Pazza è uno spettacolo portato in scena per la prima volta nel 1980 a Broadway. È stato riadattato nel 2024 per la regia di Fabrizio Coniglio; la produzione è del Teatro la Contrada di Trieste. La durata dello spettacolo è di 90 minuti.

Trama

Claudia, una squillo di lusso, viene accusata dell’omicidio di un anziano cliente e rischia venticinque anni di carcere. Pur di salvarla, la ricca famiglia si affida ad un valente legale per farla dichiarare incapace di intendere e di volere e farla internare in un istituto psichiatrico, dal quale potrà uscire dopo pochi anni. Ma la donna si sbarazza del legale pagato dai genitori e viene affidata a un avvocato d’ufficio, il quale intuisce – dietro il contegno ostico dell’indesiderata cliente – un’intelligenza acuta e la capacità di collaborare alla propria difesa. Claudia lo fa a prescindere da ogni possibile cavillo giudiziario, solo svelando dolorosamente, con disperata causticità, lo scabroso entroterra familiare nel quale è maturata la sua scelta di vita e le intollerabili pretese del cliente che scatenarono la sua micidiale reazione di difesa.

Cast

Vanessa Gravina, Nicola Rignanese, Fabrizio Coniglio, Davide Lorino, Paola Sambo e Maurizio Zacchigna

Commento

Un allestimento scenico semplice, un testo asciutto ma profondamente incisivo, un gruppo di attori che si muove in sintonia e restituisce una narrazione equilibrata che smonta le presunte certezze dello spettatore ad una ad una, tutto questo è Pazza.

La storia inizia all’interno del centro di igiene mentale in cui si trova Claudia (Vanessa Gravina) che viene raggiunta dall’avvocato che le è stato affidato d’ufficio (Nicola Rignanese) e che la accompagnerà durante tutto il processo, portando alla luce le verità scomode che la donna nasconde. Lo spettatore viene trascinato in un ritmo scandito ma non serrato che gli permette di arrivare alla conclusione in modo del tutto naturale ma non per questo privo di un forte impatto emotivo. Lo spettacolo mescola con grande sapienza toni più leggeri e toni più drammatici che arrivano al loro culmine nel momento in cui la verità diventa incontenibile e Claudia, grazie anche alla sensibilità e alla deduzione del suo avvocato, si ritrova a svelare tutto ciò che, per troppi anni, ha dovuto nascondere sotto al tappeto.

Le dinamiche tra i personaggi in scena e le motivazioni che ne muovono alcune azioni possono apparire nebulose in un primissimo momento ma il tutto si dirada in fretta e il quadro inizia a delinearsi senza difficoltà. In questo, la recitazione, i cambi di voce e di attitudine e la gestualità di Vanessa Gravina diventano perno attorno a cui lo spettatore – e l’avvocato – costruisce la sua idea della verità, addentrandosi nella mente di Claudia ed interpretando ciò che dice ma, soprattutto, ciò che non dice. Il tema della parola, assieme a quello dei pregiudizi e dei preconcetti, risulta essere centrale all’interno della narrazione e porta lo spettatore a riflettere sull’importanza che assume un gesto o una parola nella vita di tutti i giorni. La lucidità quasi disperata con cui Claudia si rivela agli occhi di chi guarda, in particolar modo in un determinato punto della rappresentazione, diventa spiazzante, seppur immaginabile, e risulta impossibile negare gli applausi a scena aperta alla sua interprete. Applausi anche per l’interpretazione di Nicola Rignanese e per l’alchimia che si viene a creare tra assistita ed avvocato: il momento di maggiore vicinanza tra i due restituisce tutto il dolore e tutta la gratitudine che animano entrambi.

Uno spettacolo che tutt’oggi risulta profondamente attuale e diventa tramite per parlare, in modo più generale, di violenza, di soprusi e scelte. Pazza è un concentrato di emozioni che travolge lo spettatore e lo lascia inevitabilmente scosso. La scena finale è la perfetta conclusione – in parte dolceamara, sicuramente liberatoria – di un viaggio che merita di essere vissuto dal primo all’ultimo momento.

Written by

Ilaria

Sono una studentessa universitaria appassionata di teatro e di recitazione in generale ma anche di tennis.