Siamo nel 1973, è il 26 dicembre. Molti probabilmente devono ancora digerire le abbuffate natalizie e decidono di recarsi in sala. “L’Esorcista”, diretto da William Friedkin, è appena uscito e riesce a sconvolgere il mondo intero. Ma perché?
Sicuramente la realizzazione tecnica, la “blasfemia”, la mostruosità fanno la loro parte ma se questo film riesce a colpire ancora oggi è per ben altro. Non che non sia tecnicamente impeccabile, visivamente potente e mostruoso ma perché non basta questo per creare un film così importante. Ci deve essere qualcosa di più.
La storia è semplice: una bambina, figlia di una nota attrice, dopo aver giocato con una tavoletta ouija resta vittima di una possessione demoniaca. La psichiatria non può nulla e si decide dopo parecchio tempo e quando tutto sembra perduto a tentare un esorcismo.
Non c’è altro da sapere, non è la trama che rende grande questa pellicola. Ciò che rende “L’Esorcista” il capolavoro che tutti dovrebbero vedere è il fatto che anche oggi parla a ognuno di noi. Ci prende per il colletto e ci schiaffeggia con immagini forti e indimenticabili. Friedkin ci dice che il male è parte di noi e sta solo a noi non accoglierlo. Perché una bambina innocente ne è stata vittima? Per farci ancora più male. Trasformare una figura innocente in una mostruosità è ciò che cerca di fare la società con ognuno di noi insinuandosi nella nostra mente come le note della colonna sonora di questo film, mai ad alto volume ma sempre presenti. Se crediamo di essere puri e santi rispetto agli altri siamo l’esatto opposto. Non siamo perfetti, non lo saremo mai, ma possiamo comunque renderci conto di questa cosa e compiere un esorcismo quotidiano nei confronti dei nostri lati peggiori cercando di essere i migliori esseri umani possibili.
Ognuno di noi, credenti o meno, ha qualcosa da imparare da questo film. Dobbiamo sempre mettere in discussione le nostre certezze come fa Padre Karras, inizialmente scettico. Dobbiamo sforzarci per tenere a bada i nostri demoni come fa il vecchio Padre Merrin. Dobbiamo riconoscere che c’è sempre del bene in chiunque e amare nonostante tutto come fa la madre di Regan non senza difficoltà.
Dopo “L’Esorcista” sono stati molti i film ispirati a questa tematica ma nessuno è mai riuscito a portare questo tipo di messaggio così profondo e in maniera così coraggiosa. Chi lo ha fatto è risultato essere una copia dell’originale e pertanto derivativo. Questo film è quindi qualcosa di unico nel suo genere. Un capostipite e al contempo un capolavoro assoluto. Una forma pressoché perfetta che ha lasciato immagini indelebili nella memoria di tutti, cinefili e non. Questo non è un horror, è un thriller soprannaturale e spirituale. Non vuole spaventare ma smuovere qualcosa dentro ognuno di noi. Per questo non ci sarà nessun altro film che parli di esorcismi che abbia lo stesso valore. Imprescindibile.
Lorenzo
Bravo Lorenzo, gran bella recensione.
Non sono d’accordo sul fatto che “L’esorcista” si riferisca al “male che è in noi”, ma esclusivamente a qualcosa di esterno, incomprensibile,ininterpretabile, col quale non si può patteggiare. Quando il film è uscito internet non esisteva e c’erano due soli canali tv più una manciata di sgangherate emittenti private, quindi il parallelismo con la società odierna e i media che quotidianamente cercano di influenzarci non rientrava, a mio parere, nelle intenzioni di Friedkin. Per contro, che tu abbia reinterpretato il significato della pellicola con gli occhi di uno della tua età è un valore aggiunto senza prezzo. In una società di simpatici analfabeti fa piacere leggere articoli come il tuo.
Grazie per il commento! Penso che l’arte sia tale proprio per questo, è soggetta a interpretazione da chi ne fruisce. Per questo cerco sempre di trovare qualcosa che parli direttamente a me in ogni opera. Probabilmente non era intenzione di Friedkin però a me è arrivato questo ed è proprio qui che sta la forza del Cinema!