“Questa è la mia mano, posso muoverla, e in essa pulsa il mio sangue. Il sole compie ancora il suo alto arco nel cielo. E io… Io, Antonius Block, gioco a scacchi con la Morte.” e devo ammettere che fu emozionante e credevo davvero di poterla sconfiggere. Avevo già sconfitto parecchi avversari in Terra Santa e credo anche di averla vista prima la Morte, sicuramente avrò consegnato tra le sue braccia molte persone e neanche mi ricordo di loro. Trovarmi però ad avere la possibilità di sconfiggerla fu galvanizzante. Rimandai il mio incontro con lei e mi diressi verso il mio castello dal quale mancavo da anni. Lungo il cammino però percepii dentro di me un’assenza, un’assenza che decisi di confidare ad un prete in confessione, ricordo ancora le esatte parole: “Vorrei confessarmi ma non ne sono capace, perché il mio cuore è vuoto. Ed è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare. Mi ci vedo riflesso e provo soltanto disgusto e paura. Vi leggo indifferenza verso il prossimo, verso tutti i miei irriconoscibili simili. Vi scorgo immagini di incubo nate dai miei sogni e dalle mie fantasie.” era esattamente ciò che provavo, ciò che mi faceva soffrire ma non trovai il conforto nella confessione, dall’altro lato della grata vi era di nuovo la mia avversaria, la Morte. Attraversando il mio Paese incontrai molte persone e ad alcune di esse mi affezionai, erano una compagnia di saltimbanchi semplici e di cuore. Qualcosa si mosse dentro di me e vedendo la disperazione del mio popolo afflitto dalla pestilenza innalzai una sorta di invocazione al cielo “Perché non è possibile cogliere Dio coi propri sensi? Per quale ragione si nasconde tra mille e mille promesse e preghiere sussurrate e incomprensibili miracoli? Perché io dovrei avere fede nella fede degli altri? Che cosa sarà di coloro i quali non sono capaci né vogliono avere fede? Perché non posso uccidere Dio in me stesso? Perché continua a vivere in me sia pure in modo vergognoso e umiliante anche se io lo maledico e voglio strapparlo dal mio cuore? E perché nonostante tutto egli continua a essere uno struggente richiamo di cui non riesco a liberarmi?”.
Quante domande senza alcuna risposta, quante invocazioni senza ascolto apparente. Eppure quell’amore che iniziavo a provare per le persone che avevo conosciuto riuscì a farmi accettare la possibilità di una sconfitta in quella lunga partita che stavo giocando con la Morte. Avrei senza dubbio tentato di batterla ma essere sua vittima non mi spaventava più. Avevo imparato ad amare e lo ricorderò, questo momento: il silenzio del crepuscolo, il profumo delle fragole, la ciotola del latte, i loro volti su cui discende la sera, Mikael che dorme sul carro, Jof e la sua lira… cercherò di ricordarmi quello che abbiamo detto e porterò con me questo ricordo delicatamente, come se fosse una coppa di latte appena munto che non si vuol versare. E sarà per me un conforto, qualcosa in cui credere.
Questo voglio dire a voi, miei cari. Amate e non abbiate paura perché non c’è Morte se si ama e non c’è Apocalisse nell’Amore.
Il vostro, per sempre
Antonius Block
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