Titolo: La biblioteca di Parigi
Anno: 2020
Casa editrice: Garzanti
Traduttore: Roberta Scarabelli
Genere: narrativa straniera di ambientazione storica
Target consigliato: dai 16-18 anni in su
Lunghezza: 400 pagine
Punto di vista: Odile e Lily in prima persona, gli altri personaggi in terza (più punti di vista)
Valutazione: ★★★(★)
I libri sono come le persone; senza contatti, cessano di esistere.
Janet Skeslien Charles
Janet Skeslien Charles è una scrittrice che si divide tra Parigi e il Montana -in cui è nata-. Ha lavorato nella Biblioteca Americana di Parigi (ALP) come responsabile degli eventi culturali ed è stata -anche- questa esperienza ad ispirarla per la stesura de La biblioteca di Parigi.
Trama
Parigi, 1940. I libri sono la luce. Odile non riesce a distogliere lo sguardo dalle parole che campeggiano sulla facciata della biblioteca e che racchiudono tutto quello in cui crede. Finalmente ha realizzato il suo sogno. Finalmente ha trovato lavoro in uno dei luoghi più antichi e prestigiosi del mondo. In quelle sale hanno camminato Edith Wharton ed Ernest Hemingway. Vi è custodita la letteratura mondiale. Quel motto, però, le suscita anche preoccupazione. Perché una nuova guerra è scoppiata. Perché l’invasione nazista non è più un timore, ma una certezza. Odile sa che nei momenti difficili i templi della cultura sono i primi a essere in pericolo: è lì che i nemici credono che si annidi la ribellione, la disobbedienza, la resistenza. Nei libri ci sono parole e concetti proibiti. E devono essere distrutti. Odile non può permettere che questo accada. Deve salvare quelle pagine, in modo che possano nutrire la mente di chi verrà dopo di lei, come già hanno fatto con la sua. E non solo. La biblioteca è il primo luogo in cui gli ebrei della città provano a nascondersi: cacciati dalle loro case, tra i libri si sentono al sicuro, e Odile vuole difenderli a ogni costo. Anche se questo significa macchiarsi di una colpa che le stritola il cuore. Una colpa che solo lei conosce. Un segreto che, dopo molto tempo, consegna nelle mani della giovane Lily, perché possa capire il peso delle sue scelte e non dimentichi mai il potere dei libri: luce nelle tenebre, spiraglio di speranza nelle avversità.
Commento
Quando ho aperto La biblioteca di Parigi, le mie aspettative erano molto elevate e devo dire che purtroppo il libro non mi ha soddisfatta appieno. È un bel libro ma, secondo me, è lievemente troppo lento. Tuttavia, ho apprezzato la grande ricerca che è stata fatta dall’autrice per costruire pagina dopo pagina il suo romanzo e gettare luce su un periodo di cui molti sono all’oscuro.
La parte migliore del romanzo è l’intreccio che si crea tra la vita di Odile e quella di Lily, la magia che percorre gli anni e permette alla giovane Lily di entrare in contatto con le esperienze di Odile e ad Odile di veder sbocciare Lily. Lo stile di scrittura è più che buono e si mantiene tale per tutto il romanzo. La biblioteca di Parigi è un libro che carbura lentamente e il finale merita molto. Il fatto che la storia sia narrata secondo più punti di vista e in anni differenti non disturba affatto il lettore e, anzi, lo aiuta a costruire nella sua mente tutta la linea del tempo.
Per la valutazione sono rimasta a lungo indecisa tra le tre stelle e le quattro stelle: alla fine ho optato per tre stelle e mezza -la quarta tra parentesi- perché era la giusta via di mezzo.
Conclusione
Tutto sommato mi sento di consigliare La biblioteca di Parigi perché, anche se secondo me non è un libro eccellente, merita comunque di essere letto per i molteplici temi che vengono trattati e per scoprire di più sull’ALP e su ciò che accadde durante la seconda guerra mondiale.
E voi cosa ne pensate? L’avete letto? Scrivetelo nei commenti!
Ilaria