Nicolas Winding Refn, i tarocchi, Los Angeles, Cliff Martinez alla colonna sonora, il noir, il Messico, tanta sperimentazione, 10 episodi, 13 ore e una fotografia straordinaria. A me è bastato il primo nome, quello del regista, per iniziare questo viaggio incredibile, allucinato, lento, lentissimo, violento, violentissimo che si è insinuato nella mia mente come un alieno.
Non c’è l’azione estrema tipica delle serie TV di questo genere, non c’è un genio del crimine che risolve la situazione. C’è del male, parecchio male, di ogni tipo che si possa immaginare. Ogni episodio porta il nome di una carta dei tarocchi ed il primo è il diavolo, già questo dovrebbe bastare a capire in che direzione si muove questa narrazione rarefatta di Refn e Ed Brubaker (noto scrittore di fumetti). Proprio dal fumetto Refn prende il ritmo dei dialoghi dandoci il tempo di contemplare la splendida messa in scena tra una battuta e l’altra.
Non aspettatevi qualcosa di già visto, seppure gli stilemi del noir siano rispettati, in questa serie sono esaltati da una bellezza visiva assolutamente unica. Il Messico rigoglioso e luminoso è in contrasto con una Los Angeles quasi sempre cupa e notturna. I personaggi si muovono annoiati (quando lo fanno) ma hanno in sè una potenza straordinariamente evocativa, sono rappresentazione dell’arrendevolezza dell’uomo di fronte al male e alla morte. Morte che cambia per sempre la vita di chi perde un proprio caro come uno dei nostri protagonisti, Jesus al quale scopriamo è stata uccisa la madre. Da questa morte nasce la nostra vicenda, la storia di un poliziotto che lavora per un distretto ridicolo, corrotto e fascista. Questo poliziotto però collabora con dei criminali ed è per loro un sicario. Oltre a questo sta con una ragazza minorenne che ha un padre, un artista estremamente ricco e affermato, parecchio morboso nei confronti della figlia. Jesus invece, deciso a vendicare la morte della madre, in Messico conosce una ragazza che presto sposerà. I due diventeranno una coppia letale. Inoltre c’è anche una strana setta che si propone di eliminare le persone malvagie dal mondo.
Sicuramente d’impatto come trama ma quello che colpisce è la calma con cui tutto quello che vediamo si svolge. Quando arriva la violenza è grezza, cruda e quindi ha un effetto decisamente potente. Si rimane scioccati dalle varie uccisioni e nessuno, davvero nessuno, è al sicuro. La tensione sale di puntata in puntata e ci si può trovare a tifare per uno o per l’altro dei personaggi fin quando realizziamo che sono tutti, dal primo all’ultimo, elementi negativi.
Cosa ci vuole dire Refn? Ci vuole mostrare la natura umana per ciò che è, come fece Cronenberg prima di lui: malvagità, perversione e meschinità, carne viva che pulsa ma che in un secondo può scomparire per mano di un predatore. Ci vuole parlare di religione e della pericolosità che ha la sua errata interpretazione.
Una serie ipnotica, dura ma allo stesso tempo bellissima da vedere, lenta ma che come la famosa tortura (altro argomento trattato) della goccia, lentamente ci buca il cranio per sedimentarsi nella memoria con scene di assoluto spessore artistico e cinematografico.
Ormai il Cinema è anche a casa nostra ed è bello che autori così importanti come Refn e Lynch mettano la loro arte a disposizione di tutti. Certo, non è una serie che potrà piacere ad un pubblico grandissimo visto il ritmo ma chi potrà apprezzarla sicuramente ne riconoscerà l’incredibile importanza artistica.
Lorenzo
Non avevo dubbi che questa serie ti sarebbe piaciuta. Il primo episodio mi ha entusiasmato; il secondo l’ho trovato inguardabile; sono fermo al terzo, demotivato dalla scansione estenuante e dai personaggi repulsivi.
Di Refn mi è piaciuto solo “Drive” (e anche tanto). Un vecchio amico mi ha regalato “Walhalla rising”: l’ho seppellito in cantina (l’amico)…
“Drive”è tanto bello quanto commerciale, un film per tutti. Il resto delle opere (perché qua di arte si parla) di Refn è molto diverso. Da un artista così non ci si deve aspettare qualcosa che sia in linea con il gusto comune, anzi, deve essere straniante e fastidioso perché questo è quello che vuole esprimere. Una lenta discesa alla morte. Il cinema di Refn è erotico, è estetico ed è pregno di significati perché è cinema puro. Le parole sono superflue. Il cinema di per sé nasce muto. Non siamo davanti a un Nolan che accontenta tutti ma siamo davanti a qualcuno che ci mette di fronte alla natura dell’uomo dal suo punto di vista, è onestà artistica. Sarebbe stato facile fare un “Drive 2” e guadagnare soldi a palate ma Refn ama il cinema e sperimenta. Per questo è uno dei miei registi preferiti.
Prima o poi ti diro’ cosa penso di Refn, ma conto che accadra’ a tavolo di un pub davanti a birra e patatine (e lontano dalla mia cantina…).
Chiaramente è arte e non può piacere a tutti, mi ritengo fortunato a poterla apprezzare. Ciò che conta è saperne sempre riconoscere l’importanza in quanto opera artistica. A me potrebbe non piacere un dipinto di Dalì (per ipotesi, adoro Dalì) ma comunque sono sicuro che non metterei mai in dubbio il suo valore artistico.