“Sarebbe bello finire così.
Lasciare tutto e godersi l’inganno.
Ogni volta.
La magia della noia.
Del tempo che passa la felicità.”
Soffermandomi ad ascoltare il ritornello di questa canzone, il cui titolo è “Del tempo che passa la felicità”, scritta da uno degli artisti che più stimo in assoluto, ovvero, Francesco Motta, non posso far altro che pensare a quella che lui definisce, in maniera antitetica, “la magia della noia”.
Da nativa digitale, abituata a navigare sul web, mi sono, spesso, imbattuta in articoli che davano consigli su come non annoiarsi. Ma è davvero così terribile questa noia e ,soprattutto, perché l’essere umano sembra quasi averne timore?
La risposta è proprio nella realtà in cui viviamo: in una società produttiva e frenetica come la nostra, la noia viene considerata un’emozione totalmente negativa, da cui bisogna scappare. Essa è associata all’ozio, alla mancanza di azione ed all’incapacità di prendere l’iniziativa. Non riusciamo, perciò, a trascorrere dei momenti “vuoti” senza farci prendere dai sensi di colpa. Essendo, quindi, bloccati in giornate piene di impegni e di attività, non sempre necessari, diveniamo prigionieri non solo dell’ingranaggio del dinamismo sociale, tipico della nostra epoca, che ci vuole attivi H24, bensì anche del tempo stesso. Quante volte vorremmo avere più ore, perché quelle che abbiamo a disposizione non sono sufficienti? Sia chiaro, non c’è nulla di male nel volere fare sempre di più e nell’essere operosi. Tuttavia la laboriosità dell’uomo non deve allontanarlo da se stesso.
Incapaci di aspettare:
Ormai saturi di cose da fare, siamo diventati incapaci di aspettare per la paura di annoiarci. Ebbene si, non riusciamo più a goderci “il dolce far niente” e tra un “Non ho tempo” ed “Ho da fare”, proviamo a riempire i momenti morti, come anche solo l’attesa dell’autobus, stando per esempio al telefono, pur di non rimanere da soli con noi stessi. Dimentichiamo, in questo modo, che le cose migliori arrivano, quando si aspetta.
Il dovere di annoiarsi:
In questa prospettiva la noia va vista, dunque, come condizione vitale ed essenziale dell’essere umano, uno stato d’animo connesso alla contemplazione, al silenzio ed alla solitudine. Essa ci permette di stimolare la nostra creatività, di ricaricare corpo e mente, di rigenerare lo spirito e ci dà lo spazio per riflettere. Lo stesso Leopardi dava alla noia il merito di essergli d’ispirazione, pur considerandola come la dannazione per la sua anima.
Come spiegava il filosofo tedesco Martin Heidegger, la cosiddetta “langeweile”, ovvero la noia, è in grado, inoltre, di rivelarci l’essere nella sua autenticità. L’atto di annoiarsi è pertanto una vera e propria arte, una capacità, probabilmente innata, che ci fornisce il coraggio necessario per restare da soli con il nostro io più profondo.
In pratica, ciò che noi tutti dovremmo fare è cercare di beneficiare degli attimi di noia, che ci vengono offerti di tanto in tanto, arrivando a prendere coscienza di questa sorta di coraggio morale, che ci rende umani, per poter far esperienza della sua magia.
Qui Alessia Scrive, grazie per l’attenzione! Spero di avervi annoiato.