È il 4 gennaio 1960 quando l’esistenzialista Albert Camus muore in un incidente stradale, assieme al suo editore Michel Gallimard che è alla guida dell’auto. Per lui il colpo è fatale mentre Camus, già malato di tubercolosi, perde la vita poco dopo, a 46 anni.
Soltanto tre anni prima aveva ricevuto il Premio Nobel per la letteratura. Difatti Camus, autore di capolavori come La peste, L’uomo in rivolta, Lo straniero, è all’apice della sua carriera. I giornalisti fanno a gara per intervistarlo e numerose emittenti televisive richiedono una sua ospitata. Eppure Camus non si aspettava quell”onore davvero troppo grande”, tant’è che forse avrebbe preferito non riceverlo, lasciando quel fardello a qualcun altro.
L’incontro con il maestro
Orfano di padre quando non ha nemmeno raggiunto un anno di età, il piccolo Albert cresce con la mamma semianalfabeta e con una nonna severa e dispotica, conducendo una vita estremamente modesta al punto tale da essere motivo di vergogna durante la sua giovinezza.
Alla scuola elementare c’è però un maestro, Louis Germain, che si accorge prontamente delle doti del bambino e ne riconosce una vivace intelligenza. Ma Germain sa che la nonna non gli permetterebbe di continuare gli studi, essendo la famiglia in una condizione economica complicata. Perciò il maestro decide di seguire gratuitamente Camus anche fuori dall’orario scolastico per prepararlo a concorrere per varie borse di studio. È solo grazie al suo aiuto se nel 1924 viene ammesso al Gran Lycée di Algeri.
Il Nobel
Nel 1957 il telefono di Camus squilla, dall’altro lato della cornetta c’è il suo editore che, entusiasta, gli comunica di aver vinto il Nobel per la letteratura. Una volta ringraziato, Camus si precipita a dare la notizia a sua madre, dopodiché scrive una lettera indirizzata proprio a Louis Germain, il suo caro maestro, a cui dedicherà tra l’altro il discorso di ringraziamento durante la cerimonia ufficiale a Stoccolma.
Caro signor Germain,
ho aspettato che si spegnesse il baccano che mi ha circondato in tutti questi giorni, prima di venire a parlarle con tutto il cuore. Mi hanno fatto un onore davvero troppo grande che non ho né cercato né sollecitato. Ma quando mi è giunta la notizia, il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza quella mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato nulla di tutto questo. Non sopravvaluto questo genere d’onore. Ma è almeno un’occasione per dirle che cosa lei è stato, e continua a essere, per me, e per assicurarle che i suoi sforzi, il suo lavoro e la generosità che lei ci metteva sono sempre vivi in uno dei suoi scolaretti che, nonostante l’età, non ha cessato di essere il suo riconoscente allievo. L’abbraccio con tutte le mie forze.
Albert Camus
Nonostante gli anni passati Camus non ha dimenticato di dire grazie a colui che è stato determinante nel modellare e soprattutto nel nutrire il suo spirito intellettuale. Le sue parole, semplici ma allo stesso tempo gonfie di sentimento, manifestano un’estrema riconoscenza nei confronti di chi gli ha teso la mano, deviando totalmente la rotta di quello che sarebbe potuto essere tutt’altro destino. Senza rendersene conto, il suo maestro gli ha cambiato la vita.
Dedicato alla professoressa D.R.
Alessia