Ho avuto modo di vedere (non senza fatica a causa della scarsa distribuzione nella mia regione) “La Casa Di Jack”, ultima fatica di uno degli artisti più controversi della storia del cinema, il danese Lars Von Trier.

Un film che ha fatto discutere, come pressoché ogni opera del regista, che parla, in questo caso, di un serial killer. Matt Dillon interpreta Jack, un assassino seriale che racconta a un misterioso uomo di nome Verge la sua vita. I due parlano su sfondo nero e solo in alcuni casi i loro dialoghi vengono evidenziati da immagini di repertorio riguardanti i più disparati argomenti. Jack è un ingegnere che vorrebbe essere architetto. Jack è un killer che vorrebbe essere un artista. Jack è un uomo che si sente superiore agli altri. Jack è la banalità del male.

 

Lars Von Trier è Jack. Lars Von Trier è cosciente di fare del male al pubblico con le sue opere come Jack è cosciente quando uccide. Von Trier è un tecnico che usa l’eccesso per trasformarlo in arte e ha paura di non riuscirci. Un artista non può e non deve giudicare la sua opera, per l’artista ciò che fa è quasi sempre inadatto. Questo il regista lo sa, lo sente dentro di sé e perciò tenta di esorcizzare tale sentimento dimostrandosi provocatorio sia filmicamente sia al di fuori, nel mondo reale.

Von Trier probabilmente spesso si sente superiore agli altri ma mettendo questa parte di sé nel personaggio di Jack compie una sorta di “mea culpa”.  Si rappresenta come il male più banale e al tempo stesso più pericoloso che esista. Può risultare affascinante ma anche ridicolo.

 

 

Questo film parla di violenza e non risparmia niente e nessuno, tutti ne sono vittime e il personaggio di Jack è l’opposto di Hannibal Lecter. Non c’è nulla di affascinante in Jack, non è un genio del male, lui si sente tale ma non lo è. Esattamente come i veri serial killer. Questo rende forse il protagonista di questo film molto più credibile e simile alla vera figura del killer seriale.

La composizione dell’immagine rende artistica anche la decomposizione delle vittime in un deviato parallelo con le nature morte. Jack costruisce la sua folle arte distruggendo le vite altrui e in un certo senso la sua opera è in continua evoluzione proprio grazie al graduale disfacimento della carne. Von Trier spinge la sua arte ad evolversi distruggendo quasi tutto ciò che aveva fatto prima (il suo stesso “dogma 95” è ormai superato) ma questo processo non è indolore. Rinnegare ciò che ci definisce è sempre doloroso. L’autore è al contempo Jack e Verge. Jack è la sua parte giovane, quella che il mondo ha conosciuto come disturbante e provocatrice che sta crollando sotto la sua stessa maturazione artistica. Verge è la sua parte attuale, anziana e che si guarda alle spalle cercando di portare l’arte del passato in una dimensione eterna e duratura propria dei grandi artisti.

Non aspettatevi poliziotti che danno la caccia a Jack, non aspettatevi violenza rivoltante. Questo film disturba perché punta il dito contro chi non vuole vedere nel cinema (e di conseguenza nell’arte) nessun tipo di violenza su bambini e animali ma cena tranquillamente davanti a scene di guerra e naufragi nel Mediterraneo. Lì i bambini muoiono davvero, nel cinema no. Eppure Von Trier scandalizza. Parla di Nazismo, altro argomento tabù. Eppure non sono tabù i gruppi neonazisti o le politiche razziste.

Von Trier sembra dire “Non scandalizzatevi per ciò che fa Jack, non siete meglio di lui! Non siamo meglio di lui! Chi tace di fronte al male è complice del male.”

Il regista attacca l’America di Trump, la sottocultura delle armi, la polizia, l’omertà, il razzismo, la misoginia e tanto altro.

Un film visivamente perfetto, con scelte registiche e artistiche davvero interessanti, degli interpreti straordinari (Verge interpretato dal meraviglioso Bruno Ganz, da poco scomparso, fa scendere la lacrimuccia) e una scrittura pressoché perfetta. Uno dei migliori film che abbia mai visto e sicuramente il miglior film con un serial killer protagonista.

Grazie Lars

 

 

Lorenzo

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Lorenzo

Sono un grande appassionato di Cinema, soprattutto pellicole horror. Adoro anche il cinema classico e tutto ciò che non è mainstream. Sono anche un appassionato di videogiochi e serie Tv. Amo leggere e vado matto per Stephen King e Bruce Springsteen.