Un altro giro è l’ultimo film di Thomas Vinterberg già autore di Festen e Il Sospetto (qui la mia recensione).
Il film ha come protagonista Mads Mikkelsen ed è stato premiato agli Academy Awards 2021 nella categoria Miglior Film Internazionale.
Trama
Un gruppo di quattro insegnanti con problemi diversi sia sul lavoro che nel privato, decide, durante una cena, di sottoporsi ad un esperimento. Secondo un filosofo norvegese l’essere umano nasce con un deficit dello 0,05 % di alcol nel sangue. Quello che i quattro decidono di fare è bere per colmare quel deficit e migliorare la propria vita.
L’alcolismo
La tematica principale del film è chiaramente la pericolosità della dipendenza, qualsiasi essa sia. In particolare in Un altro giro viene trattato il tema dell’alcolismo, spesso male utilizzato nel cinema. Quante volte abbiamo riso delle classiche situazioni in cui un tizio si ubriaca e scattano gli equivoci e i disastri? Troppo spesso forse. Di solito l’alcolismo viene preso sottogamba nel cinema. Vinterberg lo sa e non a caso inserisce scene risibili per quanto realistiche.
Grattando la superficie però esce l’estrema sensibilità e durezza di un film che per certi aspetti sembra meno drammatico de Il sospetto ma che per altri lo è molto di più. Il problema dell’alcolismo può colpire chiunque, chiunque si può ridurre come i personaggi di questo film e, senza l’aiuto di qualcuno, può rischiare grosso. Inoltre la dipendenza danneggia anche chi ci vuole bene, esattamente come la depressione che è una delle prime cause di dipendenza.
Altre tematiche
Un altro giro ci mostra che per quanto forti abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci raccolga da terra quando cadiamo (in alcuni casi anche letteralmente). La forza di Un altro giro è proprio questo mettere il dito in una piaga aperta e estremamente diffusa ma non solo, infila la mano e gira nella ferita riuscendo a toccare gli aspetti più profondi della dipendenza da alcol. L’abbandono, la solitudine, la depressione, la disperazione, il sentirsi inutili, incapaci, tutto questo scatena nei protagonisti una serie di scelte sbagliate che nessuno riesce a correggere.
Correzione che scelgono di attuare tramite l’alcol e che inizialmente migliora le loro vite. Sono insegnanti più coinvolgenti, persone più attive. Eppure questo ha un prezzo, non si combattono i problemi con l’alcol, a volte basterebbe un aiuto professionale che purtroppo sembra ancora un grosso tabù nella nostra società.
Fotografia
Vinterberg utilizza toni plumbei nella fotografia di inizio film ma quando i quattro iniziano l’esperimento sembra tutto prendere dei colori più solari come se anche noi stessimo beneficiando della caduta dei freni inibitori e vedessimo tutto sotto una luce diversa. La domanda che ci pone Un altro giro però è questa: è davvero la luce giusta? L’alterazione sensoriale causata dall’alcol non è la realtà, la realtà è quel grigiume, quell’oscurità che vediamo a inizio film e con la quale dobbiamo fare i conti e imparare a convivere.
Realizzazione
Non c’è un elisir sebbene l’alcol che viene mostrato ci tenti, presentato in perfetti bicchieri ghiacciati pronti per essere bevuti. Vinterberg non a caso rende l’alcol accattivante, ci mostra che non siamo diversi dai protagonisti, che anche noi possiamo desiderare l’assaggio di quel vino o quel cocktail, non siamo un pubblico giudicante, siamo un pubblico partecipe. Gli attori sono un perfetto gruppo di amici ultra quarantenni, perfettamente credibili nei rispettivi ruoli. Su tutti spicca il grande Mads Mikkelsen che ancora una volta dimostra di essere un attore sopraffino. Il montaggio è perfetto e dà il giusto ritmo alla narrazione e la regia con macchina a mano e movimenti perfetti e simbolici dà una potenza espressiva ancora maggiore all’opera.
Conclusioni
Un altro giro è un film che non vi dovete perdere, capace di straziare nella sua realistica normalità, un dramma vero, duro e freddo, non un lacrima movie ma un film intenso e potente. Andate in sala e godete di un esempio di cinema di altissimo livello.
alla prossima
Lorenzo