Yorgos Lanthimos, un regista che forse a molti non dirà granché ma che in realtà è uno dei più grandi talenti dei nostri tempi per quanto riguarda la settima arte e con questo “La Favorita” dimostra tutto il suo valore. Se con “Il Sacrificio Del Cervo Sacro” e “The Lobster” aveva stupito con film disturbanti con questa pellicola si dimostra in grado di gestire un altro genere, una sorta di biopic storico su una delle figure meno conosciute della storia Inglese: la regina Anna di Gran Bretagna.
La storia è semplice, una sorta di Eva contro Eva con una terza Eva che si aggiunge come outsider. La Regina è una donna inadatta al ruolo che ricopre, è infantile, capricciosa e senza alcuna competenza politica. In suo aiuto, da sempre, c’è Sarah Churchill (sì, proprio l’antenata del più famoso primo ministro inglese) sua amica d’infanzia e interpretata da Rachel Weisz. Quando però la cugina di quest’ultima, Abigail, interpretata da Emma Stone, giungerà a palazzo le cose cambieranno.
Tralasciamo l’accuratezza storica, non è questo che conta nel cinema e tralasciamo anche la storia che ognuno avrà modo e piacere di scoprire durante la visione. Soffermiamoci però ad analizzare altri aspetti di questa pellicola, aspetti che daranno modo di entrare meglio nella visione di quella che è sicuramente un’opera “favorita” (non a caso) alla premiazione da parte dell’Academy.
Innanzitutto partiamo dalla regia fatta di ampie panoramiche che ci mostrano lo sfarzo degli ambienti alternate da campi lunghi e primi piani tutti perfettamente composti. Ogni immagine potrebbe essere stampata e incorniciata e sembrerebbe un dipinto fiammingo.
Un’altra caratteristica di questa regia è l’uso delle lenti. Abbiamo delle lenti che distorcono leggermente quando il potere viene applicato su una o più persone. Per potere lo si intende in qualsiasi forma e notiamo questo utilizzo delle lenti anche quando le parole descrivono amore. Ciò vuole dimostrare che il potere è servo di sé stesso e non c’è amore se esso è presente. Quando viene schiacciato l’acceleratore sul potere ecco che entra in gioco il fisheye che distorce l’immagine esattamente come l’immagine del popolo (che vediamo solo di sfuggita) è distorta agli occhi dell’aristocrazia.
Un’altra particolarità è l’uso del rallenty che mette a disagio dilatando sequenze che vogliono dimostrare l’assurdità della nobiltà.
Le scenografie sono stupende e al cinema questo film è di fortissimo impatto. La costruzione dell’immagine è maniacale e, come insegna Welles, vediamo i soffitti. Soffitti inquadrati in modo da formare un triangolo in più di un’inquadratura. Il triangolo che può essere visto come un’ascesa nella piramide sociale delle due cugine.
Le interpretazioni sono tutte di altissimo livello, sia Emma Stone che Rachel Weisz sono perfette per i rispettivi ruoli ma quella che stupisce è Olivia Colman. Inizialmente questa regina sembra la stupidità fatta persona ma grazie ai suoi sguardi, ai suoi movimenti e a ogni suo comportamento riusciamo a empatizzare con la sua fragilità e la sua solitudine che in alcune sequenze è davvero straziante.
Lanthimos ci porta indietro nel tempo e ci mostra qualcosa che è ancora attuale più che mai. L’assurdità nel potere non passerà mai di moda.
Grazie Yorgos!
Lorenzo
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Farò di tutto per guardare al più presto questo film al cinema! Poi tornerò a leggere la recensione per vedere se sono d’accordo!
Marco
Allora ti aspetto qua sotto nei commenti appena lo avrai visto!