L’orso e l’usignolo è il primo capitolo della saga La notte dell’inverno della scrittrice americana Katherine Arden, seguito da La ragazza nella torre e da L’inverno della strega, entrambi già disponibili. In Italia sono editi da Fanucci Editore.

Titolo: L’orso e l’usignolo
Anno
: 2019
Casa editrice
: Fanucci Editore
Genere
: Fantasy
Traduttore
: Maria Teresa De Feo
Lunghezza
: 304 pagine
Valutazione
: ★ ★ ★ ★

Tu sei. E, pertanto, puoi andare dove desideri, nella quiete, nell’oblio, o nelle fosse infuocate, ma dovrai sempre scegliere.

Trama

Nella fredda tundra russa, stretti intorno al caldo del forno, Vasilisa e i suoi fratelli amano farsi raccontare antiche storie dalla balia Dunja. La loro preferita è quella su Morozko, il demone dagli occhi blu re dell’Inverno, di cui tutti hanno paura, ma che Vasja ascolta con grande curiosità. Vasja – Vasilisa-, è l’ultima figlia di Petr e Marina e ha un dono speciale. Può “vedere” e comunicare con gli spiriti della casa e della natura. Questo è però un dono speciale che non rivela a nessuno. Tutto cambia, però, quando da Mosca arriva la sua nuova matrigna e un prete che, bandendo i culti tradizionali, compromette il delicato equilibrio tra uomo e natura, che i demoni, con l’aiuto di Vasja, aiutavano a preservare. Sempre più indeboliti, però, non riesco a svolgere il loro ruolo di protettori. La vita di tutti è in pericolo. Vasja è l’unica che può salvare il villaggio dal Male. Per farlo, deve iniziare a credere fermamente che tutti i racconti che ha sentito da bambina non sono solo storie, ma la realtà. Così, entrando nel mondo degli antichi racconti e inoltrandosi nella foresta, deve affrontare la minaccia che incombe su tutti: l’Orso, il demone che si nutre della paura degli uomini.

Io sono Morte, il guardiano dell’ordine delle cose. Tutto risponde a me, è così che funziona.

La magia della Russia medievale

Nulla cambia, Vasja. Le cose sono, o non sono. La magia è dimenticare che qualcosa sia stato diverso da ciò che volevi che fosse.

Il libro è un fantasy che prende spunto dalla mitologia russa. La Arden apre proprio con una storia del folklore russo, quella di Nonno Gelo, la Morte.  La storia inizia quindi con una fiaba del folklore e di quella fiaba ne condivide lo spirito. I personaggi di queste fiabe, infatti, sono reali a tutti gli effetti e tentano di preservare, con il loro compito di guardiani, il delicato equilibrio tra la natura e gli uomini. La loro esistenza è però garantita solo dalla fede che le persone del villaggio nutrono nei loro confronti. Solo se la gente continua a credere nella loro presenza, questi potranno sopravvivere e continuare a svolgere il loro ruolo di protettori.

La magia della storia è garantita anche da uno stile vivido che permette al lettore di calarsi pienamente nel clima della storia. A parte qualche inesattezza (che la scrittrice stessa sottolinea) la storia è perfettamente inserita nella Russia medievale, di cui sono spiegati bene i costumi e le usanze tipiche. Non manca qualche digressione politica che aiuta a contestualizzare meglio la storia. Ovviamente, il libro ha comunque un carattere fantasy e il resto è un contorno volto a dare maggiore profondità all’ambiente in cui la storia si snoda. A dare una chiave quasi epica alla narrazione è l’eterna lotta tra Bene e Male, quella tra Vasja, portatrice di un fardello pesante, quello di dover salvare il mondo e l’Orso, il dio divoratore, che si ciba delle paure degli uomini.

La coralità della narrazione: un romanzo (quasi) familiare

È un compito crudele, quello di terrorizzare le persone nel nome di Dio. Lo lascio a voi (…). Ad ogni modo, batiuška, io non ho paura.

La forza del libro, oltre che nell’ambientazione magica, sta sicuramente in alcuni dei personaggi. Nei primi capitoli il libro sembra quasi assumere le sembianze di una saga familiare. Tutta la famiglia di Vasja ha un ruolo nel contesto della narrazione ed ogni personaggio ha una caratteristica che lo rende riconoscibile e non permette al lettore di dimenticarsene. Questo è un dato importante, in un libro che conta diversi personaggi e in cui il lettore potrebbe facilmente perdersi, dato l’uso di nomi e nomignoli russi non facilmente memorizzabili.  Tra tutti i personaggi spicca sicuramente quello di Morozko. Nella mitologia russa, Morozko è l’incarnazione dell’inverno, ma incarna anche la Morte, l’ordine e l’equilibrio dell’universo. L’Orso, l’antico divoratore, rappresenta invece l’esatto opposto, ovvero il caos: guerre, carestie, incendi, perché la sua forza sta nella paura degli uomini. Il compito di Morozko, con l’aiuto di Vasja e dei guardiani, è quello di continuare a tenere imprigionato l’Orso, che si sta risvegliando.

Uno dei personaggi dalla psicologia più interessante è però Kostantin, un prete (batiuška), che arriva a Lesnaja Zamlja -letteralmente, Terra della foresta-, la casa di Vasja e della sua famiglia, per prendere il posto del precedente prete, deceduto. In lui c’è un forte senso religioso che però nasconde ambizione e narcisismo. A questo, si unisce il desiderio nei confronti di Vasja, che maschera con odio e comportamenti sprezzanti. In lui, la fede si tramuta in un cieco delirio religioso e, nella convinzione di star servendo Dio, mette in pericolo l’intero equilibrio tra natura e umani, aiutando l’Orso a risvegliarsi. In lui il profano e il mistico si intrecciano, perché se da un lato si convince di star operando nella parola di Dio, dall’altro desidera profondamente Vasja e questo suo desiderio sarà causa della sua rovina. È per le sue parole maligne, ma pur sempre intrise dell’autorità religiosa, che Vasja inizia ad essere considerata una strega dalla gente del villaggio. Riversa in lei tutta la sua insoddisfazione e la sua disfatta, rendendola il perfetto capro espiatorio. Perché la desidera, ma non può averla. E perché Vasja non si fa relegare al ruolo che la società cerca di imporle.

Un’eroina atipica per parlare di pregiudizi del passato e del presente

Se fosse stato un ragazzo, avrebbe applaudito quella destrezza con il cavallo. Ma era una ragazza, una specie di maschiaccio, sul punto di diventare donna.

Vasja è, assolutamente, il personaggio più interessante della saga e ne è a pieno merito la protagonista assoluta. L’intera saga si può leggere come un bildungsroman, un romanzo di formazione, di Vasja stessa.

Il libro, appunto, rispecchia la magia delle storie del folklore, e questo non solo perché la magia di quelle storie è ben più reale delle semplici parole di Dunja, ma anche perché Vasja incarna perfettamente il ruolo di eroina indomita.Ruolo, quello dell’eroe, che nelle fiabe è maggiormente assegnato agli uomini. Non per questo risulta un personaggio stereotipato, anzi. Non è descritta come bellissima, né come amata da tutti. Ma ha carattere, è ammaliante più che bella, con gli occhi verdi che richiamano la natura, altra grande protagonista del romanzo e lunghi capelli corvini. E, soprattutto, ha presenza di spirito ed è coraggiosa. Non si lascia intimorire, neanche dalla Morte.

Vasja è l’espressione di una femminilità dirompente, indipendente ed unica, che non riesce – e non vuole- reprimersi nei suoi desideri. Non vuole assecondare nessuno se non se stessa, obbedendo all’unico imperativo di essere libera. Ma non viene compresa. Né dalla famiglia, che pur volendole bene non riesce a capire quella ragazza così diversa. Né, tantomeno, dalla società in cui si trova a vivere che, invece, istigata dalla voce autorevole di un padre della religione, trova in lei un capro espiatorio per quanto sta accadendo e la marchia come strega, addossandole tutta la colpa. Il capro espiatorio. Una funzione che le donne hanno ricoperto, loro malgrado, per secoli. Incolpate dalla Chiesa di essere le uniche fautrici della cacciata dell’umanità dal Paradiso terrestre e poi incolpate e marchiate di essere streghe, fattucchiere, isteriche, demoni.

Di essere, insomma, eversive. Di non aderire ad un ruolo sociale, quello della donna sottomessa, che sta a casa a badare ai figli, a cucinare e a rammendare. Tutte coloro che vivono una vita diversa, o ci provano, fatta di libertà, di indipendenza, di scelte compiute senza il benestare della società. Tutte quelle che insomma si “appropriano” di diritti che la società vorrebbe fossero solo maschili (anche se in tempi recenti appartengono, in teoria, ad ogni individuo), ecco tutte quelle donne che subiscono il marchio dell’infamia, che non di rado nei secoli scorsi ha portato alla morte.

Tramite Vasja, l’autrice ha il pretesto per parlare sì di magia, di libertà, ma anche di quello che questo comporta in una società patriarcale. Così parla di pregiudizi, di un maschilismo violento e crudele, che trova una scusante nella Chiesa. Ed è proprio di questa che dipinge un quadro piuttosto spietato. Perché per quanto non manchino gli esempi positivi, di religiosità davvero ispirata (come quella del fratello di Vasja, Saša), si nota anche quanto la Chiesa sia inficiata nel potere, di quanto ascendente abbia sulla società tutta e di come questo può portare ad un veloce declino della società stessa. Di quel passato abbiamo degli strascichi ancora nel presente e se la Chiesa oggi non esercita più tutto quell’ascendente sul potere politico, resta estremamente ancorata, invece, in una certa parte dell’opinione pubblica.

Ancora oggi, donne come Vasja, così libere, così indipendenti, spaventano. Si cerca di ricondurle nei binari di una vita già scelta, entro ruoli più facilmente controllabili. Ma la lotta per la liberazione delle donne sta anche nel combattere contro queste mani feroci che pronte le riporterebbero a posto (quale, poi?), che tentano di farlo con insulti degradanti, giudizi maligni, sminuendo i loro gesti e le loro parole. La forza del combatterle e del cercare di vincerle.

Perché seppure ci vogliono ancelle, schiave, ci avranno ribelli. E, se necessario, streghe.

Conclusioni

L’orso e l’usignolo è un romanzo che ho letteralmente divorato. Nella prima parte può sembrare un po’ lento e l’azione ridotta, per questo potrebbe non essere il romanzo adatto agli amanti delle trame fitte di eventi. Resta, però, uno dei migliori fantasy in cui mi sia imbattuta nell’ultimo periodo. Una storia magica aiutata dalla presenza di una protagonista decisamente femminista. Un’eroina che scavalca ogni paletto che le è stato imposto in quanto donna e decide di essere semplicemente ciò che vuole essere. Libera.

A presto,

Michela

Per tutta la vita mi è stato ordinato quando “andare” e quando “tornare”. Mi viene ordinato come devo vivere, e come devo morire. Devo essere la serva di un uomo e una giumenta per il suo piacere, oppure nascondermi dietro a delle mura e consegnare la mia carne a un dio freddo e silenzioso. Camminerei nelle fauci degli stessi inferi, se fosse la direzione che ho scelto di seguire. Preferirei morire domani nella foresta piuttosto che vivere per cento anni una vita che è stata scelta al posto mio.

 

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Vi lascio le mie recensioni sui primi due volumi di un’altra saga fantasy, quella dellAttraversaspecchi e sul terzo , La memoria di Babel.

Qui, la mia ultima recensione su Carmilla.

Written by

Michela

Michela, 20+4, femminista, procrastinatrice seriale, a metà tra Verona e il mare del Molise. Leggo, scrivo, mi lascio stupire dal mondo e cerco di non arrabbiarmi troppo per i ritardi dei treni.