Per analizzare Persona di Ingmar Bergman dobbiamo necessariamente partire da questo monologo.
Credi che non ti capisca? Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di te, e vigile. nello stesso tempo ti rendi conto dell’abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa e provoca quasi un senso di vertigine, un timore di essere scoperta, di vederti messa a nudo, smascherata, riportata ai tuoi giusti limiti. Perché ogni parola è menzogna, ogni gesto falsità, ogni sorriso una smorfia. Qual è il ruolo più difficile? Togliersi la vita? Ma no, sarebbe poco dignitoso. Meglio rifugiarsi nell’immobilità, nel mutismo, così si evita di dover mentire, oppure mettersi al riparo dalla vita, così non c’è bisogno di recitare, di mostrare un volto finto o fare gesti non voluti. Non ti pare? Questo è ciò che si crede ma non basta celarsi perché, vedi, la vita si manifesta in mille modi diversi ed è impossibile non reagire. A nessuno importa sapere se le tue reazioni siano vere o false. Solo a teatro il problema si rivela importante e forse neanche lì. Io ti capisco, Elisabeth… e quasi ti ammiro. Secondo me devi continuare a recitare la tua parte fino in fondo finché essa non perda interesse, e abbandonarla così come sei abituata a fare passando da un ruolo all’altro.
Elisabeth è un’attrice che durante la rappresentazione dell’Elettra scoppia in una risata e smette, volontariamente, di parlare. Ricoverata in un ospedale psichiatrico viene seguita da una dottoressa che le spiega ciò che le sta succedendo con il bellissimo monologo che avete letto all’inizio. Tutto è già chiaro ma questo non significa che sia risolto, anzi. Pur avendo capito cosa sta succedendo alla nostra Elisabeth il suo mutismo rimane proprio perché è una scelta. Spesso pensiamo che basti capire cosa ci succede per stare meglio ma non è così. La depressione, pur non essendo una scelta, ne è un esempio, non è facile conviverci pur sapendo di cosa si tratta. La dottoressa affida ad un’infermiera candida e dedita al lavoro la donna e manda le due in vacanza in un luogo isolato al mare.
La maschera
Il film si apre con una serie di immagini che vogliono comunicare che ciò che stiamo guardando è finzione filmica, vediamo scene di cinema muto, una pellicola che brucia, un membro eretto. La parola Persona che dà il titolo al film significa in latino maschera teatrale. Il mutismo di Elisabeth è dunque la maschera più evidente del film, usato dalla donna per difendersi dal mondo. Allo stesso modo le parole di Alma, l’infermiera, sono una maschera usata per difendersi dal silenzio che altrimenti verrebbe a crearsi. La messa in scena è maschera anch’essa, con scenografie minimali valorizzate da una fotografia in bianco e nero sublime. Ciò che vediamo è al tempo stesso visivamente bello ma assolutamente semplice, la fotografia è la maschera, la scenografia è il volto. Una po’ il concetto dei filtri di Instagram elevato però ad arte.
Le parole
Nonostante la protagonista sia silenziosa le parole in questo film sono importantissime e spiegano, grazie ad una scrittura perfetta, la vita dei personaggi, soprattutto di Alma che si mette a nudo raccontando qualsiasi cosa nel tentativo di sbloccare la sua paziente. Parlando si protegge dal silenzio ma al tempo stesso si spoglia e mette in gioco tutta sé stessa in maniera anche piuttosto pericolosa e decisamente poco professionale. È un abbandono totale e incondizionato tipico dell’amore più puro. Alma dopo ogni parola risulta indebolita ed Elisabeth invece ne trae forza, non è un caso che il nome Alma significhi “colei che nutre”.
La fusione
Quando Elisabeth inizia a parlare ecco che i due personaggi si fondono sovrapponendosi in una meravigliosa i quadratura che vede due volti in uno. Le due si sono unite in un’unica personalità, il segreto che Alma ha raccontato ad Elisabeth viene considerato da quest’ultima qualcosa di simile al suo segreto, le due sono più simili di quanto possano immaginare. Quando però Alma scopre che Elisabeth ha scritto una lettera in cui racconta tutto ciò che le è stato detto la loro relazione crolla. Manca la fiducia, Elisabeth ha tolto la maschera di cui Alma si era innamorata.
Conclusione
Persona dimostra che ognuno di noi ha una o più maschere ed è naturale che sia così, in questo film riusciamo a capire quanto sia vero e quanto possa essere doloroso lasciare che qualcuno si innamori di un solo aspetto di noi. Quando qualcuno si toglie la propria maschera di fronte a noi mostrando tutte le sue fragilità, le sue sofferenze e i suoi difetti dovremmo accogliere ed accettare e non utilizzare questa fiducia che ci è stata data come un’arma. Persona è un capolavoro immenso, è arte allo stato puro e merita di essere riscoperto.
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Lorenzo