Una bella ed esaustiva recensione di The Lighthouse di Robert Eggers è già stata fatta qui su Sarascrive, se non avete visto il film vi rimando a quella tramite questo link The Lighthouse | Recensione in Anteprima
Non mi dilungherò quindi in pareri personali ma proverò ad analizzare i vari significati e le varie chiavi di lettura di questo magnifico film con Robert Pattinson (Stefano Crescentini) e Williem Defoe (Luca Biagini).
Trama di – The Lighthouse – con SPOILER
Fine ottocento, un uomo di nome Ephraim Winslow (poi parleremo della simbologia dei nomi come per Midsommar in questo articolo La Simbologia di Midsommar) arriva sull’isola dove è stato mandato per collaborare con il guardiano del faro Thomas Wake. Appena arrivato e accomodatosi sul suo letto Winslow trova una statuetta di una sirena che decide di tenersi.
Tra i due uomini del faro i rapporti non partono col piede giusto, le prime parole sono una filastrocca marinaresca
Should pale death with treble dread
make the ocean caves our bed,
God who hear’st the surges roll,
deign to save the suppliant soul.
insomma, non il migliore degli inviti. Si parla di terrore, di morte e di anime che supplicano la salvezza.
I lavori per Winslow sono umilianti e pesantissimi ma per Wake niente va bene. Inoltre Wake, mentre è a guardia della lanterna del faro si spoglia e sembra tramutarsi in una creatura con dei tentacoli agli occhi di Winslow che lo sbircia di nascosto dal piano di sotto tarmite una grata.
Winslow inizia a soffrire di allucinazioni e mentre si masturba con la statuetta ha delle vere e proprie visioni di una sirena e di un uomo biondo che galleggia a testa in giù nel mare insieme a dei grossi tronchi d’albero.
Durante il giorno viene infastidito da un gabbiano ma Wake gli intima di non maltrattare quegli animali perché sono le anime dei marinai. Wake è una persona molto superstiziosa.
Durante una cena Wake racconta di come l’assistente precedente sia morto in circostanze misteriose dopo essere stato preda di follia. Winslow per ricambiare gli racconta che faceva il boscaiolo.
Il giorno prima della partenza Winslow trova un gabbiano morto nella cisterna dell’acqua che loro bevono. Quando il solito gabbiano gli arriva a tiro e lo infastidisce Winslow lo uccide brutalmente.
La sera arriva una terribile tempesta e la nave che doveva venirli a prendere non riesce ad arrivare. I due si ubriacano per consolarsi.
La mattina seguente Winslow, mentre va a svuotare i vasi da notte trova un corpo, è una sirena. Appena le si avvicina quest’ultima urla e lo fa scappare.
La tempesta ha rovinato le provviste, il pesce è marcito. I due dissotterrano una cassa che stava alla base del faro sperando di trovarla piena di provviste ma invece non trovano altro che alcolici.
La tempesta continua e i due per passare il loro tempo non fanno che ubriacarsi. Alternano momenti di intimità a momenti di ostilità. Una notte Winslow tenta di rubare le chiavi al vecchio mentre sta dormendo ma fallisce. Successivamente pensa di aver trovato in una trappola per aragoste della quale si serviva Wake, la testa di un uomo senza occhio (come il gabbiano che ha ucciso), il precedente aiutante.
Winslow confessa di non chiamarsi così ma di essere Thomas Howard e racconta di come in realtà Ephraim Winslow sia una persona morta per causa sua durante un incidente sul lavoro. Iniziano i litigi veri e propri, Wake distrugge una scialuppa con un’accetta ma subito dopo sostiene di non averlo fatto e che è stato anzi Howard a distruggere l’imbarcazione.
Rimasti senza alcolici i due si accontentano di bere miele e trementina, un solvente per vernici.
Howard trova il diario di bordo di Wake dal quale scopre che questo vuole mandarlo via senza paga. Wake gli risponde che è un debole e lo insulta così Howard parte all’attacco e nella colluttazione lo vede come sirena, Winslow (quello vero) e Proteo (ne parleremo dopo). Alla fine del combattimento i ruoli si sono ribaltati, ora è Howard a detenere il potere e costringe Wake a seguirlo a guinzaglio fino alla buca sotto il faro dove avevano trovato la cassa di alcolici. Howard seppellisce Wake ma viene maledetto dallo stesso con un augurio di una fine pari a quella di Prometeo.
Howard gli prende le chiavi e finalmente può accedere alla luce. Arrivato in cima al faro la lente di Fresnel si apre da sola e Howard osserva la luce diretta arrivando a toccarla e urlando di dolore fino a cadere già dalle scale.
Nella scena finale Howard giace sulla scogliera nudo e senza un occhio mentre i gabbiani mangiano le sue interiora.
La simbologia dei nomi
Sono tre i nomi che compaiono in The Lighthouse, partiamo da Ephraim Winslow.
Ephraim significa fecondo, che da frutti. Fintanto che si identificava con il nome Ephraim il personaggio produceva, lavorava sodo. Per quanto riguarda il cognome c’è un’assonanza con “wind slow” ossia vento lento, vento debole. L’escalation di follia parte non appena il nome Winslow viene abbandonato.
Thomas Howard, la seconda identità (quella autentica) del giovane guardiano. Per il nome di battesimo vale la stessa cosa anche per Thomas Wake ovviamente. Thomas significa gemello e non c’è da stupirsi che sia il nome sia di uno che dell’altro personaggio. Anche il fatto che sia il nome di Ephraim una volta rivelatosi (e cambiando quasi comportamento). Ephraim e Thomas sono due persone diverse e Thomas è come se fosse suo gemello in quanto identico ovviamente. Questo fa pensare che Thomas sia un uomo distrutto dalla vita e da quello che ha fatto, che il suo inferno sia quel faro e che la luce che vuole raggiungere è quella divina alla quale però non è ammesso.
Howard potrebbe essere preso come un nome e potrebbe significare “sommo guardiano”, infatti è l’ultimo a sopravvivere.
Thomas Wake vive lo stesso inferno, è un Thomas (gemello) identico al giovane e identico a Ephraim in quanto lo tratta nello stesso modo chiamandolo persino cane come faceva il vero Ephraim.
Wake invece potrebbe significare il risveglio, l’atto stesso di svegliarsi. Thomas Wake non viene mai sorpreso nel sonno ed è sempre attento a tutto ciò che gli accade attorno.
Proteo e Prometeo
E se invece Wake fosse Proteo e tutto ciò che ha visto Howard fosse reale?
Proteo era il dio dei mari, dei fiumi e delle distese d’acqua nella mitologia greca. Era un mutaforma e noi vediamo Wake trasformarsi proprio in questo personaggio mitologico durante la colluttazione finale. Forse era anche la sirena, forse era anche Winslow. Inoltre Proteo è spesso associato ad una particolare isola Egiziana, quella di Faro che si trovava ad Alessandria, sede anche della grade biblioteca.
Il faro è dunque simbolo di conoscenza ma anche di altro. La forma della struttura è un richiamo fallico e non è da escludere una tensione omoerotica tra i due protagonisti. Uno non vuole cedere il possesso di questo faro, l’altro lo brama fortemente. Tornando alla conoscenza però c’è un altro personaggio che la voleva raggiungere: Prometeo.
Il mito di Prometeo che rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini e che fu condannato ad essere divorato da degli uccelli per l’eternità. Mi sembra evidente il confronto con il personaggio di Howard.
Il potere
Tra i due protagonisti c’è un continuo scambio di potere. Prima Wake vessa Howard, poi viene vessato. Wake cucina e ciò che prepara non è apprezzato nonostante sia aragosta. La convivenza forzata di due persone che non si sono scelte e che ha come complice la solitudine le trasforma in mostri. Non c’è nessuno che abbia ragione, c’è l’umanità di più infimo livello, crudele con il suo prossimo e che spera di raggiungere la cima di quel faro impunita.
La scelta di colore e formato
Infine il bianco e nero, perché questa scelta e perché rinchiudere tutto in un quadro così piccolo? (rapporto 1,19:1)
Il bianco e nero espressionista di Eggers gioca con luci ed ombre per rendere ancora più ostile la messa in scena mentre il rapporto così ridotto dà un senso di oppressione che permane per tutto il film.
Conclusioni
The Lighthouse è un film magnifico che riprende il cinema espressionista ma lo adatta ai giorni nostri trasmettendo tutta la sua potenza espressiva.
Spero che questa mia analisi vi sia piaciuta.
Alla prossima
Lorenzo