Damien Chazelle, il giovane regista di “La La Land”, ci porta negli anni ‘60 e lo fa parlandoci di un uomo: Neil Armstrong. “First Man”mette davanti l’uomo alla missione, lo segue fin da otto anni prima del celebre “piccolo passo dell’uomo” e ci mostra una figura che non è per nulla diversa da tutti noi. Non ci troviamo di fronte a un super uomo, nemmeno ad un eroe. Ci troviamo a confrontarci con un uomo che ha perso una figlia, che ha sulle spalle molti lutti e che cerca di essere il miglior essere umano possibile nonostante tutto questo. 

Ma come si può tenere in primo piano la figura dell’uomo Armstrong in un film che ci porta sulla luna? Chazelle lo fa con primi e primissimi piani sui personaggi, tenendo la macchina a mano per farci sentire la vicinanza con gli attori (tutti eccezionali) e mantenendo una grana che dà alla pellicola un’aria d’epoca. Siamo negli anni ‘60, siamo con loro sia a casa che in ufficio, sia in missione che a guardare la luna in giardino. Tutto questo per qualche minuto cambierà e ci troveremo in un preciso momento a non avere più quella grana in pellicola ma avremo una visione totalmente pulita.

First man è un viaggio dentro di noi che parla di amore e di lutto più che dello sbarco sulla luna in sé. È toccante ma non cerca a tutti i costi la lacrima. È emozionante ma non cerca a tutti i costi di lasciarci a bocca aperta. Un gran film che poteva essere estremamente retorico ma decide di tenersi vicino all’uomo e lontano dal solito patriottismo a stelle e strisce.

Se volete un film che vi tenga incollati alla poltrona per due ore senza mostrare chissà quale effetto speciale questo è ciò che fa per voi.

 

Lorenzo

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Written by

Lorenzo

Sono un grande appassionato di Cinema, soprattutto pellicole horror. Adoro anche il cinema classico e tutto ciò che non è mainstream. Sono anche un appassionato di videogiochi e serie Tv. Amo leggere e vado matto per Stephen King e Bruce Springsteen.