Titolo: La lettera perduta di Auschwitz
Autore: Anna Ellory
Anno: 2019
Casa editrice: Newton Compton
Trama
Mentre il Muro di Berlino crolla, Miriam viene a conoscenza di un segreto che suo padre e sua madre le hanno tenuto nascosto per anni. Ora la madre è morta mentre il padre è gravemente malato e rimane incosciente per buona parte del tempo. Proprio mentre Miriam si sta prendendo cura di Henryk, suo padre, nota che sotto l’orologio lui ha un numero, quel numero, il segno che è stato deportato nei campi di concentramento. Ma perché? Perché i suoi non le hanno mai detto nulla? E perché nell’armadio della madre c’è un pigiama a righe pieno di lettere inserite negli orli?
Analisi e commento
Questo libro mi ha catturata fin da subito, fin da quando l’ho visto tra gli scaffali dedicati in un supermercato. Ho deciso quindi di acquistarlo e di immergermi nella lettura, conscia del fatto che non sarebbe stato affatto facile.
Inizialmente è tutto molto caotico e confusionario e, vi dico la verità, per le prime 50 pagine ho pensato spesso di lasciarlo al suo destino ma poi mi sono detta che tutti i libri meritano una seconda possibilità e, beh, per fortuna che l’ho fatto! Un po’ di confusione rimane sempre nel lettore perché la matassa è molto aggrovigliata e ci sono molteplici piani narrativi che si intrecciano e raccontano la storia da numerosi punti di vista. Da una parte abbiamo Miriam e suo padre, ma Miriam è anche legata ad un “lui” di cui inizialmente si capisce poco, dall’altra abbiamo Henryk che, pur incosciente, ci racconta della sua vita di prima. È per questo che inizialmente si fatica non poco a carburare. Una volta preso il ritmo, però, la lettura è travolgente e la storia è molto curata e dettagliata. Le lettere di Frieda sono la cosa più dura e allo stesso tempo più bella da leggere: dura perché leggere dei campi di concentramento, pienamente consci di ciò che accadeva al loro interno, fa sempre male, anche se la storia del libro è inventata, e bella perché narrano di un amore oltre il tempo, oltre la storia e, forse, anche oltre la crudeltà degli uomini.
La lettera perduta di Auschwitz è un libro che vi farà piangere ma anche riflettere sulla potenza dell’amore. A parte le prime pagine a me è piaciuto molto anche perché man mano che si procede nella lettura si conosce sempre un pezzettino in più di un puzzle molto complesso. Anna Ellory, l’autrice, ha fatto un grandissimo lavoro perché districarsi tra tanti piani narrativi senza perdere il filo di uno o due è molto complicato. La scrittura è fluida, la storia viene gestita molto bene e il finale…, beh, questo ve lo lascio scoprire!
Avete letto questo libro? Scrivetelo nei commenti!
Ilaria