“Mi piace dipingere, devo farlo. Sono sempre stato un pittore, lo so, perché non so fare nient’altro.”
Da mesi rimandavo la visione del film con Willem Dafoe. Un po’ per il tempo, un po’ perchè sapevo come sarebbero state le mie emozioni. Tutti hanno un punto debole, il mio è (e sarà sempre) Vincent Van Gogh. Sono innamorata di lui, delle sue opere, della sua vita. Guardare un film biografico significava quindi una cosa: lacrime a gogo.
L’altro ieri però, dopo le lezioni in università ho deciso finalmente di guardarlo, e ne sono rimasta estasiata.
Non solo il trucco dei personaggi fedelissimo alla realtà, ma anche il modo di riprendere alcune scene riesce a colpire. Il regista, attraverso una meravigliosa colonna sonora, ci permette di immedesimarci negli occhi del pittore e di vedere e sentire la natura, come da lui percepita e raccontata nelle sue lettere.
Trama
Il pittore Vincent van Gogh, dopo un’esperienza a Parigi, dove non ottiene la stessa fortuna che all’epoca avevano gli impressionisti, decide di recarsi ad Arles, paesino di campagna ideale per dipingere gli ampi paesaggi da lui amati. Gli abitanti però, lo considerano un pazzo e lo maltrattano provocando nel pittore dall’animo irrequieto reazioni impulsive. Durante i ricoveri in ospedale, il fratello minore Theo, unica persona che lo capisce e crede nelle sue doti, gli propone di farsi spedire i dipinti a Parigi, affinché li possa vendere. Le sue opere però non vengono apprezzate e Vincent continua a passare una vita da povero ad Arles. In seguito giunge ad Arles anche il pittore Gauguin, inizialmente amico e sostenitore di Vincent, ma poi sempre più in contrasto con quest’ultimo, a tal punto da abbandonare la “casa gialla” in cui i due vivevano e lavoravano. In seguito ad un’altra crisi emotiva, van Gogh si taglia un orecchio. Infine si reca in una chiesa e in un ospedale per cercare di riabilitarsi. Le scene sono state costruite su un’ovvia base di realtà, ma si tratta, di un approccio nuovo per quanto riguarda la regia e la sceneggiatura di un film su un artista: lo spettatore vedrà situazioni nelle quali Van Gogh avrebbe potuto trovarsi e sentirà parole che avrebbe potuto dire, ma di cui non si hanno testimonianze storiche.
Theo e Vincent
Il film riprende e mostra fedelmente l’amore tra Vincent e il fratello Theo. Potete saperne di più leggendo il mio articolo Le ultime lettere di Vincent Van Gogh al fratello Theo
Tra i due sappiamo esserci stato sempre un amore e affetto enorme che per tutta la loro vita non si è mai dissolto. Quando Vincent finisce per la prima volta in ospedale, il fratello giunge subito da Parigi per stargli vicino. Nel loro abbraccio si percepisce il legame fortissimo tra i due.
Credo sia stata proprio questa la scena che ho preferito in assoluto. Anni di amore espressi in un singolo abbraccio. Nonostante Theo sia un uomo sposato e in carriera, non smette mai di mettere i bisogni del fratello al primo posto, inviandogli aiuti economici e dimostrargli affetto nei momenti di crisi.
Vincent e Paul:
Il film analizza principalmente due relazioni: quella fraterna tra Theo e Vincent, e quella di amicizia tra Paul Gauguin. La loro amicizia sappiamo essere durata vari anni, come dimostrano gli scambi epistolari tra i due. Nel film la loro amicizia scatena quasi un attaccamento morboso nei confronti di Paul da parte di Van Gogh. I loro caratteri e le loro tecniche molto differenti li pongono spesso in una relazione di contrasto, che porterà al ritorno a Parigi di Gauguin e al crollo emotivo e psicotico di Vincent. In un gesto estremo egli si taglia infatti un orecchio e chiede che sia consegnato a Paul. E’ abbastanza chiaro che tra i due ci fosse molto di più di una semplice amicizia, almeno nell’idea di Vincent. Gauguin, dopo aver visto esposti dei dipinti di Van Gogh si rende conto di aver sbagliato il suo giudizio nei suoi confronti e si scusa tramite una lettera. Tuttavia i due non si rivedranno più. Paul sarà presente al funerale di Vincent.
Il libro scomparso:
Durante il suo soggiorno ad Arles, Vincent conosce una locandiera, con la quale spiega il suo amore per la lettura dei classici di Shakespeare. La donna, chiaramente poco colta, decide di donare a Vincent un libro mastro completamente bianco, che come si vedrà, il pittore si porterà dietro continuamente. Nel libro vi sono degli schizzi e disegni del pittore. Si vede che, alla fine del film, Vincent restituisce lenzuola di cui si era appropiato e il libro alla locanda. Scambiato per un semplice libro, viene inserito in un libreria insieme agli altri mastri. Prima dei titoli di coda, il regista ci tiene a far sapere che quel libro venne ritrovato 126 anni dopo la morte dell’artista. La locandiera non vide mai i disegni che Vincent le aveva lasciato.
with love
-Aurora