Eccoci con una nuova recensione per la nostra rubrica #ILavoriDiLinoGuanciale¹; questa volta il corto che recensiamo è Lao.
Trama
La storia di Lao, un vedovo novantenne, che durante il sisma ha perso la propria abitazione, trovandosi costretto a vivere in un nuovo villaggio provvisorio, ad alcuni chilometri dal borgo distrutto e divenuto inaccessibile. L’anziano soffre questo distacco, vivendo in una condizione di profonda solitudine, acuita, da una parte, da una parziale sordità che lo pone al di fuori della realtà circostante e, dall’altra, da un’ossessione che, agli occhi dei familiari e dei suoi concittadini, appare frutto della sua demenza senile: la ricerca di una vecchia armonica rimasta sotto le macerie della propria abitazione.
Commento
Di seguito potrete trovare i nostri commenti su Lao e, se l’avete visto, ricordatevi di dirci cosa ne pensate qui sotto nei commenti o sui vostri social taggando la nostra pagina @scrive_squad e utilizzando l’hashtag #ILavoriDiLinoGuanciale! Buona lettura!
Il corto con protagonisti Franco Villani e Lino Guanciale, intitolato Lao, è una storia si personale ma anche universale. Guardando il protagonista, un anziano ricco di memorie e ricordi, immerso in un borgo ove grida forte la mancanza di un passato ormai remoto e al tempo stesso la speranza di un futuro per rinascere, ho provato molta malinconia e sorriso. Sorriso, perché spesso non ci accorgiamo di quanto sia difficile per le persone più anziane lasciarsi dietro i ricordi, le radici, gli attimi che vorrebbero rivivere e malinconia, perché è quel sentimento di abbandono che anche solo per un attimo ti porta a crollare e a rialzarti, facendoti accettare che tutto è andato e cambiato ma che si può sempre guardare oltre partendo dal passato. E quindi è una perfetta metafora della vita, Lao: tutto scorre, tutto cambia eppure, il sentimento per le cose che ci hanno almeno una volta nell’animo fatto sentire vivi, anche quando ci sentiamo a pezzi, vive comunque in noi.
Teresa
Lao è un cortometraggio delicato che fa dell’introspezione la sua cifra stilistica: noi siamo emotivamente vicini a Lao, cerchiamo di comprendere appieno la sua necessità di ritorno all’origine, rappresentata dalla ricerca dell’armonica che sembrerebbe essere rimasta sotto le macerie. Il corto procede per immagini e con pochissimi dialoghi, come a voler sottolineare la necessità introspettiva insita nel girato, come se ci fosse il timore di scoppiare la bolla fatta di ricordi in cui vive Lao. Lontano dalle macerie, per il protagonista, significa anche lontano dagli affetti e dalla vita che fu e che non ritornerà. In Lao c’è quasi un bisogno spasmodico di ritorno, di ricordo, di rimembranza e un’armonica che suona in lontananza sembra riportarlo in pace con il mondo. Le scene finali sono quelle più dense di significato e la lettura di ciò che accade viene lasciata all’immaginazione dello spettatore: dov’è veramente quell’armonica? Dove la vediamo o dove il protagonista la sente? Il suono viene da lontano o viene da sotto le macerie?
Un cortometraggio consigliato!
Ilaria
Come sempre, un grande grazie a Teresa che mi accompagna in questa avventura fin dal primo articolo della rubrica e partecipa sempre con gioia ai nuovi articoli.