Questa volta però ero speranzosa: Matteo Garrone riserba nel mio cuoricino un posto speciale; mi aveva colpito con la fragilità e la delicatezza in Dogman e rapito con le fantastiche fiabe in Racconto dei Racconti (penso di rientrare nelle 12 persone a cui è piaciuto questo film, ma questa è un’altra storia) e invece è qui che proprio mi sbagliavo.
La fotografia è impeccabile, nei colori e negli sfondi, che ricordano molto quelli dogmaniani, ma il contenuto rimane acerbo, quasi esule da quella che invece è il background dato alla narrazione.
Non metto in discussione l’attinenza o meno alla trama originale (mea culpa se non abbia mai letto il capolavoro di Collodi), piuttosto il modo frettoloso e quasi rocambolesco del film, come se non fosse neanche presentato come un prodotto finale, ma solo come una abbozzo.
La conseguenza è una pellicola priva di gusto, senza un target preciso: il taglio troppo realistico, come se fosse una trasposizione di una fiaba, ma in una novella verista, non fa appassionare né i bambini né quantomeno gli adulti. Scene prive di magia come quella nel paese dei blocchi dall’ambientazione del tutto disincantata che si alternano ad episodi che dovrebbero portare un carico emotivo (vedi la riconciliazione col padre), ma che rimangono insipidi
Sarà poi il budget limitato a soli 10 miseri milioni di euro che ha giocato un ruolo fondamentale, ma gli effetti speciali sono inguardabili: l’arrivo nella balena e la trasformazione in ciuchini fanno proprio accapponare la pelle (per non parlare del Grillo Parlante. Incubi). L’unica cosa che rende giustizia sono forse i costumi e le maschere utilizzate, quasi grottesche, ma che regalano quell’atmosfera vivida e grezza che riecheggiava già nel Racconto dei Racconti; la sproporzione tra le due tecniche non porterà però ad un risultato assicurato.
Se siete ancora curiosi, ecco qui il trailer ufficiale.