Il lavoro dei contadini dipende in effetti dai mezzi di cui dispongono per agire sull’ambiente naturale. Le condizioni climatiche e il ritmo delle stagioni richiedono piante e animali domestici pressoché adatti alla latitudine e al ciclo vegetativo normale; bisogna scegliere il suolo in funzione della sua fecondità o cercare di migliorare questa fecondità. Al disopra di tutto si pone il problema delle arature delle sementi, dei raccolti, dunque delle tecniche agrarie e dei metodi di coltivazione. In epoca carolingia una proprietà privata reale comporta due falci, due falcetti, qualche pala ferrata, perché il metallo è in primo luogo riservato ai guerrieri. La progressiva istallazione del fabbro nelle campagne è un evento notevole; per la società contadina in seno alla quale questo ricco maniscalco signore del fuoco occupa un posto distinto; ma molto di più per il progresso tecnico che rappresenta. Il pesante aratro di ferro ha portato una rivoluzione su numerosi punti: costoso, pesante non è a portata di tutti. La comparsa e la diffusione di altri strumenti ha ugualmente facilitato la vita quotidiana del contadino, come per esempio il torchio, i mulini a vento e a acqua, il frantoio, il torchio… L’uso della forza motrice tradizionale fornita da animali da tiro, è stato a sua volta molto facilitato dalla diffusione delle nuove tecniche. Il pesante aratro poneva per esempio il problema dell’attacco: animali più numerosi, più forti, più rapidi. Si ferrano i buoi si usano se è possibile i cavalli, prima di allora riservati solo esclusivamente alla guerra. Qualunque sia la bestia che tira, lo stesso sistema di trazione va migliorato; il contadino non attacca più il bove per il garrese, ma fissa il giogo sulla sua fronte e sulle sue corna, il che gli permette di utilizzare più efficacemente la sua forza. Per impiegare meglio un numero più grande di animali nel tirare un solo aratro, bisognava utilizzare l’attacco in fila e non quello in linea. La terra per recuperare la propria fertilità deve riposare; il sistema del maggese è dunque molto adottato in occidente. Tuttavia perché questo riposo sia più corto e fruttuoso il contadino cerca di aiutare la natura, aggiungendo del letame o sotterrando delle foglie e facendo pascolare i greggi su quelli che riposano. Il maggese stesso è molto sorvegliato e lavorato; un’aratura arieggia la terra vi nasconde le cattive erbe. Queste pratiche assumono il loro valore quando questa rotazione si fa a libello di una grande proprietà o della terra di un villaggio; tutto lo spazio coltivabile è allora diviso in tre appezzamenti, in ciascuno dei quali il contadino ha delle parcelle; tutte le parcelle dello stesso appezzamento nello stesso anno sono o lasciate a riposo, o seminate del medesimo grano, di inverno o di primavera. I vantaggi sono notevoli i due terzi e non più solo la metà del terreno sono coltivati. Il gregge allevato dai contadini non è qualitativamente diverso da quello attuale; tutte le proporzioni tra le diverse specie sono cambiate parecchio; il pollame comprende innumerevoli specie di galline; non mancano tuttavia il pavone e il cigno; solo il tacchino è sconosciuto. Raro è il bestiame grosso; pochi cavalli prima del secolo XIII, eccetto i grossi possidenti; pochi buoi oltre quelli necessari per turare l’aratro, qualche vacca qua e là, per assicurare la riproduzione, ma il latte è poco utilizzato. Si aggiunga attorno alla famiglia del contadino un certo numero di cani di cui non sappiamo precisamente le razze; i gatti nono erano moto presenti, tranne quelli venuti dall’Egitto, che scacciavano i topi nelle case dei grandi signori.

La vita in paese e a casa 

Durante tutto il medioevo i centri abitati sono sparsi, di modeste dimensioni e in parte instabili; non sono dei villaggi in senso proprio anche se esistono vaste proprietà capaci di riunire parecchi terreni contadini. Questa trasformazione si è operata attorno a tre poli: il castello, la cinta paesana, la chiesa parrocchiale. Il castello protegge le abitazioni raccolte attorno alla sua altura e le chiude nella sua rete di poteri signorili più o meno costrittivi. La costruzione di una cinta, muro di pietre o semplice palizzata, può pure indicare la volontà dei paesani di raggrupparsi in un centro determinato. Questo tipo di incastellamento, costrittivo per gli uomini pari passo con l’affermarsi della signoria, ma non sempre comporta la costruzione di una casa fortificata. Infine la rete delle chiese parrocchiali è solidamente fissata. Cimiteri e preghiere contribuiscono a riunire i fedeli. Si sono costruite quindi le case e si delineato il parcellare sui resti delle villa e dell’alto medioevo, che si tratti della costituzione di piccole proprietà o di terre concesse in sfruttamento dal signore del fondo. Le zone di terreno incolto necessario all’agricoltura estensiva che prevaleva prima, hanno cominciato ad arretrare per essere integrate nei campi arati di un’agricoltura totalmente sedentaria e a tendenza intensiva. Una lenta spinta demografica e una padronanza sempre più sicura delle tecniche agrarie hanno senza dubbio permesso e stimolato un consumo accresciuto e organizzato. Le ripercussioni sono fondamentali: legati fino allora dai soli vincoli di sangue gli uomini hanno dovuto imparare a vivere insieme a comportarsi da vicini; la comunità paesana ha potuto costituirsi. Si è creata una nuova rete d’obblighi sostenuta da un nuovo ideale favorevole ad un nuovo punto collettivo: la pace. Dappertutto i contadini annualmente hanno spinto più lontano i loro aratri. Con procedimento anarchico e subdolo hanno preso terre contigue ai loro terreni occupate fino allora da paludi, boschi o sodaglia. Talvolta anche interi villaggi si formano sotto la guida di un signore laico o ecclesiastico o di un’associazione di signori. Si tratta dei dissodamenti più spettacolari e più noti perché hanno lasciato tracce numerose in documentazioni scritte. La gran maggioranza delle terre occidentali si presente allo stesso modo distribuita e organizzata: tre aureole che vanno dalla foresta al villaggio; ai margini del bosco i pascoli, i prati, le terre dissodate o le lande non ancora coltivate dove pascolano le greggi comunali; più vicino le terre cerealicole, coltivate o a maggese e spesso le vigne e i frutteti sulle colline ben esposte; infine il villaggio, circondato dai cortili, dai recinti, dai giardini o frutteti lavorati in permanenza. L’agglomerato cittadino può avere varie forme e la sua distribuzione urbana nelle strade può variare da zona a zona; i modelli più frequenti e di cui i hanno maggiori tracce sono quello a scacchiera, a spina e a strade. In genere la case sono spesso raggruppate senza un ordine preciso attorno la piazza principale dove sorgeva la chiesa, ma il loro numero non è mai molti rilevante, al massimo qualche decina, e fra queste parecchie del medesimo tipo, molto semplice. I materiali più usati erano pietra, argilla, ma soprattutto il legno, ricavato facilmente dalle numerose e grandi foreste, e per questo non abbiamo molte tracce di abitazioni. All’interno della casa le testimonianze maggiori ci indicano letti molto grandi e madie fornite di serrature; tavolo s cavalletti e panche (le sedie erano un lusso); utensili in stagno e metallo oppure in coccio, come le brocche, le caraffe… La vita quotidiana e quella annuale di un contadino si svolgeva scandita dal tempo della natura e dall’alternarsi delle stagioni e dei mesi; anche la vita religiosa era molto importante e erano presenti molte feste, anche oltre a quelle dell’ano liturgico (come sagre, matrimoni, battesimi…) che davano un piccolo segno di allegria a quello che ci può sembrare una vita monotona e triste.

I rapporti sociali

La società contadina ha quindi un certo numero di caratteri generali, soprattutto di ordine economico e materiale, che permettono di coglierne un aspetto complessivo; tuttavia sarebbe arbitrario considerarla monolitica, poiché vi sono varie categorie. Fino all’epoca carolingia ci sono stati degli schiavi rurali nel senso vero e proprio del termine, ossi privi di qualunque libertà rispetto al padrone; non possedevano nulla, vivevano in gruppi vicino al centro di sfruttamento dove risiedeva l’amministratore; potevano abitare capanne distinte, con la compagna e coi figli che appartenevano anche questi al padrone. Ci sono poi anche i contadini schiavi veri e proprio che possono essere venduti, non hanno nessuna personalità giuridica, né civile, né penale, è il padrone che ne è responsabile e giudica il loro talento. Non possono prestar giuramento, perché in caso di spergiuro rischierebbero la mutilazione della mano e questo danneggerebbe il padrone a cui tutto il loro corpo appartiene. Non possono farsi preti, né prender moglie al di fuori della proprietà del padrone, senza il permesso di questo, né prestar servizio militare, né far parte dei tribunali. Anche tra tutti questi schivi rurali vi è una distinzione: schiavi in gruppo dei tempi merovingi o carolingi concentrati attorno alla casa del signore che lavorano sotto la direzione dell’amministratore; schiavi sistemati che due o tre volte alla settimana hanno una vita autonoma sulla parcella in cui vivono; schiavi dei paesi mediterranei nel basso medioevo il prezzo è così elevato che l padrone se ne serve isolatamente, non li opprime con un lavoro che li logorerebbe e li considera come una specie di domestici agricoli. Gli antichi schiavi rurali sono a loro volta gli antenati dei servi che avevano le stesse caratteristiche, cioè la dipendenza, la corvée… Quindi una parte dei contadini che i loro contemporanei consideravano liberi sono dei servi e in certe epoche avrebbero addirittura costituito la maggioranza dell’intera popolazione. Col passare del tempo, si è poi andato formandosi un ceto di contadini di classe sociale media che ovviamente avevano una vita più agiata dei servi e degli schiavi rurali. In generale il signore è un fattore fondamentale per il feudalesimo e tutta struttura sociale della villa si forma attorno a lui; è lui che offre la protezione ai contadini, chiede i tributi, fa pagare i pedaggi, le sue guardie sono più o meno il corpo di polizia della zona ed è lui stesso che spesso decide su dispute tra i vari contadini. Il castello è quindi un luogo importantissimo non solo per la difesa della zona, ma anche per la vita sociale stessa.

 

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Written by

Sara

Artista. Classe 1998. La big delle sette sorelle Greffi.
○ Fondatrice del blog Sara Scrive e manager della @Scrive_Squad
○ Content creator
○ Condivido la mia passione per l'arte e tutto ciò che sembra uscito da un film