Un medico non impara l’inglese per conferenze internazionali solo guardando “Shameless” in inglese, bensì vale la buona vecchia maniera di studiarsi il gergo settoriale su un apposito libro del mestiere. Personalmente diffiderei di un convegno di medici che aspettano la prossima puntata di “The good doctor” per progredire nella professione. Penso che l’antifona sia chiara.
Per approfondimenti visitate il sito: www.doppiatoriitaliani.com
Qui Sara Scrive, passo e chiudo!