Titolo: Vox
Autore: Christina Dalcher
Genere: Distopico
Pagine: 414
Valutazione: ★★★
TRAMA:
Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere. Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto. Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi. Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne. Limite di 100 parole raggiunto.
COMMENTO:
Ho iniziato a leggere questo libro dopo averne sentito molto parlare e sinceramente mi aspettavo una storia un po’ più emozionante.
All’inizio l’ambientazione mi era piaciuta moltissimo e pensavo che il libro sarebbe stato all’altezza delle mie aspettative ma poi andando avanti mi sono accorta che mancava qualcosa.
Il mondo distopico creato dall’autrice mi è piaciuto moltissimo. È ricco di dettagli e il lettore riesce a vedere perfettamente come sarebbe vivere in quel mondo. Forse però l’autrice si è incentrata troppo nel descrivere come l’America sia tornata ad essere un mondo completamente maschilista, però peggio di quello che era nel passato. In questo mondo praticamente la donna conta meno di zero e per questo creano dei bracciali per dare un limite massimo di parole al giorno alle donne.
Certo più lo leggevo e più mi veniva il nervoso perché solo un pazzo può davvero credere che il mondo sarebbe perfetto se le donne se ne stanno zitte e buone a casa a badare ai bambini e a occuparsi della casa.
All’inizio non sopportavo la protagonista, però andando avanti mi sono resa conto che non è una donna perfetta. Anzi ha molti difetti e anche lei, come la maggior parte della gente, ha commesso errori e ha cercato sempre di sistemarli come meglio poteva.
Ho iniziato ad apprezzarla solo a metà storia, quando finalmente vediamo anche un altro lato di lei.
Anche la sua famiglia all’inizio mi sembravano tutti dei folli, poi ho capito che semplicemente si erano cercati di adattare alla situazione.
Steven era il ragazzo che più odiavo però anche lui poi sorprende, dimostra come fossero riusciti, tramite gli insegnamenti, a fargli una specie di lavaggio del cervello. Quando poi però le leggi vengono applicate a qualcuno a lui caro tutto cambia e riesce a capire quanto quel nuovo “mondo” sia sbagliato.
Come ho detto ho trovato la storia un po’ lenta e senza particolari colpi di scena.
C’è un po’ di azione verso la fine della storia ma è molto frettolosa e sinceramente il finale non mi è piaciuta. La spiegazione finale di quello che succede sinceramente non l’ho capita.
Se non fosse stato per il mondo dispotico creato dall’autrice che tocca temi molto importanti sinceramente questo libro non mi sarebbe piaciuto affatto.
Però i temi che affronta fanno riflettere molto e mette anche un po’ di ansia il pensiero che qualcuno possa pensare che un mondo del genere possa essere il migliore.
Ma soprattutto fa riflettere sul fatto che ognuno ha il diritto di scegliere come vivere la propria vita, nessuno dovrebbe costringere qualcuno ad essere qualcosa che non è.
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