Vicino all’orizzonte (Dem Horizont so nah) è un film del 2019 diretto da Tim Trachte, tratto dall’omonimo libro di Jessica Koch.

Trama

Jessica (Luna Wedler), da poco 18ene con un futuro ricco di possibilità davanti a sé. Un giorno incontra Danny (Jannik Schümann), bello, affascinante e sicuro di sè, che dietro una facciata da ragazzo perfetto nasconde un doloroso segreto. Jessica rimane sin da subito affascinata dal giovane dall’oscuro passato. Tra i due scatta la scintilla e un sentimento puro li travolge, tanto che ben presto diventa chiaro a entrambi che è ormai impossibile sottrarsi all’amore; la dura corazza di Danny va in mille pezzi, rivelando la verità dolorosa che il ragazzo si porta dietro e che abbatte ogni certezza.

Jessica capisce che il futuro che sogna insieme al suo amato forse non sarà mai realizzabile, ma non vuole rinunciare a Danny e alla loro relazione, difficile da portare avanti, ma al tempo stesso mossa da un sentimento profondo. È così che la ragazza si ritrova di fronte a una scelta: rinunciare a quella che sembra essere la sua anima gemella o combattere per ogni inebriante secondo di felicità?

Non lo dico spesso, ma questo film è davvero diverso da quelli del suo genere per i contenuti che porta

Sicuramente avrete capito che questo film appartiene al genere romantico, sentimentale ma non fate l’errore di catalogarlo nel filone dei teen movie da ospedale alla Colpa delle stelle in cui per intrattenere il pubblico fanno la solita storiella dell’amore impossibile in cui uno dei due alla fine muore e tutti a piangere perchè non è cosi. Questo film innanzitutto racconta una storia vera e lo fa da una prospettiva insolita e una base solida.

ATTENZIONE – CI SARANNO ANTICIPAZIONI

Vicino all’orizzonte è fatto per un pubblico più adulto perchè le tematica principale del film è l’impegno e la costanza in una coppia. La storia racconta l’evoluzione del rapporto di Jessica e Danny che da apparentemente superficiale e patinato rivela qualcosa di inaspettato e complesso. Più i due si conoscono e diventano intimi, più si avvicinano alla verità di Danny: è sieropositivo e ha subito degli abusi da parte del padre. Jessica si trova davanti una scelta: cosa faresti in una situazione del genere? Rimarresti al fianco della persona che ami anche se questo significa correre dei rischi e sicuramente soffrire?

E da qui il film non solo da una risposta a questa domanda ma la sviluppa in modo coerente e realistico. Questa è una delle rare volta in cui al cinema, un film che sembra leggero e per un target di 20enni in realtà si inoltra in una dimensione molto articolata e delicata.

Questa più che una caratteristica del film, è un aspetto molto positivo del libro, quindi della storia che, come avrete capito, è il punto di forza di Vicino all’Orizzonte. Comunque sia, per chi come me, non ha letto il libro, è sempre una benedizione uscire dalla sala e cominciare a riflettere per ciò che si è visto. Quindi sì, Vicino all’Orizzonte è quel tipo di film che ti fa pensare.

Ti fa pensare soprattutto per un motivo: è una storia vera e racconta cose vere, anche nelle piccole scene. La preoccupazione dei genitori, le reazioni di Jessica, Danny, l’evolversi di una relazione… ero in sala con il mio ragazzo e non facevo altro che pensare che, anche se queste cose succedono una su mille… beh, cosa avrei fatto io al posto di Jessica? Sicuramente la protagonista è un esempio da seguire e il film ci fa capire quanto sia importante la vita e quanto sia potente l’amore.

Sapete, quando un libro è straziante ma si ferma ad essere una storia immaginata dall’autore, non mi colpisce in modo così forte. Ora, quando, la storia è vera penso che le emozioni si amplifichino.

Vicino all’orizzonte come film

La malattia di Danny viene trattata come dovrebbe essere: come un rapido declino improvviso.

L’escalation di eventi è strutturata in modo da farci entrare psicologicamente in ciò che Jessica si è ritrovata a vivere: prima parte del film, tutto abbastanza lento, colorato, pieno di gioia e spensieratezza. Dalla seconda metà invece cominciano i dettagli che piano piano ci conducono alla malattia di Danny che si manifesta concretamente solo nell’ultima parte del film. Così, all’improvviso… e poi corre verso la fine del film, l’ansia, Jessica e Danny hanno poco tempo, la malattia, il viaggio, due settimane. I minuti scorrono, scorre il poco tempo che Danny ha a disposizione. Finisce tutto.

Secondo me è lo scheletro della sceneggiatura è stato strutturato in perfetto simbolismo con la storia.

Un’altra cosa pazzesca e che ho apprezzato è stata la fotografia, i costumi e la scenografia. Sembra tutto uscito da una polaroid e alcune inquadrature sembrano dei capolavori, soprattutto le scene girate in Portogallo che ricordano paesaggi sconfinati e selvaggi. Le musiche invece, sono abbastanza anonime, ma non che sia una caratteristica negativa, semplicemente non sono degne di nota.

Un film tedesco

Eccoci qui. Io personalmente adoro le produzioni di film europei, perchè sono spesso una garanzia. Spesso i film americani sono molto generalisti, invece in Europa abbiamo degli standard diversi. Magari non si notano subito, ma essendo un’esperta nel settore “storie d’amore” in questo caso si sentono!

Come dicevo prima, spesso Hollywood odierna rovina (non sempre) questo genere sfornando tutti film uguali e semplici. In alcuni casi, per suscitare emozioni facili e portare gente al Cinema si giocano sempre la carta del “i due si amano, sono carini, si amano, si amano e poi ops alla fine uno dei due muore”. E tutti piangono. Vicino all’orizzonte si distacca da questo stereotipo. I film europei invece sono molto meno commerciali (film commerciali=generici), più ragionati e studiati, in questo caso, psicologici. Non è semplicemente una storia d’amore è psicologia della coppia nel caso in cui uno dei due si trovasse ad affrontare una situazione delicata. Essere sieropositivi non è una malattia da prendere sottogamba. Se non si sta attenti si rischia di essere contagiati. Quindi è stato molto interessante vedere al cinema questo tipo di argomento e le dinamiche sociali che ne conseguono. E’ anche istruttivo.

Poi amo quando si da spazio alle produzioni di una nazione specifica perchè portano novità e ci fanno affacciare sul panorama dell’intrattenimento di quel paese. In particolare la Germania (di cui gradisco particolarmente la cinematografia).

In questo caso abbiamo scoperto Luna Wedler e Jannik Schümann (doppiato dal bravissimo Alessandro Campaiola) e vi assicuro che solo per quest’ultimo, varrebbe la pena andare al cinema due volte!

Cosa ne pensate?

 

Qui Sara Scrive, passo e chiudo!

 

Written by

Sara

Artista. Classe 1998. La big delle sette sorelle Greffi.
○ Fondatrice del blog Sara Scrive e manager della @Scrive_Squad
○ Content creator
○ Condivido la mia passione per l'arte e tutto ciò che sembra uscito da un film