È da poco uscito al cinema “Il Primo Re” di Matteo Rovere, un film che reimmagina la storia di Romolo e Remo puntando sul realismo sia visivo che concettuale. Il film è interamente recitato in una lingua pre-latina e questo aiuta molto l’immersione in un’epoca così lontana.
Eppure le dinamiche che muovono i protagonisti non sono così diverse da ciò che muove il mondo oggi. Alessandro Borghi è Remo, un uomo che ha promesso alla madre di avere cura del fratello minore, Romolo, interpretato da Alessio Lapice. L’amore fraterno è il primo argomento che viene trattato da Rovere ma, proseguendo la storia parlerà di molto altro.
Un film che fa della bellezza visiva il suo punto di forza ma che non lascia da parte la brutalità di un’epoca oscura che ha dato la scintilla per la nascita del più grande impero della storia.
La bellezza delle scene, delle coreografie e una scrittura che rimane ancorata al realismo che si vuole creare non eliminano un fattore importante: la simbologia. La vicenda inizia con dell’acqua e la storia conterrà gli altri tre elementi quasi a comunicare che la natura e l’umanità sono legate a doppio filo, ora come allora.
Un altro fattore importante è il fuoco che può rappresentare sia la luce che la distruzione. Per risplendere il fuoco ha bisogno del sacrificio di qualcosa che deve essere consumato.
Tra scene d’azione spettacolari, scenografie meravigliose, attori fantastici e una regia impeccabile ci troviamo di fronte a un film tra i migliori che il nostro cinema abbia prodotto. Un ritorno all’epica che cita concettualmente Macbeth, “The Passion” è il grande cinema di Sergio Leone per il coraggio di mostrare fango e brutture dell’uomo.
Un film da vedere assolutamente. Speriamo che l’epica ritorni a fare grande il nostro cinema che grazie a questi talenti dimostra di non aver nulla da invidiare al resto del mondo, semmai dovrebbe essere il contrario.
Lorenzo
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