A distanza di un paio di mesi dal nostro articolo de #ILavoriDiLinoGuanciale ¹, in cui vi abbiamo parlato del corto Il regalo di Alice², analizziamo oggi Tetragoni.
Tetragoni – di cosa parla?
Come ci si rialza dopo un terremoto? Cosa succede all’animo umano quando la terra trema e distrugge? Di questo di occupa il racconto sviluppato in Tetragoni, del dolore che viene dopo un evento catastrofico ma anche del coraggio e del desiderio di rialzarsi della popolazione.
Tetragoni – le nostre opinioni
Vi ricordo che, se avete piacere, potete commentare qui sotto nei commenti oppure sui social utilizzando l’hashtag #ILavoriDiLinoGuanciale!
Buona lettura! 😉
Nel corto “Tetragoni” si rivivono gli attimi di una notte che ha segnato la città di L’Aquila. Gli attori che hanno preso parte al progetto – scritto e ideato da Giuseppe Schettino – sono: Alberto Santucci, Lino Guanciale e Claudia Cucinelli. La location scelta per girare le riprese in interno è il teatro Lanciavicchio di Avezzano.
Un cortometraggio dilaniante, che ti lascia senza parole e ti fa comprendere, ancora di più, quanto tutto possa cambiare in un attimo, interrompendo le tue abitudini, la tua serenità. Spazzando via tutto in pochi secondi. Persone, case, passioni, vite e città intere.
Sarebbe stato scontato far apparire il terremoto e le sue scosse come protagonisti indiscussi del cortometraggio, forse troppo facile. Non è questa la scelta e apprezzo che non sia stato così. Si sceglie il silenzio per più di metà del cortometraggio. E poi predomina la grande voglia di rinascita, di ricominciare anche se il destino è avverso. In direzione ostinata e contraria, per rimettersi in piedi, curar le proprie ferite e ritornare a vivere. Solo così, con la voglia di vivere, senza però mai dimenticare ciò che è stato e gli indelebili segni che questo porta con sé, si può ricominciare a sognare e ricostruire.
Questo cortometraggio è un bellissimo omaggio al territorio, alle sue persone con la speranza di un futuro migliore per tutti.
Alessandra
Chi è grande abbastanza non ha difficoltà a ricordare quella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 che ha segnato inequivocabilmente i nostri cuori, le nostre vite e il nostro paese, in particolar modo l’Abruzzo e la sua città di L’Aquila.
Il corto “Tetragoni”, scritto ed ideato da Giuseppe Schettino, vede come protagonisti Lino Guanciale, Alberto Santucci, Claudia Cucinelli ed il teatro Lanciavicchio di Avezzano, dove sono state svolte le riprese.
In poco meno di 5 minuti il corto rivive in chiave teatrale gli attimi prima e quelli successivi al terremoto della città di L’Aquila. La scelta artistica di rappresentare quei momenti è delicata e rispettosa, lasciando che sia il silenzio ed un lieve sottofondo musicale a cullare la tristezza, la disperazione e il vuoto incolmabile che quella notte ha lasciato nei nostri cuori.
Il corto, così come eventi come quello del 2009, ci mettono di fronte alla dura realtà che niente è eterno e che tutto può mutare, cambiare e distruggersi nel giro di pochi secondi.
La vita è appesa ad un filo e molte volte non siamo noi a poterlo gestire e farlo muovere, dobbiamo solo affidarci e fidarci di quello che è e di quello che sarà.
Ciò che colpisce però è anche un forte desiderio di rinascita, di rivendicazione. di voglia di vivere e combattere e l’unico modo è quello di rialzarsi in piedi e riprendere il proprio cammino, cercando di cucire le ferite passo dopo passo, senza abbandonare mai la propria forza d’animo.
Il corto cerca di dare speranza e forza, cerca di ricordare a tutti noi che fin quando ne siamo capaci e fin quando ne siamo consapevoli, bisogna sempre rialzarsi e combattere, perché molte volte la forza che tanto si cerca è già dentro di noi.
Sofia
Tetragoni è un altro corto molto speciale e profondo con protagonista Lino Guanciale che in questa trama veste i panni di un sassofonista. Risalente al 2011 per la sua produzione e pubblicazione sul web, tesse le trame delle storie di vite spezzate degli abitanti de L’Aquila che nel 2009 hanno vissuto il brutale terremoto che piegò l’Abruzzo e l’Italia intera e vide piangere il mondo attorno a noi. Girato ad Avezzano, il cortometraggio riassume il senso di dolore e rinascita delle persone che hanno deciso di ricominciare nonostante tutto. La visione mi ha portato alla mente il giorno in cui in tv si parlava delle vittime e di ciò che era avvenuto e scorrevano come fiumi i nomi delle vittime, uno dopo l’altro, per poi sparire sullo schermo. Fiaccolate e preghiere, interventi e parole spese, ricostruzioni non sono bastati per rimarginare ferite che forse non andranno più via ma grazie a questo piccolo omaggio visivo forse la speranza non è del tutto persa. Vedendolo oggi, dopo molti anni dall’accaduto, il cuore ancora non accetta e gli stessi abitanti de L’Aquila sono ancora in attesa di risposte e interventi concreti. Fatto sta che tramite l’arte e lo storytelling si può sempre dare una mano a chi voce non trova, ai sentimenti di dolore e alle storie che hanno bisogno di essere raccontate per non essere dimenticate. I protagonisti, tra cui un sassofonista, una ragazza universitaria e un panettiere, vogliono dare una nuova chance alle loro vite e questo è il messaggio del corto Tetragoni. Ricordiamo anche che L’Aquila è ed era città universitaria e in quel momento molti ragazzi erano lì nel campus per realizzare i propri sogni. Oggi più che mai, in tempi di pandemia mondiale senza risposte, è importante ricordare cos’abbiamo vissuto precedentemente e non dimenticare mai, anzi: la memoria necessita il ricordo. Sempre.
Teresa
Paura, panico, ansia, fobie questi sono i sintomi più comuni legati all’esperienza traumatica del terremoto. Questo cortometraggio è come una mini esperienza immersiva legata al sisma che colpì l’Aquila nel 2009. Ci sono tre personaggi: un panettiere, un musicista e una studentessa. Tutti e tre si ritrovano in mezzo alla tempesta e tutti e tre sono protagonisti, insieme a noi, di quegli attimi che hanno cambiato la loro vita per sempre. Usando lo slow motion abbiamo una percezione ancora più intensa del dolore e dello spaesamento che hanno provato tutte le vittime del terremoto. Ma è proprio dal dolore che si ricomincia e dalle ceneri che vediamo sui mobili e sui personaggi, che i protagonisti ci mostrano lo snodo principale del cortometraggio: con la tenacia, ci si rialza e si ricomincia da capo. Con la speranza che il futuro andrà bene, ma con la consapevolezza che la nuova vita che ricomincia è uno spartiacque che segna per sempre la vita umana. Questa caratteristica è tipica dell’Abruzzo e il cortometraggio riesce in pieno a valorizzare il più grande pregio di questo territorio.
Sara
Tetragoni è un corto che ho visto più volte per scriverne la prima recensione³ ed è un corto che, ogni volta, mi insegna qualcosa, mi apre sempre un piccolo spiraglio di luce nel buio che avvolge alcune giornate. Cinque minuti di corto sembrano nulla, sembrano facili da scrivere, facili da girare e forse è proprio qui che si annida la bellezza di Tetragoni: la scrittura apparentemente non c’è e lo spazio non appare così definito allo spettatore. Il silenzio, il buio e poi il sottofondo musicale accompagnano lo spettatore e i tre protagonisti, facendo da traghettatori, collegando idealmente chi recita e chi osserva.
Empatia e rinascita, queste secondo me sono le due parole chiave di questo corto. Empatia perché chi guarda vive con i personaggi quel disastro e rinascita perché senza il riemergere dalle ceneri, il mondo non sarebbe quello che vediamo. L’assenza di dialoghi, poi, enfatizza il tutto e lascia che siano i volti, i gesti, gli ambienti circostanti a contestualizzare e a dare corpo effettivo a tutta la scena.
Tetragoni non è un corto “facile” soprattutto per chi quei momenti li ha vissuti, li vive o, purtroppo, li vivrà. Quando la terra trema non c’è scampo, ma ci può essere salvezza, rinascita, lotta, anche per quelle persone che hanno trovato la conclusione della loro vita sotto le macerie.
Ilaria
Un grazie sentito e di tutto cuore va alle mie collaboratrici per #ILavoriDiLinoGuanciale, sono loro l’anima della rubrica!
Voi cosa ne pensate? Avete visto Tetragoni? Scrivetelo nei commenti!
Ilaria