Strange But True è un film del 2019 diretto da Rowan Athale ed è interpretato da Amy Ryan, Nick Robinson, Margaret Qualley, Blythe Danner, Brian Cox, Greg Kinnear e Connor Jessup. Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di John Searles.
Titolo: Strange but True
Genere: Di tutto
Melissa (Margaret Qualley) ha perso il suo fidanzato Ronnie (Connor Jessup) in un incidente stradale, la notte del loro ballo scolastico, e a distanza di 5 anni dalla sua morte è convinta che egli sia il padre del bambino che porta in grembo. Philip (Nick Robinson), il fratello di Ronnie, rimane inizialmente scioccato dalla notizia, ma vuole dare il beneficio del dubbio a Melissa, considerando l’idea che lo sperma del fratello possa essere stato congelato e poi impiantato nell’utero della ragazza. Charlene (Amy Ryan), la madre di Philip e Ronnie, invece reagisce in maniera aggressiva alla notizia allontanandola da casa sua, sospettando però che la presunta gravidanza possa essere stata possibile anche grazie al suo ex marito Richard (Greg Kinnear), un chirurgo che ora vive in Florida. Nel frattempo Melissa sta preparando la stanza del suo bambino nel cottage di Gail (Blythe Danner) e Bill (Brian Cox), due anziani signori che vivono nel bosco e si prendono cura di lei.
Commento personale – Spoiler
Come ho ironicamente scritto nel genere, questo film non ha un’esatta collocazione… rispetto ad altri prodotti infatti è abbastanza fuori dagli schemi tradizionali.
Questo perchè viene pubblicizzato attraverso trailer e locandine come un film romantico, poi un mystery movie, sovrannaturale con toni religiosi e miracolosi, poi all’inizio del film sembra qualcosa di simile a Twilight con la scena di un tizio che scappa nel bosco, per tutta la prima parte del film si va avanti con una solfa psicologica-introspettiva e l’aspettativa maggiore è capire se Melissa e Philip si metteranno insieme e capire cosa ci sia dietro al miracolo della gravidanza per poi finire per diventare un thriller con omicidi, stupri, bugie e inseguimenti.
Non so se considerare tutto questo una presa in giro, una buona o pessima mossa di marketing.
Sicuramente, in sala eravamo tutti sorpresi… ma c’era davvero bisogno di dipingere il film come un dramma romantico? Sicuramente chi come me è andato al cinema è stato spinto dal trailer a fare questa decisione. Ovviamente io non ho nulla in contrario a vedere un genere piuttosto che un altro, ma facendo passare Strange but True come adatto ad un pubblico di drama lover la produzione non si è penalizzata? Se il film in realtà è un thriller, non è meglio cercare di dare un’idea diversa per spronare più persone a guardarlo?
Anche perchè posso capire che nel trailer non potessero mettere immagini del finale… altrimenti si sarebbe capito tutto… ma perchè mettere nella locandina l’immagine di una cosa che nel film compare solo per 5 minuti?
– Devo fare un appunto: le locandine che rimandano ad un’atmosfera dark ci sono, ma non sono minimamente pubblicizzate. Sui social stessi vanno avanti con immagini e post che rimandano ad un film romantico. Sono venuta a conoscenza di immagini come quella che ho messo come copertina dell’articolo solo dopo aver visto il film e fatto ricerche in merito.
Altra cosa che non capisco: il film si divide letteralmente in due parti di cui la prima dura per tre quarti del film e una seconda, più dinamica, che si trova più o meno negli ultimi trenta minuti…insomma il finale del film.
Per la prima ora e mezza non facciamo altro che vedere dialoghi, flashback e personaggi che non fanno altro che ripetersi attorno lo stesso concetto: il lutto di Ronnie. Non si fa altro che parlare senza agire. I personaggi non sono sviluppati per niente nell’arco della narrazione e per allungare il brodo vengono mostrate scene del giorno dell’incidente… che assolutamente non dicono nulla. Anzi rendono il film molto più pesante.
Per farvi capire meglio, vi dico che secondo me, tutta la prima parte del film poteva benissimo essere girata e montata in tre minuti… ovvero potevano benissimo utilizzare il trailer e poi attaccare la seconda parte del film.
L’high concept del film è molto interessante: c’è una ragazza che crede di essere rimasta incinta dopo 5 anni dalla morte del suo ragazzo, ma in realtà la verità è che è stata periodicamente drogata e stuprata dal marito della famiglia in cui vive.
Il problema è come la storia è stata sviluppata… perchè per un’ora e mezza non vediamo altro che:
Melissa dice alla famiglia di Ronnie di essere rimasta incinta + reazione della famiglia di Ronnie
Basta. Non vediamo nient’altro. Non c’è un approfondimento dei personaggi, non ci fanno vedere nient’altro. Cioè ci fanno vedere solo una sequenza di scene inutili come la madre che in più scene va in biblioteca ad informarsi, oppure che chiama incazzata e accusa il marito, Philip che pensa, Philip che guarda il soffitto, Philip che cerca informazioni inutili su Melissa… Tutte azioni inutili allo sviluppo della storia e che da studentessa di cinema so che si potrebbero girare benissimo o con un ellissi temporale oppure con un montaggio ad episodi.
Facendo cosi però mi rendo conto che il film sarebbe diventato un cortometraggio da 45 minuti… Anche se sono convinta, che nonostante la storia si ambienti in un arco narrativo di qualche giorno, i modi per rendere il film un lungometraggio senza allungare il brodo inutilmente ci sarebbero state.
Anche perchè ci sono stati altri personaggi che sono stati introdotti solo per apparire come figuranti in brevi scene inutili e senza nessun altro risvolto (vedi Chaz, l’amico di Ronnie).
In più nella seconda parte, che ho definito “dinamica” succedono cose assurde… tipo i genitori che dopo aver ritrovato la stampella e il cellulare non chiamano la polizia. Anche solo dopo aver ritrovato il cadavere di Gail avrebbero dovuto chiamare le forze dell’ordine. Poi è assurdo che proprio quando serve il telefono non prenda, quando magari in scene precedenti nella stessa location erano state girate situazioni di conversazioni telefoniche regolari.
Anche in questa parte piena di sorprese, comunque il regista riesce a smorzare la suspense rallentando ulteriormente le azioni degli spettatori. Il che da una parte ci può stare perchè la suspense si basa sull’attesa, ma quando si esagera con l’attesa l’azione perde il pezzo.
Di questo film mi è piaciuto solo il concept principale e il finale. Infatti si conclude tutto con il parto e la voce fuori campo di Melissa che commenta – sull’immagine della riunita famiglia Chase che va a trovare Melissa in ospedale, come se tutto fosse allegro e spensierato- che le persone scelgono di vivere e credere alle loro verità.
Facendo capire quindi che una famiglia spezzata da un lutto è finalmente riuscita a superarlo e va avanti con la convinzione che sia successo un miracolo, invece di essere a conoscenza dell’oscuro segreto della gravidanza di Melissa.
Questa parte mi sembra interessante ma è praticamente il 10 % del film.
Consiglio di vederlo perchè è comunque abbastanza originale, ma è da vedere mentre si sta facendo altro o quando proprio non si sa cosa vedere, perchè è abbastanza noioso.
Qui Sara Scrive, passo e chiudo!