Unbelievable è una mini-serie prodotta da Netflix e rilasciata il 13 settembre. All’interno del cast abbiamo Merritt Wever (presente anche in “Into the Wild”), Toni Collette (ha recitato anche in “In Her Shoes – Se fossi lei”) e la giovanissima e talentuosissima Kaitlyn Dever. Questo show racconta la storia di Marie, avvenuta nel 2008, che è stata stuprata nella sua camera da letto mentre dormiva. Curiosità: lo stupratore non ha lasciato segni sul corpo della ragazza, quindi nessuno le crede. Nel 2011, due detective donne si trovano a risolvere diversi casi di stupro che le porteranno ad affrontare un percorso tortuoso fino ad arrivare a scoprire la verità.
La miniserie è basata su un articolo scritto da T. Christian Miller e Ken Armstrong, pubblicato da ProPublica e The Marshall Project (è valso il premio Pulitzer agli autori), su una serie di stupri nello stato di Washington e in Colorado. La notizia poi è stata divulgata in un romanzo di saggistica nominato “A False Report”.
Una particolarità di questo show è che è stato realizzato da una crew e da un cast prevalentemente al femminile. Anche la produzione è stata affidata a delle donne. Unbelievable sembra quasi un manifesto femminista, se viene proposto in questi termini, e ad essere sincera quasi quasi mi piace anche definirlo così. Questo è un crime-drama diverso da quelli che ci hanno sempre proposto sul piccolo schermo. Riecheggia un po’ la bellezza e la purezza della prima stagione di “True Detective”, come stile e interpretazione… ma c’è qualcosa di più. Unbelievable incanta perché è stato realizzato magistralmente, tutti i dettagli sono curati e le emozioni che lo spettatore prova sono contrastanti: ribellione, rabbia, ma anche paura. Questa serie tv non mostra un mondo finto e distopico, rappresenta proprio la realtà. Infatti, non a caso, è tratto da una storia vera.
Personalmente ritengo tutto il cast da Emmy: le scene hanno una potenza tale da stravolgere e coinvolgere in toto lo spettatore, tanto che ci si sente quasi dentro alla storia. La fotografia e il soundtrack sono calati e aiutano nel coinvolgimento del fruitore. L’ho già detto che è tutto dannatamente perfetto?
Altro aspetto che fa capire quanto questo show sia stato studiato nella sua realizzazione è il fatto che ogni loro frase abbia poi un corrispettivo nelle scene che si vanno a vedere. Mi spiego meglio. La serie tratta eventi storici accaduti in due anni diversi, nel 2008 e nel 2011: nelle varie puntate si alternano magistralmente i vari flashback e flashforward, a tal punto che all’inizio lo spettatore non capisce che si tratta di due momenti storici differenti. Ma comunque, torniamo al mio discorso iniziale. La scrittura ha avuto il compito di mostrare come le cose non siano sostanzialmente cambiate, come i traumi cambino le persone, come si possa solo immaginare il dolore. Tutto questo, viene fatto facendo comunicare passato e futuro.
Bello eh? E pensate che non ho ancora finito di parlare di questa serie tv che mi ha sconvolto, che mi ha fatto arrabbiare, pensare e anche amare questo capolavoro.
Cosa ne penso di Unbelievable (da qui in poi ci saranno spolier)
Questo è stato uno show che ho fatto fatica guardare: le scene e la forza che mi restituivano mi lasciavano senza parole, quasi in colpa per aver guardato quella puntata senza aver potuto fare nulla per Marie. La potenza non stava nelle scene dei vari stupri che sono stati commessi, anzi, quelli venivano mostrati delicatamente e per pochi secondi. Unbelievable si è concentrata sulla violenza che viene inflitta quotidianamente alle donne: uno sguardo prolungato più del voluto, una forzatura nel comportamento, il non credere alle parole che vengon dette.
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Quello che ha trovato Marie nei detective uomini che hanno seguito il suo caso nel 2008 è stata l’indifferenza, la “non cura” verso una ragazza vittima di abusi sessuali. Una frase usata in questo show mi è rimasta impressa: “Quando c’è un caso di stupro non vieni mai presa sul serio come se ti avessero rubato la macchina o il portafoglio.” Ecco, penso che in questa sola citazione si racchiuda quello che è il messaggio di tutta questa storia. Marie aveva un passato discutibile e per colpa di questo lei non ha mai trovato un appoggio, persone che le volessero bene a tal punto dal prendere le sue parti.
Lei si è trovata ad affrontare quel macigno, quel trauma da sola, senza l’aiuto di qualcuno. Oltre al danno la beffa, perché i poliziotti la incriminano per falsa testimonianza, così la mandano a processo. Per fortuna, lei trova un avvocato che si occupa di lei e le risparmia la galera. Grazie lui poi incontrerà una psicologa che sarà una delle prime persone a prendersi cura di lei. Marie ha subito un abuso due volte: la prima volta dal suo stupratore, la seconda dai detective che non l’hanno voluta ascoltare e hanno pensato bene di andare avanti con i casi di furto e sottostimando quello che lei diceva.
Saranno due donne a salvare le vittime di questo stupratore seriale, lo stesso che aveva abusato di Marie, due donne che non si sono arrese alle evidenze, che hanno lottato contro tutto e tutti, che hanno voluto vederci chiaro e scavare a fondo. “Un trauma del genere ti cambia la vita, la vittima non se lo dimenticherà mai” sono queste le parole (parafrasate) che le detective portavano dentro di loro per impedire che quest’uomo trovasse altre vittime.
(questa è una immagine che pone a confronto le attrici con le due detective cui i loro personaggi sono stati ispirati)
Le puntate si svolgono seguendo un climax crescente di emozione e di pathos, fino ad arrivare a un finale pieno di speranza nel futuro. Le due detective riusciranno nell’obiettivo, arrivando poi a portare giustizia anche a Marie.
Una delle scene più soddisfacenti è stata quella che vede protagonista la detective Grace Rasmussen e quello che aveva seguito il caso di Marie: per arrivare a credere finalmente alle parole della ragazza non è bastata la chiamata della sua collega, sono servite le foto, le testimonianze incontrovertibili di immagini scattate da una macchina fotografica. In quel tono si è percepita tutta la soddisfazione di lei, tutto il senso di colpa di lui. Per non parlare di quando Marie è andata a dire che nessuno di loro le ha chiesto scusa per non averle creduto prima. Dopo che il detective le chiede scusa, lei semplicemente chiude con “la prossima volta, impegnatevi di più”.
Unbelievable mostra i fatti come sono, non nasconde che ci siano dei limiti nell’accettazione e nel credere a un caso di stupro. Si pensa che le donne in fondo in fondo vogliano quel rapporto, che si è restie solo perché si vuole nascondere quel desiderio insito in noi. Questo è quello che le persone pensano. Questo è quello che questo show mostra senza paura.
Marie ha deciso di affrontare da sola questo trauma, di ricostruire il suo mondo un pezzo alla volta, di trovare un suo equilibrio nonostante avesse paura degli altri e anche di se stessa. Quando tutti dubitano di te, si arriva a dubitare anche di se stessi. Lei però è andata avanti.
Nel finale ha ringraziato la detective Karen Duvall, ha ringraziato quella persona che ha deciso di avere a cuore quel trauma, quel dolore. In quelle semplici parole dette con una purezza sconcertante, si percepisce tutta l’emozione che l’attrice voleva mostrare al pubblico. È stata una scena disarmante, tanto era potente.
Penso che tutti dovrebbero guardare Unbelievable, per la crudezza con cui affronta questo tema così delicato e importante, per la purezza con cui vengono mostrate le emozioni messe in primo piano dalle attrici. Questo show ci insegna che tutti abbiamo bisogno di persone che si prendono cura di noi, che vogliono lottare per cercare la verità nonostante i fatti siano contro di noi.
Unbelievable mostra delle donne che lottano per altre donne. Gli uomini sono solo sullo sfondo, sono il contorno della vita delle due detective, sono il loro appiglio alla vita quotidiana. Non mancano le figure maschili in sottofondo anche nella loro vita lavorativa. Quelle figure mostrano comunque il contatto con la realtà, con quel mondo che vede ancora una prevalenza maschile per certi tipi di lavori, non valorizzando e pensando in modo equo a quello che viene fatto.
Io mi auguro che nel mondo ci siano più persone come la detective Grace Rasmussen e la detective Karen Duvall. Voglio pensare che anche gli uomini possano fare come hanno fatto loro: credere alle mie parole, anche quando i fatti sembrano il contrario. Fidarsi della debolezza e curare quelle persone che si trovano davanti, questo dovrebbe essere il loro compito. Spero che ci siano più persone così, non per far diventare il mondo un posto migliore, ma perché penso sia arrivato il tempo di dare valore e importanza alle parole e ai fatti, indipendentemente che questo avvenga per mano o per bocca di un uomo o una donna.
Nel dubbio si beve buon vino e si guardano serie tv,
Iaiatv
Se siete interessati a questa serie tv, qui nel blog trovate anche un’altra recensione da leggere! Vi lascio il link qui sotto.