L’11 ottobre è stato caricato su Netflix un film incredibile sotto ogni punto di vista. No, non parlo di “El Camino” ma di The Forest Of Love, film giapponese di un regista straordinario (e folle) che risponde al nome di Sion Sono.
Trama (ovviamente accennata, in questo film succede di tutto)
C’è un serial killer che miete vittime in città, il tg ne parla e un uomo lo guarda mentre è al ristorante. Ferma il cameriere e gli dice di essere uno sceneggiatore.
La scena cambia, un ragazzo suona seduto a terra in un parco di Tokyo. Viene avvicinato da un gruppetto di altri ragazzi, subito ho pensato che volessero fargli del male come spesso accade nei film giapponesi e invece lo coinvolgono in un loro progetto, vogliono girare un film da presentare a un festival. Entrando in confidenza i ragazzi scoprono che l’ultimo arrivato è ancora vergine e quindi decidono di fargli conoscere una loro vecchia amica che ha la fama di essere una facile. Arrivati da lei questa si rifiuta ma propone un’altra ragazza, una che era in classe con lei. La ragazza in questione vive con i suoi genitori in una casa borghese e ha la camera piena di bambole. Quando si presentano da lei scopriamo con un flashback il trascorso delle due giovani. Andavano a scuola insieme ed erano entrambe innamorate della stessa compagna di classe, chiamata Romeo perché ne recitava la parte in un adattamento di “Romeo e Giulietta”. Romeo però muore in un incidente e la depressione prende il sopravvento sul gruppo di amiche più strette e soprattutto sulle nostre due protagoniste. Il dolore è così terribile da spingerle a tentare il suicidio dal quale però entrambe si salveranno, una riportando una lesione permanente che la costringe a trascinare la gamba, l’altra completamente illesa perché una visione l’ha distolta dal lanciarsi giù dal tetto della scuola.
Trama solo accennata ma ricca di eventi come notate.
Appena andati via dopo una sfuriata che ha fatto risvegliare un po’ la giovane più timida eccola che riceve una telefonata. Un uomo le vuole restituire 50 yen (42 centesimi) che dice di aver ricevuto da lei. Dopo una lunga insistenza la ragazza accetta di vedere l’uomo, un quarantenne che subito ci appare come un viscido manipolatore. Da questo momento inizieranno i problemi.
La mia opinione
Siamo di fronte a un film che stupisce per quanti temi ci costringe ad affrontare. Una società come quella giapponese è ricca di contraddizioni e qua escono tutte allo scoperto. Vediamo l’ipocrisia di una famiglia borghese, vediamo la sottomissione della donna senza che venga giustificata da una qualche retorica ma resa per quello che è, una cosa disgustosa. Oltre alla critica alla società giapponese c’è anche un approfondimento su temi come l’omosessualità, il suicidio, il cinema, la menzogna, la manipolazione, la codardia e tanto, tanto altro.
Una narrazione che procede spedita e sconvolge con alcune scene che su Netflix è difficile vedere (purtroppo). Sion Sono non ha paura di mostrare tutto quello che vuole e non si preoccupa dello spettatore medio, cosa che farebbe solo bene ad una piattaforma che è più piatta di un’asse da stiro.
Considerazioni finali
Dateci più film orientali anche nelle sale! Dateci più Sion Sono, dateci più Takashi Miike, dateci i coreani, dateci un po’ di profondità oltre le solite americanate!!
Lorenzo