La tempesta è uno spettacolo teatrale tratto dall’omonima opera di William Shakespeare. La versione che ho visto nel teatro della mia città è quella con la regia di Luca De Fusco.
Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita.
Trama
Prospero è stato spodestato dal ducato di Milano e da dodici anni vive su un’isola deserta con sua figlia Miranda, il selvaggio Calibano e lo spirito Ariel. Il suo piano è semplice: scatenare una tempesta, utilizzando i suoi poteri, per far sì che il re di Napoli e il fratello Antonio espiino le loro colpe. Il fine ultimo di Prospero è quello di riacquistare il ducato, dopo aver incentivato il matrimonio tra Ferdinando -figlio del re di Napoli- e sua figlia Miranda.
Cast-personaggi
Eros Pagni -Prospero-
Gaia Aprea -Ariel, Calibano–
Alessandro Balletta -Francisco-
Silvia Biancalana -Miranda-
Paolo Cresta -Sebastiano-
Gennaro Di Biase -Stefano-
Gianluca Musiu -Ferdinando-
Alessandra Pacifico Griffini -Giunone-
Alfonso Postiglione -Trinculo-
Carlo Sciaccaluga -Alonso, re di Napoli-
Francesco Scolaro -Adriano-
Paolo Serra -Antonio-
Enzo Turrin -Gonzalo-
Commento
La tempesta è sicuramente uno spettacolo molto ambiguo e particolare che mi ha lasciato dentro una strana sensazione di smarrimento ed incompletezza. Al termine dell’ora e tre quarti mi sono sentita decisamente svuotata e quasi estranea al mio stesso corpo. Lo spettacolo presenta alcuni momenti un po’ pesanti ma nel complesso risulta godibile -a dispetto dei pesanti sbuffi di alcuni dei miei compagni di poltrona-, anche se non è certamente il migliore che io abbia visto.
La storia nel suo insieme
Penso sia proprio la lettura della storia la cosa più complicata nonché quella che lascia interdetto lo spettatore perché ci si trova a chiedersi, a fine spettacolo, ma chi è avvero Prospero? Cos’abbiamo visto, esattamente, in scena? Era un’opera nell’opera o era un sogno? La storia è, ovviamente, il fulcro dello spettacolo ma qui assume una bellezza particolare che, a seconda dello spettatore, può essere letta come magia o come noia o, ancora, come entrambe le cose. Io mi sento di dire che il groviglio di emozioni, voci, parole urlate o cantate, che ho visto sul palcoscenico si è impresso a fuoco dentro di me e mi ha lasciata sgomenta.
I monologhi di Eros Pagni
L’uomo cardine del racconto è Prospero, impersonato da Eros Pagni in maniera talvolta troppo asettica: il -quasi- monologo iniziale, in particolar modo, mi è sembrato più letto che recitato. Di contro, il monologo finale è stato decisamente pieno di sensazioni e di emozioni ed è riuscito a trasmettermi molto di più delle semplici parole che udivo. Sommando tutto assieme, ho trovato che quella di Eros Pagni sia stata una buona interpretazione con picchi eccellenti e altri meno intensi e sentiti da parte dell’attore.
La smisurata bravura di Gaia Aprea
Ho scelto di dedicare un paragrafo ad un’attrice eccezionale, che mette in campo una prestazione degna di molteplici lodi. In primis perché interpreta due personaggi (Ariel e Calibano) e quindi si assume tutte le gioie e i dolori del caso e in secondo luogo perché rende entrambi terribilmente veri e, personalmente, ho realizzato -lo sapevo avendo letto il cast ma l’avevo “scordato”- che l’interprete era il medesimo solo molto tardi. La prestazione della Aprea è veramente sconvolgente, mi ha lasciata realmente interdetta e il suo “svelamento”, avvenuto a fine spettacolo ha lasciato stupito più di qualcuno nella sala.
Gli altri interpreti
Sebbene i protagonisti de La tempesta siano impersonati da Eros Pagni e Gaia Aprea, anche gli altri interpreti sono importanti e, con la loro presenza, rendono possibile l’intero spettacolo. Ho trovato tutti più o meno allo stesso livello, forse solo Silvia Biancalana inizialmente è un po’ troppo rigida e fatica a lasciarsi trasportare all’interno della narrazione. Via via che lo spettacolo procede, comunque, si scioglie molto, performa decisamente meglio e agli applausi finali mostra un po’ di commozione.
La scenografia
Tutte le scene si svolgono all’interno dello stesso spazio ma la sensazione che ho avuto è stata completamente differente. È vero che alcune cose si muovono un po’ e che le luci aiutano a modificare lievemente l’ambiente ma la biblioteca rimane sempre la stessa eppure muta. Mi rendo conto del controsenso enorme ma vi assicuro che la percezione dello spettatore è quella di una biblioteca dapprima “normale” che poi si trasfigura mano a mano che lo spettacolo procede.
Conclusioni
In conclusione mi sento di consigliare La tempesta a tutti coloro che si sentono aperti a vivere un’esperienza strana e particolareggiata e anche a coloro che non amano gli spettacoli tradizionali.
Avete visto questo spettacolo? Scrivetelo nei commenti!
Ilaria